Anteprima del film di Giuseppe Varlotta, "Zoè", girato nel Monferrato
C’erano molti monferrini e casalesi a vedere l ad Asti, al cinema Splendor, l’anteprima del film di Giuseppe Varlotta, "Zoè". Un film girato nel Monferrato e che racconta, poeticamente, la Resistenza.
"Zoè" esce tra l'altro insieme a altri film ambientati nella Resistenza, "Miracolo a Sant'Anna" di Spike Lee e "Sangue dei vinti" tratto dal libro di Gianpaolo Pansa.
Il film "Zoè" è un lavoro di grande qualità stilistica (bellissima la fotografia, eccezionale la prova della giovane protagonista Monica Mana, affiancata dal bravissimo Francesco Baccini, convincente come attore, e Bebo Storti, Serena Grandi, Andrea G. Pinketts e Antonio Catalano).
Varlotta racconta la Resistenza con un lavoro di ricerca durato tre anni, soprattutto raccogliendo fonti orali. Il film è girato in Piemonte, nei luoghi in cui ci furono i rastrellamenti nazi-fascisti tra il 1943-45. Varlotta ha il merito di mostrare gli scheletri che ancorano vagano nelle province di Alessandria, Asti, Cuneo e Novara: a distanza di sessant'anni si ha la netta impressione che in quei luoghi la guerra ha lasciato un segno, un'eco del passato straziante. Nel film di Varlotta si vedono delle immagini suggestive di Lu, Grazzano Badoglio, Casorzo e Camagna.
Il film di Spike Lee parte da un romanzo di McBride (pubblicato in Italia da Rizzoli).
Spike Lee regala una storia, una delle tante. Da artista inventa, e dove può ci inserisce i colori del mito. Con questa semplice operazione Spike Lee si libera della tradizione bianca del cinema a stelle e strisce e inserisce nella grande Storia del Novecento gli afroamericani, che nella "storia" di Lee sono i protagonisti...
Se il cinema è un'arte però si pretende dal grande Spike Lee qualcosa di meglio. Se il regista volesse cimentarsi nuovamente con la storia, quella partigiana, gli consiglio un libro più serio per costruire una trama da film. Si tratta di Aria di libertà. Storia di un partigiano bambino di Federico Fornaro. Pubblicato nel settembre 2008 da "Le Mani-Isral", Aria di libertà è uno studio importante che ci fa capire che in una guerra esistono dei valori, come la libertà, che devono essere sempre difesi.
L’arte cinematografica consente di raccontare le storie. Un regista che le affronti deve sforzarsi di capire, comprendere sine ira et studio i fatti del passato.
Spike Lee ha fatto un’operazione non storica. Giuseppe Varlotta, invece, ha saputo raccontare con sensibilità e intelligenza un doloroso passato, senza naufragare nei perniciosi lidi del "cinema di poesia".
Roberto Coaloa