PROCESSO AMIANTO / Eternit ingannava anche i propri consulenti? Falsati anche i dati sulla polverosità?
di Massimiliano Francia
Eternit ingannava anche i propri consulenti? E «truccava» i dati dei rilevamenti ambientali sulla polverosità? Sono dubbi emersi nettissimi oggi al processo in corso a Torino, quando il pm Raffaele Guariniello interrogando il responsabile che si occupava delle rilevazioni delle polveri negli stabilimenti - Ezio Bontempelli - ha letto alcuni documenti, relativi alle visite del professor Klaus Robock, ricercatore di fama che la stessa multinazionale dell’amianto aveva scelto per la supervisione delle metodologie di rilevazione.
La difesa di Stephan Schmidheiny (accusato con il barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de la Marchienne dalla Procura di Torino di disastro doloso permanente e inosservanza delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro) aveva posto al teste alcune domande dalle quali Eternit appariva come l’azienda più scrupolosa del settore sia per la scelta di un consulente di fama internazionale, sia per il fatto che era l’unica a effettuare questo tipo di rilevazioni.
Peccato che a quanto è emerso dai documenti proprio in occasione delle visite di Robock si facevano pulizie più che straordinarie! E si interveniva persino su tutta una serie di pratiche che evidentemente avrebbero dovuto essere bandite (come per esempio l’uso delle scope).
Nelle lettere si arriva a dire «deve funzionare l’impianto di aspirazione», e già il fatto che occorresse specificarlo la dice lunga su quella che doveva essere la quotidianità , così come che dovevano essere «medicati» i sacchi strappati.
Non solo, in un documento i dati risultano discordanti rispetto alle osservazioni sulle rilevazioni: da un lato si dice che le polveri sono ampiamente fuori scala, ma poi - in tabella - è tutto a posto.
Un «errore» o una furberia?
Se un esperto come Robock avesse visitato lo stabilimento e trovato un ambiente polveroso avrebbe capito subito che i dati che i tecnici dell’Eternit inviavano periodicamente erano discordanti, ha osservato il presidente del Tribunale Giuseppe Casalbore.
E dire che Bontempelli ha anche affermato che negli stabilimenti si usavano le mascherine (l’unico che le ha viste utilizzare abitualmente a quanto pare) e che le scope non venivano impiegate se non saltuariamente.
Del resto anche per le visite di Bontempelli, c’era ampio preavviso: «era normale che si sapesse» - ha detto - per esigenze organizzative. E se le pulizie venivano effettuate preliminarmente non c’era di certo nessuno in giro a ramazzare. Senza contare che lo stesso ex dipendente Eternit incalzato dalla pm Sara Panelli lo ha ammesso esplicitamente: «Facevate rilevazioni durante le operazioni di pulizia?».
«No».
Nel 1994 Bontempelli era «pericoloso» per la «famigia di STS». Oggi non più... Perché?
Ma un altro interessantissimo documento è emerso relativamente allo stesso Bontempelli.
Un altro collaboratore degli Svizzeri, lo studio Bellodi, esaminò infatti la condotta dello stesso Bontempelli nel 1994 facendo presente che aveva un atteggiamento pericoloso, perché parlava della «famiglia di STS» e dava informazioni sulla «organizzazione interna».
Lo stesso Bontempelli - si diceva in quella scheda - aveva contattato MM (l’avvocato Maurizio Maresca, attuale difensore di Leo Mittelholzer, altro pezzo da novante nell’ex Eternit) chiedendo se aveva ancora «l’appoggio del gruppo».
La famiglia STS?, ha chiesto il giudice Casalbore. «Sembrerebbero le iniziali dei fratelli Schmidheiny...»
Pericolo a quanto si è compreso relativo ad affermazioni fatte durante i processi di inizio anni ‘90 per Balangero e Cavagnolo.
«Cosa significa?», gli ha chiesto il magistrato , «oggi non mi sembra pericoloso...».
Una domanda quasi retorica che avrebbe potuto forse essere riformulata così: «La vedo più rilassato. Ha ritrovato l’appoggio del gruppo»?
Tant’è che quando Guariniello ha incalzato Bontempelli chiedendogli a chi si faceva riferimento - come persona fisica - nella Eternit Svizzera, chi era il proprietario?
Bontempelli ha detto dicendo: lo sanno tutti, «si chiama Schmidheiny».
«Gli volete fare assumere di nuovo una posizione pericolosa…», ha ironizzato Casalbore.