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  • 19 dicembre 2023
  • Casale Monferrato

Si apre il sipario

L'attore Giorgio Colangeli al Municipale: «Vi racconto Benedetto XVI e mi ricordo la forza della Romana...»

Martedì 19 e mercoledì 20 dicembre alle 21 con "I due Papi"

Giorgio Colangeli. Visto da Max Ramezzana

Dall’autore premio Oscar di “Bohemian Rhapsody”, “L’ora più buia” e “La teoria del tutto”, arriva il testo teatrale da cui è stato tratto un film di grande successo. Martedì 19 e mercoledì 20 dicembre alle ore 21 andrà in scena al Municipale di Casale Monferrato “I due Papi”. Biglietti online su www.vivaticket.com.

Dieci anni fa, Benedetto XVI sbalordiva il mondo con le sue dimissioni, le prime dopo più di sette secoli. Cosa ha spinto il più tradizionalista dei Papi alla rinuncia e a consegnare la cattedra di Pietro al radicale ed empatico cardinale argentino? Non fatevi ingannare dal titolo, perché “I due Papi” non vuole tediare con nessuna soporifera dissertazione teologica. Fra documento storico, humor e dramma, lo spettacolo ripercorre non solo i giorni frenetici che portarono dalla rinuncia di Benedetto all’elezione di Francesco, ma anche le “vite parallele” di due uomini molto diversi, accomunati dallo stesso destino. E, soprattutto, ci racconta la nascita di un’amicizia – speciale e inaspettata – fra due personalità fuori dall’ordinario.

Interpretato da due grandi attori del nostro panorama teatrale Giorgio Colangeli (Ratzinger) e Mariano Rigillo (Bergoglio), il testo teatrale di Anthony McCarten – incalzante e profondo, avvincente e ironico – è stato adattato per il cinema e nominato come miglior sceneggiatura agli Oscar, e ai Golden Globe; la produzione italiana – unica al mondo autorizzata dall’autore – è firmata dal regista Giancarlo Nicoletti.

L’imponente scena di Alessandro Chiti, che riproduce dai giardini di Castel Gandolfo alla terrazza di San Pietro fino all’iconica Cappella Sistina, ha ricevuto il Premio “Mulino Fenicio” per la Migliore Scenografia. Proprio chi interpreta Benedetto XVI, alias Giorgio Colangeli, ci introduce nello spettacolo, fino al ricordo di un rapporto fraterno e sincero con la nostra città e con Romana Blasotti Pavesi per le riprese del film “Un Posto Sicuro”.

Onori e oneri di interpretare la massima autorità della Chiesa
Quando ho provato il costume per la prima volta, sono stato vicino alle lacrime! Non mi posso definire un credente, ma è stata una forte emozione. Mi sono avvicinato poi con cautela al personaggio così, come facciamo solitamente noi attori per le persone realmente esistite. Successivamente ci siamo chiesti quanto esteriormente lo facciamo assomigliare a Ratzinger: a teatro, rispetto al cinema, ci siamo appoggiati maggiormente alla convenzione. Ho pulito il mio romanesco, utilizzando una dizione molto scandita, come nel caso delle persone che non conoscono l’italiano. E devo ammettere che il mio è un ruolo in fieri, ogni giorno conosci e scopri qualcosa di nuovo. In tournée ho trovato un libro scritto da Benedetto XVI dedicato alla concezione di Europa durante il suo pontificato e dopo averlo letto mi pare di aver compreso maggiormente che cosa è stato questo Papa, anche se non era simpatico mediaticamente.

Cosa racconta questo rapporto tra due uomini di fede?
Il testo si basa su un confronto molto acceso tra le due figure che stanno sul palco, confronto che si trasforma in amicizia. Dal testo originale scritto da Anthony McCarten, sembra molto veritiera l’idea che Bergoglio e Ratzinger si siano davvero incontrati, anche se con idee completamente opposte. Da Benedetto XVI arriva una battuta “La Chiesa ha bisogno di un Papa come Bergoglio”, ma poco dopo aggiunge “Non sono d’accordo sulle idee che ha”. Ora, che questo sia realmente accaduto non lo so… ma è interessante immaginare che l’autore abbia voluto conciliare questi due aspetti della chiesa che convivono da sempre con attriti: faccio riferimento alla Divina Commedia, quando Dante nell’XI canto del Paradiso inserisce San Francesco, il santo dell’accoglienza, e in quello successivo San Domenico, il grande difensore dell’ortodossia. L’equilibrio è difficile da trovare. Il testo non finisce in questioni teologiche, rimane un confronto tra due uomini che hanno anche scheletri nell’armadio, Bergoglio per le implicazioni con la giunta militare e Ratzinger per le tristi vicende degli abusi sessuali. Entrambi si confessano e verranno assolti. La confessione ha un grande potere per l’animo umano. 

Piattaforma versus palcoscenico
Esiste una sovrapponibilità del testo tra serie e spettacolo teatrale. Poi Netflix bloccò i diritti per la riproduzione teatrale, infatti abbiamo ripreso la messa in scena solo da un paio d’anni. L’adattamento teatrale curato dallo stesso Anthony McCarten ha permesso che tutto il racconto che fa Bergoglio sulle implicazioni con la giunta militare venga raccontato in scena, mentre nella serie tv si innesca un lungo flashback, quasi uno spin off. Anche la critica ha definito lo spettacolo maggiormente compatto.

La fede e la chiesa che ruolo hanno nella sua vita?
La fede in Dio credo sia un’ottima idea per stare nel giusto. Mi risulta difficile concepire un “laico giusto”. Anche Ratzinger in quel libretto di cui facevo cenno prima, dice che le persone non credenti devono pensare a un dio per poter contare su valori veri e rimanere nel giusto di una cultura laica. Certe derive che vediamo oggi fanno riflettere su questa proposta. Dio e Fede sono elementi molto utili da rispettare, sono risposte a un bisogno profondo che possono cambiare nell’esteriorità. “Dio ama l’uomo e quindi per poter amare bisogna essere amati”, una frase detta da Ratzinger che riassume bene questo concetto.

Passiamo alla cinematografia. Un commento al successo di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”, in cui lei è protagonista.
Il film si è fatto forte anche dei fatti di cronaca degli ultimi giorni, una pellicola molto coperta anche mediaticamente. Un successo andato ben oltre le aspettative anche della stessa Paola e dei produttori. La risposta del pubblico è stata fantastica ed è stata rispolverata la strategia di marketing del passaparola. Oggi per far riflettere le persone devi farle sorridere. Un vecchio espediente molto presente nella letteratura. Un film diventato anche fenomeno di costume, che ha riavvicinato la gente alle sale. Un entusiasmo condiviso con tutto il pubblico che si alza in piedi in sala per applaudire.

Casale sicuramente le ricorda “Un Posto Sicuro”
Il film mi ha lasciato il ricordo di una bellissima relazione di lavoro con Francesco Ghiaccio e Marco D’Amore e mi ha permesso di vincere un premio, oltre a una grande intesa per come nascevano le cose insieme. Della città ho un ricordo meraviglioso. Ho colto tutta la rete di solidarietà che la tragedia dell’amianto ha creato. Ho impresso nella mente l’aver conosciuto Romana Blasotti Pavesi. Mi ricordo la scena in cui lei raccontava i suoi lutti familiari, senza versare una lacrima, parlando con grande semplicità. E la mia paura era quella di non essere adeguato, come attore e interprete, a tanta altezza. Una scena fortissima che mi fa commuovere quando la racconto.


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