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Le associazioni orafe chiedono l'innalzamento della soglia di mille euro della normativa antireciglaggio

Le associazioni imprenditoriali aderenti a Cna, Confapi, Confartigianato, Confcommercio e Confindustria in rappresentanza del settore orafo e argentiero italiano hanno presentato di recente una proposta di modifica della normativa antiriciclaggio con l’intento di elevare la soglia di utilizzo dei contanti, in modo particolare a beneficio di quelle realtà imprenditoriali e commerciali che trattano soprattutto con clienti stranieri, mantenendo in ogni caso l’obbligo di tracciabilità. I massimi rappresentanti del comparto, che conta quasi 50.000 imprese e oltre 6,5 miliardi di fatturato annuo, a seguito dell’abbassamento del limite di utilizzo del contante sotto i mille euro stabilito con il decreto Salva Italia, si sono trovati d’accordo nel sottoscrivere un documento inviato al Presidente del Consiglio Mario Monti in cui è stata proposta una modifica della normativa antiriciclaggio che, senza mettere in discussione il condiviso e prioritario obiettivo del contrasto al fenomeno del riciclaggio e, indirettamente, all’evasione fiscale, consenta un più ampio utilizzo del contante nelle transazioni commerciali. La proposta porta la firma dei presidenti delle Federazioni rappresentative della categoria: Luciano Bigazzi per Confartigianato Orafi, Aurelio Franchi per Cna Sezione Orafi, Maurizio Colombo per Confapi UnionOrafi, Giuseppe Aquilino per Confcommercio Imprese per l’Italia Federdettaglianti Orafi, Licia Mattioli per Confindustria Federorafi. «Eravamo consci - dichiara Giuseppe Aquilino - all’indomani dell’entrata in vigore del provvedimento che tale limitazione avrebbe disorientato la clientela, soprattutto estera, delle nostre attività ma abbiamo preferito verificare concretamente le conseguenze che ne sono derivate. È emerso un forte disagio, in particolare nelle operazioni rivolte a cittadini stranieri che richiedono il pagamento in denaro contante ben oltre la soglia consentita». Pertanto si è proposta la possibilità, per il cliente straniero, di saldare il pagamento con denaro contante a fronte del rilascio, da parte del commerciante, di una fattura contenente gli estremi identificativi. Si tratta di una soluzione già in essere per i cittadini extra europei sugli acquisti fatti nei paesi della Comunità dove è prevista l’esenzione o il rimborso dell’Iva a fronte della restituzione della fattura vidimata dalla Dogana del Paese Europeo di uscita già contenente gli estremi del passaporto del viaggiatore. «Molti operatori - recita una nota di ConfCommercio Federdettaglianti Orafi - che svolgono la propria attività specialmente nelle zone di confine, assistono da tempo ad una migrazione di potenziali clienti verso paesi che prevedono condizioni di vendita più semplici delle nostre, in particolare per quanto riguarda vendite di importi pari o superiori ai 3.600 euro. La vigente normativa antiriciclaggio appare incoerente laddove, da un lato consente ai soggetti non residenti in Italia di portare al seguito contante anche per importi significativi, salvo l’obbligo di dichiarazione in dogana per importi superiori a 10 mila euro e, dall’altro, vieta l’utilizzo delle somme regolarmente introdotte in Italia per effettuare pagamenti in contanti per importi superiori a mille euro. Si tratterebbe di una soluzione che, senza compromettere le indispensabili esigenze di controllo del nostro Paese, consentirebbe di non penalizzare il commercio incentivato dal turismo».

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Emanuela Pastorelli

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