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  • 24 giugno 2008
  • Casale Monferrato

Carlo Evasio Soliva: da Casale una lunga carriera di musicista europeo

Da Casale Monferrato, dov'era nato il 27 novembre 1791, Carlo Evasio Soliva intraprese una lunga carriera di musicista, realizzando un'opera di successo, "La testa di bronzo", rappresentata alla Scala e di cui ci riferisce Stendhal; visse a Varsavia, San Pietroburgo e Parigi, dove fu assai apprezzato come musicista; compose importanti opere, tra le quali spicca la stesura di un Trio dedicato a Beethoven, che lo ringraziò con una missiva, cosa rara per il Maestro, e con un hommage - ancora più raro - scrivendo per Soliva il canone «Te solo adoro». La vita del musicista di Casale si concluse a Parigi, allora la capitale della cultura europea. Soliva morì a Parigi il 20 dicembre 1853. Fu sepolto nel cimitero vip della città, il Père-Lachaise, dove otto anni fa, chi scrive, ritrovò la sua tomba. Altri luoghi da me visitati nella ricerca su Soliva e la Polonia a Parigi sono stati: l'Université de Paris I, in particolare il Centre de recherche d'histoire des Slaves, l'Université de Paris IV, con il suo Centre de civilisation polonaise, il Cimetière de Montmartre (dove è sepolto Stendhal e moltissimi esuli polacchi dell'Ottocento), la Bibliotheque Polonaise nel quai d'Orléans e l'Institut Polonaise in Rue Jean Goujon, solo per citare i siti principali della mia indagine storica. Una peregrinazione nel passato certo insolita ma davvero utile per conoscere Soliva. A Parigi, tra i luoghi citati, è tuttavia il Père-Lachaise, il sito di maggior interesse per iniziare la ricerca su Soliva e la Polonia. Il cimitero di Parigi è dedicato al confessore del «Roi-Soleil», François d'Aix de la Chaize (o La Chaise), che visse tra il 1624 e il 1709. Oggi il cimitero di Père-Lachaise è una galleria del secolo romantico e del Novecento: troviamo, citando in disordine e per personale simpatia, i sepolcri di Eugène Delacroix, Honoré de Balzac, Marcel Proust e Oscar Wilde. La sepoltura di Soliva al cimitero di Père-Lachaise è un particolare non secondario per chi studia il musicista di Casale Monferrato: ci consente di comprendere meglio i legami che Soliva ebbe con la Polonia. Soliva, infatti, è sepolto insieme alla moglie polacca, la cantante Marie Kralewska. Inoltre, nello stesso cimitero è sepolto il grande musicista polacco Chopin, amico, discepolo e ammiratore di Soliva. A Père-Lachaise, lungo un sentiero muscoso, coperto da una volta di rami gelidi, che scende, come la via dell'oblio, tra i monumenti in rovina c'è la tomba di Luigi Cherubini, coronata da un'urna con un serpente attorcigliato intorno al piede. Vicino, quella di Chopin, con un rilievo ovale in marmo e una piccola musa di marmo bianco che fu realizzata da Clesinger, il genero di George Sand. Particolare la vicinanza di questi musicisti: Chopin fu il discepolo di Soliva; Cherubini viene da alcuni accostato al casalese quando si parla di musica sacra, poiché Soliva attinse dal fiorentino nel rigoroso contrappuntismo (anche se a noi pare differente, e tuttavia le opere sacre valsero a Soliva la nomina a membro onorario dell'Accademia di S. Cecilia a Roma). A Père-Lachaise sono sepolti anche altri musicisti come Bellini, Rossini, Poulenc e Bizet. La tomba di Soliva si trova in una zona del camposanto lugubre e splendida al tempo stesso: la «13ème division». In quel settore del cimitero sono sepolti molti artisti, le cui tombe in maggioranza sono miseri ruderi. Il sepolcro, assai grande, ha un'importanza notevole, poiché oltre a fornirci, nelle varie iscrizioni, notizie sul compositore, sulle opere musicali, sugli scritti (su tre lati della tomba), conserva, oltre alle spoglie di Soliva e della moglie polacca, morta nel 1883, quelle dei figli Napoleone Soliva, nato a Varsavia e morto a Parigi quattordicenne; Jean (Giovanni), morto nel 1905; Louis, morto nel 1868; di Auréle, morta nel 1871; personaggi che necessitano di una ricerca: Wilhelmine Rogalska, Marie Bugnet, Daniet Fralowicz. Camminando lungo il viale che porta alla tomba di Soliva, s'incontra la piccola lapide d'Ignaz-Joseph Pleyel, compositore e fondatore dell'omonima fabbrica di pianoforti. A Parigi, nel gennaio 1830, inaugurò una sala di concerti, nella quale si esibirono i maggiori artisti dell'epoca, tra cui i pianisti Kalkbrenner, Moscheles, Field, Chopin, Osborne, Herz e Hiller, i cantanti Adolphe Nourrit e la Damoreau. Pleyel morì a Parigi nel 1831. In tempi recenti il comune austriaco di Ruppersthal, dove egli nacque il 18 giugno 1757, ha voluto onorare la sua memoria compiendo un piccolo intervento. Al posto della vetusta e ormai invisibile pietra sepolcrale, è stata posta una moderna lastra di marmo, con la semplice iscrizione: "né à Rupperstahl (Autriche) 1757". Appoggiato alla pietra tombale c'è un drappo con i colori della bandiera austriaca. Arrivando alla tomba del casalese è normale pensare ad un'emulazione dell'atto civile realizzato dal piccolo comune della Bassa Austria, infatti sulla tomba di Soliva le iscrizioni incise sulla pietra sepolcrale sono poco visibili. Sarebbe auspicabile un restauro o l'aggiunta di una nuova lastra commemorativa. Con un piccolo intervento si potrebbe valorizzare, dopo più di un secolo di dimenticanze, la storia di cui è stato protagonista Soliva. La sua vita fu un esempio di grande volontà di indipendenza (si segnalò come un instancabile lavoratore e organizzatore, viaggiò per conoscere ma anche per trovare e conquistare una salda posizione economica e sociale) e di curiosità intellettuale (si cimentò in vari generi musicali, non accontentandosi dei successi raggiunti). Soliva era un artista autonomo e padrone di sé; fu molto probabilmente per questa ragione che molti artisti della sua epoca, spesso non indipendenti economicamente, lo ammirarono anche e soprattutto come uomo. L'essere un artista indipendente gli consentì di muoversi in Europa con estrema disinvoltura, riuscendo a trascorrere lunghi periodi in vere e proprie capitali della musica europea nell'epoca del Romanticismo. Considerando l'ammirazione di chi direttamente lo conobbe come Chopin, Glinka e George Sand, si può immaginare che chi ebbe la ventura di avvicinare questo uomo si accorgesse immediatamente di un'energia non comune, un ricco talento naturale, che gli consentì infatti di trionfare alla Scala a soli venticinque anni. Soliva, inoltre, fu il musicista più importante sulla scena polacca negli anni in cui Chopin era l'amato pianista di Varsavia; fu l'artista più influente alla corte dello Zar Nicola I, tanto da essere il maestro della zarina, la principessa di Prusssia Carlotta, che prese in Russia il nome di Alessandra Fedorovna; infine, a Parigi, fu l'ammirato uomo nel salotto di una delle più grandi scrittrici romantiche, la sensibile e coraggiosa George Sand, la più singolare figura di letterata dell'Ottocento, che tra l'altro poteva vantare un avo prestigioso: Augusto II, re di Polonia. George Sand in una lettera del 1850 ricorda Soliva come «un homme solide, un artiste fin et passionné». Ricordando i legami che Soliva ebbe con la Polonia osserviamo che il casalese visse una decina d'anni a Varsavia, dal 1821 fino al 1832, quando ricevette la carica di direttore dell'opera a San Pietroburgo. SITUAZIONE DELLA POLONIA ALL'EPOCA DI SOLIVA. Per capire la situazione della Polonia ai primi dell'Ottocento occorre risalire all'epoca napoleonica. Vi ricordate come inizia «Guerra e Pace» di Tolstoj? Da « Guerra e Pace »: "Eh bien, mon Prince, Gênes et Lucques ne sont plus que des apanages, delle proprietà, de la famille Buonaparte. (...) Così diceva nel luglio del 1805 la ben nota Anna Pàvlovna...". Questo è l'incipit di Tolstoj. Napoleone era chiamato dai legittimisti d'Europa "Buonaparte" e non Bonaparte: per sottolineare l'origine italiana e il fatto che in Francia era un vero intruso. C'è da scommettere che allora in Europa erano molti in sintonia con la "ben nota Anna Pàvlovna" a proposito di Napoleone, "cet Antichrist", che aveva 35 anni. Quali erano i desideri di Napoleone all'apice della gloria? Sicuramente fermare il primo nemico: l'Inghilterra. Il destino gli voltò le spalle. "L'Anticristo" fu fermato da un vero demonio: Lord Nelson. Il 21 ottobre 1805, al largo di Trafalgar, i Royal Marines annientarono in poche ore la flotta imperiale, che avrebbe dovuto invadere l'Inghilterra. Nelson, il loro coraggioso comandante, vi trovò la morte e con essa la gloria, strappandola al suo acerrimo nemico. Dopo Trafalgar, l'Europa era ancora in guerra. Napoleone combattè altre battaglie contro la IV Coalizione europea; battuta la Prussia a Jena (1806), Napoleone affrontò quello che rimaneva dei prussiani e dei russi, nei pressi di Koenigsberg, nella battaglia di Friedland (combattuta il 14 giugno 1807, nel giorno della vittoria di Marengo). Quella battaglia fu una completa disfatta per i russi e i prussiani. Si giunse così alla pace di Tilsit (8 luglio 1807). Napoleone si era accordato con lo zar Alessandro prima, nell'incontro segreto su una zattera alla deriva sul fiume Niemen. Bonaparte mirava a farsi un alleato contro l'Inghilterra; restituiva al re di Prussia le province polacche dello Stato prussiano e formò il Granducato di Varsavia, che diede a Federico Augusto di Sassonia. Il Granducato di Varsavia s'ingrandì nel 1809 (Pace di Vienna) con le regioni occupate dall'Austria nella terza spartizione della Polonia. Con il trattato di Tilsit si profilò la divisione delle sfere di influenza: Napoleone otteneva mano libera in Occidente contro l'Inghilterra e vedeva scomparire l'influenza russa nel Mediterraneo; ad Alessandro veniva concessa la stessa libertà in Oriente e verso la Finlandia. Durò poco! La Francia di Napoleone era ancora in guerra nel 1812. Napoleone, nella sua guerra contro la Russia, trovò un fedele alleato nel giovane Stato polacco. La Polonia, sollevatasi contro i russi e proclamata nella Dieta straordinaria di Varsavia la propria integrale ricostituzione, gli fornì un corpo di milizie, comandate dal valoroso Jozef Poniatowski, nipote del re omonimo, le quali lasciarono quasi tutte la vita nella famosa ritirata da Mosca. Al Congresso di Vienna l'orgoglio polacco fu duramente punito dai russi: lo zar ottenne la maggior parte della Polonia (salvo la Posnania, rimasta alla Prussia, e Cracovia e la Galizia, tornate all'Austria) promettendo di costituirla in regno distinto, con un'amministrazione sua propria. Infatti lo zar Alessandro, che aveva ora il titolo di re di Polonia, accordò una Costituzione (25 novembre 1815) con l'uso della lingua polacca, ma ben presto si vide trattarsi di concessioni affatto illusorie, poiché lo zar nomino vicerè di Polonia un russo e aggiunse al consiglio dei ministri un suo plenipotenziario, che, intervenendo alle sedute ministeriali e parlando in nome dello zar, aveva praticamente in mano la direzione dello Stato. Allorché poi Alessandro s'accorse che lo spirito rivoluzionario (tenuto vivo soprattutto dalle idee liberali irradiate dalle università di Cracovia, Vilna e da quella di Varsavia, appena fondata nel 1816) faceva in Polonia rapidi progressi, soppresse la libertà di stampa, istituì tribunali eccezionali, e perché la Dieta protestò contro tali arbitri, egli la sospese per quattro anni. Soliva arrivò in Polonia proprio nel momento in cui era più severa la repressione russa nei confronti del nazionalismo polacco. In Polonia, Soliva strinse amicizia con il giovane Chopin, nato nel 1810. Questo rapporto durerà anche negli anni trascorsi a Parigi. In Polonia esso culminò nella collaborazione, in veste direttoriale di Soliva, per la première dello chopiniano Primo «Concerto per pianoforte e orchestra in mi minore op. 11». Nell'occasione Chopin sedeva alla tastiera. Il fatto accadde il giorno 11 ottobre 1830; fu per Chopin il concerto d'addio: il 2 novembre lasciò per sempre la sua patria. Oltre al «Concerto n. 1», Soliva diresse un'altra opera di Chopin: la «Fantasia in la maggiore su temi polacchi op. 13». La Gladkowska cantò la cavatina da «La donna del lago» di Rossini, si esibì la cantante Wolkow, fu eseguita una sinfonia di Görner e l'ouverture dal «Guglielmo Tell» di Rossini. Soliva era cosciente del significato storico di quel concerto e già dopo la prova con l'orchestra aveva comunicato a Chopin la sua opinione sulla terza parte del Concerto, dichiarando profeticamente: "il vous fait beaucoup d'honneur". Chopin, dopo il concerto, scrisse: «Se Soliva non si fosse portato le mie partiture a casa, non le avesse scorte e non avesse diretto in modo tale che non potevo correre a rompicollo, non so come sarebbe andata ieri; ma ha sempre saputo tenerci tutti, e ti dico che non mi era accaduto di suonare con l'orchestra con tanta calma». La data dell'ultimo concerto di Chopin in patria segue un lungo periodo di rivoluzioni: dopo quella del luglio 1830 in Francia e quella immediatamente successiva del Belgio, entrambe riuscite, la Polonia fu incoraggiata a sollevarsi per spezzare il giogo russo (diventato ancora più insopportabile dopo l'avvento di Nicola I, fratello di Alessandro). La sera del 20 novembre 1830 alcuni giovani irruppero nel palazzo vicereale di Varsavia, cercando di uccidere il granduca Costantino, fratello dello zar, che a stento poté scampare; fu proclamata l'indipendenza nazionale e in breve tutta la città fu in armi, portando al potere il generale Clopicki, che aveva militato sotto Napoleone. Nel 1831 i russi invasero la Polonia; Varsavia cadde il 6 settembre. All'estero si formarono piccoli gruppi di esuli polacchi: a Parigi si costituì la Società democratica; a Berna la Giovane Polonia, affiliata alla Giovine Europa. La Polonia ridiventò provincia russa. Ora facciamo un passo indietro, ricordando il grande successo di Soliva a Milano, che decise la sua fortuna in Europa. In Polonia, infatti, Soliva fu chiamato proprio grazie al favore che godeva allora la musica italiana, soprattutto l'opera. Concludiamo ricordando le parole di Stendhal, che scrisse, dopo aver compiuto la solita corsa al teatro alla Scala per rivedere l'opera La testa di bronzo: «M. Soliva, élevé au Conservatoire, fondé ici par le prince Eugène, a vingt-cinq ans. Sa musique est la plus ferme, la plus enflammée, la plus dramatique que j'aie entendue de ma vie». Questo brano di Marie-Henri Beyle è importante per capire la fortuna che Soliva ebbe tra i suoi contemporanei. Grazie a Stendhal, «briseur d'idoles»A, oggi conosciamo Carlo Evasio Soliva, un musicista che ingiustamente occupa nella galleria dell'Ottocento un posto marginale: il suo ritratto è quasi sconosciuto, posto nel cono d'ombra che Gioachino Rossini ha creato - con la sua posizione rivoluzionaria - nella storia della musica. Se non fosse esistito lo scrittore francese e quindi quella sua bellissima scrittura fluente, che conquista molti lettori, non si sarebbe giunti a ricordare "il nostro casalasco Soliva", per dirla alla maniera del suo concittadino Carlo Vidua, che assistette pure lui alle sue opere alla Scala. Le pagine dedicate a Soliva da Stendhal sono tra le più tipiche dello scrittore, rispecchiano quel pensiero commosso che conserva la freschezza di vita e di colore della farfalla appena sbocciata, colta dal collezionista al suo uscire dalla crisalide. Da qui quel particolare tono di brio, d'impetuoso, di nonconformista, di subitaneo e di nudo che sempre c'incanta nel suo stile. Per questo motivo rimaniamo conquistati dalla figura che Stendhal descrive come "malandata", propria del tipico uomo di genio: «Ce petit Soliva a la figure chétive d'un homme de génie». L'ammiratore di Stendhal non può che iniziare a voler conoscere quel "petit Soliva". E tuttavia, ancora oggi, Soliva rimane un piacere per happy few. Forse è giunto il momento di dedicargli una biografia. Io sono pronto, c'è un editore? Roberto Coaloa FOTO. La tomba di Chopin (nel lancio quella di Soliva)

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