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All'Ecomuseo

“Infernot, cavità artificiali urbane e cave abbandonate nel Monferrato casalese”

Alfredo Frixa e Paolo Sassone hanno illustrato la ricerca realizzata con Donata Violante

Da quando il Monferrato, insieme a Langhe e Roero, è stato riconosciuto Patrimonio Unesco per il suo singolare Paesaggio Vitivinicolo indissolubilmente legato all’esclusività degli infernot, rinnovate sono state le occasioni di studio, ricerca e valorizzazione della Pietra da Cantoni.

Non si può parlare di Infernot, senza parlare di Pietra da Cantoni e, a stretto giro, evocare la storia della civiltà contadina monferrina, riportando alla mente le originali architetture vernacolari che li disegnano. Parlare di Infernot, poi, significa anche parlare di cultura e di tradizioni, di socialità e anche di scienza e geologia, quest’ultima, argomento centrale del convegno promosso domenica 27 settembre nella sede della Fondazione Ecomuseo Pietra da Cantoni di Cella Monte, in occasione dell’evento Preia.

A relazionare in merito a “Infernot, cavità artificiali urbane e cave abbandonate nel Monferrato casalese” sono stati il geologo e sedimentologo Alfredo Frixa e il geologo Paolo Sassone, illustrando un estratto della recente ricerca realizzata con la micropaleontologa afferente all’Università di Torino Donata Violante e promossa da Ispra e Sigea. Ricerca, per altro, presentata lo scorso gennaio al Roma al Convegno “Cavità sotterranee o nascoste sotto al tessuto urbano”, di prossima pubblicazione sulle Memorie descrittive della Carta Geologica d’Italia Ispra.

In particolare, sono stati illustrati gli studi effettuati nel Basso Monferrato, tra le provincie di Alessandria e Asti, per distinguere, per la prima volta dal punto di vista geologico, le diverse tipologie degli infernot. Più precisamente, se la forbice riferita all’epoca di costruzione degli Infernot risulta nota e piuttosto circoscritta, l’epoca geologica riferita alle pietre dalle quali sono stati ricavati, invece, può attraversare fino a 30 milioni di anni.

Tante e diverse le età degli Infernot, raggruppate in tre principali epoche geologiche: «Attualmente, i terreni nei quali sono stati scavati gli infernot vengono spesso attribuiti alla Pietra da Cantoni (Burdigaliano-Langhiano)” ha spiegato Frixia, “in realtà, numerosi infernot sono scavati in terreni oligocenici (Formazione di Cardona) o pliocenici (Argille Azzurre e Sabbie di Asti). L’importanza degli infernot è che, in assenza di cave aperte e di affioramenti continui, possono permettere di entrare in fondi marini di età geologiche diverse, variabili da 30 a 3 milioni di anni fa circa, e di avere anche una visione tridimensionale dei fondi marini del passato. Questo è importante per poter ricostruire più perfettamente la storia geologica delle colline del Monferrato. Inoltre, il turista può essere indirizzato in un viaggio nel tempo attraverso le diverse tipologie geologiche, semplicemente visitando gli infernot nei diversi paesi monferrini».

Supportato da slide, Frixa ha così mostrato i vari paleoambienti visibili negli infernot, dai delta oligocenici della Formazione Cardona agli ambienti tropicali della Pietra da Cantoni, fino alle spiagge sabbiose plioceniche delle Argille Azzurre e delle Sabbie di Asti. L’esposizione ha altresì permesso un confronto tra i principali tipi di cantoni prelevati dalle varie unità geologiche. Le datazioni dei vari terreni, basate sui microfossili visibili al microscopio, sono state condotte da Donata Violanti. «L’analisi - ha sottolineato il geologo - ha anche permesso di dare indicazione sulle profondità del mare, nei diversi ambienti marini studiati».  

Sassone, infine, ha trattato dei lavori geotecnici sulle cave dismesse e sugli infernot, illustrando le azioni di censimento, i rilievi dei vuoti e le proposte di monitoraggio, ma anche ponendo in evidenza gli interventi su situazioni di criticità geostatica (tra le cause di alterazione degli equilibri geostatici ci sono: il bosco che avanza, la non gestione delle acque e le mutazioni climatiche), e i geositi “mortificati” per mano dell’uomo, per concludere con la descrizione delle nuove acquisizioni di ipogei scavati nella Pietra da Cantoni e dell’antica ghiacciaia di Sala Monferrato (1861), scavata al di sotto dell’attuale Municipio.


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