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A Lu al Museo San Giacomo

La crociera, il nuovo marchio Bcube alla Triennale, impaginazione... Così capitiamo a Lu dopo tanti inviti solo sabato scorso (8 febbraio, ndr) , tra le nuvole, in una delle giornate più fredde e ventose dell’anno... Pazienza, l’atmosfera è calda al Museo San Giacomo al centro del piccolo ma vivace paese dove ci ricevono Lorena Palmieri (responsabile del Museo) e Gino Forni (Amici di San Giacomo, benemerito sodalizio presieduto da Leo Rota, cui va anche il merito di un prezioso ciclo musicale con il pianista Sergio Marchegiani). Siamo qui in primis per per la mostra di quadri del pittore Luigi Onetti (fino al 13 aprile, orari: sabato 14.30-18 e domenica 10-12.30, questo sabato e domenica apertura gratuita per la Giornata dei Musei ecclesiastici). Tra i dipinti quattro donazioni dei pronipoti del pittore: la famiglia Ghiotti di Saluzzo. Risolte grane assicurative arriveranno venerdì anche due quadri imprestati dal Comune sono: Ritratto di giovane uomo, olio su tela del 1928 e Ritratto di gentiluomo, olio su tela dei primi del Novecento. Sulla scrivania all’ingresso campeggiano la rivista “Oltre” e il catalogo della mostra realizzata nel 2003, a 35 anni dalla scomparsa, dalla Galleria d’Arte La Finestrella di Canelli. Sempre all’ingresso sono appese le fotografie della statua lignea di Sant’Antonio col Bambino quasi un amichevole omaggio alla restauratrice Elisabetta Telaro, recentemente scomparsa. Interessante il contenuto delle vetrinette che vediamo per la prima volta: un calice retto da una mano staccata (accanto la statua di San Biagio con la mano rifatta), il cilicio del beato Filippo Rinaldi, l’ostensorio ambrosiano del XVII secolo, le monete romane trovate a San Giovanni di Mediliano, importate edificio sacro in valle. Gino Forni racconta delle tre chiese che stavano crollando, poi restaurate e di tanti oggetti esposti trovati nei sottotetti tra i detriti, insomma un salvataggio in extremis. Breve sosta davanti al San Carlo Borromeo di Pietro Paolo Boffa, nipote dell’Alberini, parte del trittico proveniente da San Giovanni di Mediliano, con stemma di un quadrupede rampante, forse da identificare con un cane. Poi un Sant’Antonio da Padova col Bambino della Bottega genovese di Domenico Piola. Una curiosità scoperta da Leo Rota: un dipinto analogo attribuito allo stesso pittore si conserva nei depositi del Brooklyn Museum di New York. Ammiriamo anche una Madonna col Bambino coi santi Rocco e Defendente di Orsola Caccia, bello il particolare della pagnotta di pane morsicato; la Presentazione al Tempio del Serra di Calliano con figure che riprendono la scuola del Giovenone. Molto interessante una stauroteca in argento con lo stemma dei Bobba. Tappa davanti all’abito su un manichino dei canonici di Lu, e qui il discorso passa ai “Canonici di Lu” del Guala in deposito al Museo civico di Casale. Sta per partire la richiesta da parte della parrocchia di Lu (proprietaria del famoso dipinto) alla Soprintendenza, che dovrà decidere in merito alla restituzione dell’opera sulla base della sicurezza, degli impianti antincendio e antifurto. C’è anche una legge che invita a conservare in loco le opere d’arte. Potrebbe essere esposto nella sala del Caccia. Usciamo soddisfatti dal Museo con il catalogo “I dipinti e le sculture lignee delle chiese di Lu” curato da Lorena Palmieri e pubblicato dall’Associazione Culturale San Giacomo di Lu. Ci trasferiamo in via Luigi Onetti, approfittiamo per visitare la sacrestia della chiesa di San Nazzaro, restaurata dai fratelli Tizzani, campeggia uno splendido mobile da sacrestia appena riportato a nuova vita da Michele Scaggioni di Torino. Sosta alla cappella dei Bobba, con la tela del pittore valenzano Giovanni Domenico Marziano raffigurante Sant’Agata tra Santa Lucia e Santa Apollonia, ai lati gli stemmi della famiglia. L’itinerario si chiude giustamente cinquanta metri più a valle di fronte alla casa natale di Onetti, meglio quello che ne resta dopo un incendio e il rifacimento, ma una lapide sarebbe da mettere ugualmente. Luigi Onetti, pittore e poeta Accanto al campanile della chiesa della Trinità, al n. 16 dell’antica via Prevostura (oggi via Luigi Onetti), nasceva Luigi Carlo Gerolamo. La famiglia, formata dal padre Vincenzo medico e dalla madre Teodolinda Robecchi, benestante, si trasferisce ben presto nel Borgo Nuovo di Torino (oggi San Salvario), poco distante dalla residenza dei parenti, tra cui l’omonimo zio Luigi Onetti, fondatore del giornale satirico “Il ficanaso” e autore di alcuni romanzi storici. Risale al 1892 l’esordio del giovane studente liceale del R. Liceo Ginnasio Gioberti alla Società Promotrice di Belle Arti torinese, dove si presenta per la prima volta Giuseppe Pellizza da Volpedo, di cui in seguito ha condiviso l’amicizia e la militanza politica. A ridosso degli studi all’Accademia Albertina, nel 1898 ottiene il Gran Premio della Stampa all’Esposizione Nazionale di Torino con “Il pazzo”, un quadro che raffigura un malato di mente intento a tagliuzzare fogli di carta per realizzare animaletti, davanti a un anziano seduto e due donne in piedi che si abbracciano ed esprimono col pianto il loro straziante dolore. Nello stesso anno Luigi Onetti dipinge “u Tunè”, il ritratto di Antonio, il giovane panettiere di Lu donato nel 2002 dalla figlia Mariuccia Canepari ed esposto in mostra. Nel 1902, sempre alla Promotrice torinese Onetti presenta il trittico “La vita (L’amore - Il lavoro - Il dolore)” realizzato nel paese natale con alcuni contadini scelti come modelli. Un’opera classificatasi al primo posto nel referendum fra il pubblico dei visitatori indetto dall’Associazione della Stampa Subalpina per il miglior lavoro di un giovane artista, mentre il “Quarto Stato”, esposto per la prima volta, non ottenne alcun riconoscimento. Nel 1909 vince il concorso per il posto di insegnante di figura all’Accademia Albertina. Sono gli anni in cui il pittore monferrino esegue a Lu affreschi di soggetti religiosi nelle chiese di San Giacomo, Santa Maria Nuova e San Biagio. Due anni dopo gli sono commissionati dall’Industria Italiana dello Zucchero 8 dipinti di grandi dimensioni per l’Esposizione Mondiale di Torino ispirati al tema a lui congeniale del lavoro nei campi, in particolare la coltivazione delle bietole. Di grande importanza la decorazione pittorica esterna della Camera del Lavoro di Torino, persa per sempre nell’incendio appiccato dai fascisti nell’ottobre 1922, insieme ai tre grandi quadri “La bufera, Il lavoro, La fatica” esposti nel salone. Tra i ritratti si distinguono quello stupendo della moglie Giacinta Chiotti, che vinse a Monza il premio più importante (1902), e quelli della madre Linda Robecchi e del padre Vincenzo, ricordati dagli studiosi tra le prove migliori dell’artista per la resa pittorica minuziosa e l’attenta indagine psicologica. Meno nota la sua attività letteraria. Come poeta dialettale pubblica nel 1959 presso la tipografia l’Impronta dell’amico mazziniano Terenzio Grandi (Valenza Po 1884 - Torino 1981), il libro di poesie “Per passé un po’ d’ temp”, seguito dai volumetti “Pensieri personali” e “Poemetto in tre tempi”. Scomparso ultranovantenne, nel 1968, a Villanova Solaro, in provincia di Cuneo, Luigi Onetti riposa nel cimitero di Lu accanto alla moglie mancata tre giorni prima.

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Marco Imarisio

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