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Le memorie del parroco don Mandrino

"Salve, o inclita famiglia. Non cesserò mai di far voti per te, per­ché il cielo sempre ti benedica". E' con questo appassionato encomio che don Giacomo Mandrino (Balzola, 1801-1883) presenta la nobile famiglia dei Fassati, emula "della generosità e grandezza d'animo dei Marchesi di Monferrato" e foriera per Balzola di "un'epoca di gloria e di onore". Almeno dal 1619 quando Giovanni Battista, tesoriere generale del ducato di Monferrato, fu investito del titolo di conte (trasformato in marchese dal 1652) di Balzola. Nelle memorie appena pubblicate con il titolo "Un mio scritto su Balzola. Circondario di Casale" dalle Diffusioni Grafiche (Villanova Monferrato, novembre 2007) egli aggiunge: "Ben lungi di esercitare sopra questa popolazione, od un eccessivo rigore ed atti di prepotenza, spiegava bontà e dabbenag­gine. E mentre faceva giustizia, sapeva conciliare. Nei pubblici e privati divertimenti chiamava sempre la borghesia, e la trat­tava con modi gentili. Il povero trovava nel suo castello asilo, pane e vestito, ed al proprietario in caso di bisogno dispensava acqua gratuitamente. E quando si trattava di opere pie e reli­giose, fu sempre la prima a promuoverle". Ma il solerte parroco si limita a ricordare i meriti della famiglia nella costruzione della chiesa di Santa Maria Assunta e (con qualche imprecisione storica) dell'ospedale "San Giovanni di Dio", eretto su istanza dei Fassati nel 1784 da Vittorio Amedeo III. Nel breve scritto mancano inspiegabilmente i riferimenti alla chiesa di San Michele, di patronato dei Fassati, e alla bella dimora settecentesca, rimasta di proprietà della famiglia fino alla morte di Evasio Ottaviano, l'ultimo marchese di Balzola scomparso a Casale nel 1916. Resta, invece, memorabile l'incontro (oggetto del viaggio d'autore pubblicato su "Il Monferrato" del 4 febbraio 2003) di don Mandrino con Giuseppe Garibaldi, che volle salire sul campanile per scrutare con il cannocchiale i movimenti degli austriaci nella pianura nel corso della seconda guerra d'indipendenza. Scomparso nel 1883, l'ottuagenario parroco è ricordato ai posteri da una lapide in latino posta sotto il porticato del cimitero nel luogo riservato ai benemeriti del comune. "Appare - ha scritto nella prefazione la preside Angela Bertinotti - come se fosse del primo arrivato, che poi ha accolto tutti gli altri, quasi sentinella del Sacro Luogo e traghettatore di anime nell'aldilà". Dionigi Roggero UN TOUR PER BALZOLA FINO AL CIMITERO E ALLA CASCINA NUOVA- Il presidente del Circolo culturale Futura Balzola Marco Torriano e il consigliere Gianfranco Bergoglio portano in redazione «Un mio scritto su Balzola» di don Mandrino e (edito un anno fa) «Vita balzolese di un cinquantennio» sono le strenne per tutti i balzolesi. A tamburo battente organizziamo venerdì un «Viaggio d'autore» nel paese dell'Oltrepo. Facendo lo slalom all'entrata per i lavori sulla Stura e, passando per il centro, puntiamo al castello, il «castlun», dove ci ricevono un elegantissimo presidente (arriva da Torino dalla «Banca del Piemonte»), un battagliero Gianfranco Bergoglio e Maria Angela Arrigoni, segretaria del circolo. Le chiavi del castello sono state fornite gentilmente dalla proprietaria la preside Angela Bertinotti («Galeotto fu il libro e chi lo ristampò», ha commentato nel consegnarle). Il castello è imponente, ha il suo fascino anche la parte diroccata da dove ochieggiano le grandi finestre (il crollo, quasi un'implosione, è datato 1971). Ci aggiriamo nel parco, ancora ben curato, che si presta a ogni tipo di manifestazione. Lo vediamo da anche da Nord attraverso gli alberi. Altra tappa il cimitero (andiamo come dicono a Balzola «dla dal du rusi», oltre le rogge Magrelli e del Bosco). Omaggio alla lapide che ricorda don Mandrino -il primo storico di Balzola- e più avanti alle tombe dei parroci dove è sepolto mons. Rutto, ottigliese, cappellano militare, per quasi mezzo secolo rettore a Balzola e alle attuali tombe dei Callori-Gerli. I Callori ci riportano alla «cascina Nuova» un tempo di loro proprietà lungo la strada delle grange verso la Saletta, il Torrione e Due Sture, luoghi storici. Oggi siamo accompagnati dalla coproprietaria Franca Deambrogio. E curioso il campanile a cipolla ottocentesco sulla chiesa più antica dedicata a San Sebastiano e alla Madonna (influsso dell'abbazia di Lucedio). Splendida la grande corta chiusa, intrigante la stalla con le sue colonne quasi chiesastiche. Tramonta il sole e incendia i mattoni, si alza la luna dietro il campanile, il freddo si fa pungente. Ci scaldiamo con un caffè al bar del paese. Ritorno veloce in redazione. Luigi Angelino FOTO: Balzola: il castello e la cascina Nuova (particolare della cappella e stalle)

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Marco Imarisio

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