«La marijuana non è mia, è di una mia amica...» Una bugia per salvarsi. Ma è assolto
di Francesca Rivano
Le bugie hanno le gambe corte. E, spesso, portano anche un mare di guai. Ne sa qualcosa un giovane tatuatore di 32 anni di Fontanetto Po, finito davanti al giudice a rispondere dell’accusa di calunnia. La vicenda inizia nel novembre 2012: il giovane va a casa di un’amica per eseguire un tatuaggio; mentre è lì fuma marijuana, poi, verso mezzanotte, si mette in auto per tornare a casa. Per strada viene fermato dai carabinieri che rinvengono sul veicolo una minima dose di sostanza: l’uomo, terrorizzato per le conseguenze, non trova di meglio che riferire che la canna era dell’amica... Dopo quattro anni, la conclusione del processo a Vercelli: assolto.
Il servizio su Il Monferrato di martedì 30 agosto 2016