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Allarme siccità
Coldiretti: «Riso italiano con semine ai minimi storici. Al suo posto più mais e soia?»
Il clima sta spingendo ad abbandonare le risaie
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«A causa della siccità mais e soia coltivati al posto del riso? Siamo solo all’inizio della campagna ma le previsioni sembrano andare proprio in questa direzione anche in provincia di Alessandria dove si stima una riduzione di circa il 15%, ma il dato potrebbe aumentare con gli alessandrini che consumano in media fra i 5 e i 6 chili di riso a testa».
È la denuncia di Coldiretti: «Sul territorio provinciale sono circa 7.900 gli ettari coltivati a riso, per una produzione di 568.338 quintali, concentrati nella zona del Casalese: Villanova, Balzola, Morano Po, la situazione più complicata per la mancanza di apporto idrico riguarda la produzione a ridosso dell’area vercellese».
«Il riso è una coltura che per crescere e garantire l’equilibrio ambientale e faunistico di interi territori ha infatti bisogno di molta acqua per periodi prolungati e una gestione dei canali irrigui più accurata. Il crollo di oltre il 30% della produzione del riso in Italia nell’ultimo anno a causa del meteo pazzo sta spingendo gli agricoltori ad abbandonare le risaie con effetti preoccupanti sull’ecosistema, l’economia e l’occupazione. Con 1,5 milioni di tonnellate all’anno l’Italia, infatti, garantisce il 50% dell’intera produzione di riso della Ue di cui è il primo fornitore, con una gamma di varietà e un livello di qualità uniche al mondo» afferma il presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
In Italia con 9 risaie su 10 sono concentrate al nord dove è caduto il 40% di pioggia in meno rispetto alla media storica secondo l’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr.
«La perdita del riso non fa altro che aumentare il problema della carenza idrica perché la sua coltivazione garantisce dei veri e propri bacini idrici risultando determinante per l’ambiente ma per tutto l'agroecosistema. Ma sul riso italiano grava anche la concorrenza sleale delle importazioni low cost dai paesi asiatici che vengono agevolate dall’Unione Europea nonostante non garantiscano gli stessi standard di sicurezza alimentare, ambientale e dei diritti dei lavoratori», aggiunge il direttore Coldiretti Alessandria, Roberto Bianco.
A preoccupare «non è solo l’economia e l’occupazione per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera ma anche la tutela dell’ambiente e della biodiversità. Sono 200, infatti, le varietà iscritte nel registro nazionale, dal vero Carnaroli, con elevati contenuto di amido e consistenza, spesso chiamato “re dei risi”, all’Arborio dai chicchi grandi e perlati che aumentano di volume durante la cottura fino al Vialone Nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come Indicazione Geografica Protetta, passando per il Roma e il Baldo che hanno fatto la storia della risicoltura italiana».
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