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Piccoli Comuni

La voce delle campane: tra storie e curiosità

Con l’associazione “Grana arte e tradizione”

Uno dei suoni a cui siamo più abituati è quello delle campane. Le sentiamo più volte al giorno, ci ricordano i momenti di festa e i lutti che colpiscono le nostre comunità. Il suono delle campane che si sente in lontananza nei nostri paesi ci riporta a un tempo antico, quando erano i rintocchi a scandire le ore lavorative dei nostri nonni mentre lavoravano la terra nei campi e a ricordargli quando tornare a casa per il pranzo o a prepararsi per la messa domenicale. Un suono familiare eppure, in pochi conoscono la storia e il significato delle campane delle chiese del proprio paese.

A Grana, ci ha pensato l’associazione “Grana arte e tradizione”, il sodalizio nato nel 2019 che ha tra le sue finalità la tutela e la valorizzazione del paesaggio, delle tradizioni e della cultura locale, oltre alla tutela, alla conservazione e alla promozione del presepe realizzato dallo scomparso Nino Di Muzio. Il portale, visibile all’indirizzo www.granaarteetradizione.it, è realizzato dal granese Gianfranco Balliano e unisce arte, storia, cultura, amore per il territorio, folklore, specialità enogastronomiche, curiosità e molto altro.

Una sezione del sito è interamente dedicata al significato e alla storia delle campane della chiesa parrocchiale Assunzione di Maria Vergine in Grana. “Il diacono Franco Gaudenzi ci ha fornito alcune interessantissime e preziose informazioni sulle campane che sono ospitate nella cella campanaria del campanile della nostra chiesa”, spiega Balliano.

“Inizialmente le campane erano tre ma, successivamente, vista la maestosità della torre campanaria, ne sono state aggiunte altre due che danno vita insieme alle altre a un concerto in Mi bemolle. In epoca più recente ne sono state aggiunte altre tre a formare l’attuale concerto a otto campane. Dato lo stretto rapporto che hanno le campane con la vita del popolo cristiano, si è diffusa l’usanza, opportunamente ancora oggi usata, di benedirle e di dare loro un nome prima di sistemarle sulla torre, di celebrare anche per loro un battesimo anche con la presenza di una madrina normalmente scelta tra la popolazione”, prosegue Balliano.

Sul sito “Grana arte e tradizione” è spiegato il significato dell’uso religioso, ma anche sociale che il suono delle campane ha ricoperto nelle nostre campagne. La voce delle campane era utilizzata e lo è ancora in parte “per convocare il popolo cristiano alla celebrazione liturgica comunitaria, per informarlo sugli avvenimenti più importanti della comunità locale, per richiamare nel corso della giornata a momenti di preghiera” dice Balliano.

Ogni campagna ha un nome, un peso e la data di “nascita”. C’è la maggiore o “Campanum” di 9,70 quintali, fusa nel 1899 e dedicata alla Vergine Assunta patrona della parrocchia. Poi troviamo “la Mezzana”, più leggera, datata 1823 e dedicata ai compatroni di Grana S.S. Rocco, Stefano e Pietro Martire ed è la più vecchia insieme a “Masdì” (mezzogiorno). La quarta e la quinta campana,“dlà dutrina” (della dottrina) il cui compito era quello di convocare i fedeli alle confessioni settimanali e i ragazzi al catechismo e “la Scola” (la scuola) usata per richiamare intere generazioni di ragazzi al dovere scolastico, sono ancora quelle storiche mentre le ultime tre sono più recenti. Ogni suono ha un preciso compito.

“Ci sono ad esempio ‘al campane dal temp’ che venivano suonate con il sopraggiungere improvviso di un temporale – continua Balliano - poi quelle ‘dal Vardaram e di Bigat’ (la campana del verderame e dei bachi da seta), quelle ‘da Mort’ e ‘dla Bundetta” (la baudetta) lo scampanio gioioso della grande veglia pasquale che annuncia la Risurrezione di Cristo, così come la manifestazione esterna della gioia nella vita della comunità”.


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