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Per il 25 Aprile
Cella Monte: rinnovare la memoria della Liberazione anche tra le nuove generazioni
L'orazione del prof Riccardo Calvo

Si è parlato della necessità di ricorrere ad un nuovo linguaggio e a riferimenti che siano autentici testimoni della storia, martedì 25 aprile a Cella Monte, per rinnovare la memoria della Liberazione anche tra le nuove generazioni.
Dopo la messa officiata nella SS Quirico e Giulitta, il corteo è volto al cospetto del monumento dei caduti dove il dirigente scolastico dell’Istituto Balbo, Riccardo Calvo, ha profuso un’appassionata orazione intrecciando passato e futuro.
«È evidente” ha esordito, “che, al di fuori della scuola, si fatichi moltissimo a coinvolgere i ragazzi in una forma di consenso, almeno parziale, per eventi commemorativi dell’importanza del 25 aprile. I giovani di oggi fanno molta fatica a fare i conti con la memoria. Gli esperti ci dicono che la storia è per loro la materia più difficile, forse, per l’evidente complessità della storia stessa a partire dalla ricostruzione del passato. Inoltre, pur essendo difficile fare i conti con una filigrana storica complessa, i giovani non vogliono essere presi in giro con argomenti semplicistici ed ideologici. Altrettanto evidente è che non si fidano degli adulti che, per molti versi, li hanno spesso anestetizzati con informazioni mediatiche superficiali che parlano più dell’orso che non della siccità e più di argomenti contingenti che non della fuga di centinaia di migliaia di giovani dall’Italia perché, qui, non trovano lavoro. Questi argomenti fanno da sfondo alla necessità stringente di raccontare la Resistenza e il 25 aprile in un modo credibile e con testimoni altrettanto credibili».
Così ha fatto Calvo prendendo a prestito la memoria dell’ex allievo del Balbo Ferruccio Parri (1890-1981), primo Presidente del Consiglio dell’Italia Liberata, politico, antifascista e partigiano, nonché Padre Costituente e Senatore a Vita che, proprio in quanto antifascista, subì torti e fu arrestato. “Avere una visione diversa della libertà ed essere antifascisti, in quei tempi, significò, minimo, andare in galera, passare al confino, perdere il lavoro ed entrare nel tunnel nero dell’emarginazione. Credo che per richiamare l’attenzione dei ragazzi di oggi sia, forse, necessario ricordare i giovani di allora, come Parri e alcuni del Risorgimento: persone non omologate e non conformiste. Oggi, più che mai, occorre avere la capacità di testimoniare, elemento importante nell’educazione, il valore della libertà, dell’autonomia di pensiero, della coscienza critica e il rispetto della persona umana. Tutti quegli aspetti che i nostri ragazzi apprezzano. Credo sia indispensabile anche la didattica interdisciplinare nell’ambito dell’insegnamento dell’educazione civica, puntando su una forma di memoria sempre più attiva e testimoniale”.
In chiusura, un accenno di memoria è andato anche al Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione (dal 1954 al 1959) Ernesto Eula entrato in magistratura nella procura di Casale Monferrato che Parri perdonò malgrado le decisioni subite. “La memoria con un germe di speranza perché solo attraverso la speranza si potrà cogliere la portata positiva del 25 aprile”. L’orazione si è conclusa con l’intonazione di Bella Ciao su impulso del sindaco Maurizio Deevasis. Chiara Cane
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