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Da Conzano...
Parla il make up artist Paolo Demaria a Sanremo: «Vi racconto il mio Festival»
Sono trionfati eleganza, stile italiano ed eterogeneità
Sono trionfati eleganza, stile italiano ed eterogeneità alla 72ma edizione del Festival di Sanremo, con ascolti da record (oltre 13milioni) e quasi il 65% di share. Gli italiani hanno scelto di staccare la spina e di concedersi un po’ di leggerezza, chiudendo fuori dalla porta pandemia, politica e preoccupazioni. Al centro: canzoni, bellezza, amarcord e anche un po’ di attualità, ma quella sottile e rigorosamente satirica.
Un commento, ancora, a caldo ce lo offre Paolo Demaria, make-up artist monferrino veterano dell’Ariston e “firma” di Vip tra i più famosi.
Partiamo dal look Paolo. Qual è stato l’elemento caratterizzante di questa nuova edizione?
Ti direi “Cat eyes”. Gli occhi di gatto. Occhi unici e molto espressivi. Quest’anno ha vinto l’eyeliner in tutte le sue versioni: colorato, bianco, nero e grafic. Bellissimi quelli di Elisa e di Emma. Nel tempo delle mascherine, è stato importante risaltare occhi ed espressività. Dal trucco al parrucco fino agli abiti, il Festival ha lanciato tante e nuove tendenze in termini di moda e di colori.
Parlando di total look, dunque, chi faresti salire sul podio?
Sul primo gradino un bel ex aequo tra Elisa e Mahmood/Blanco. Sul secondo Emma e sul terzo Veronica Lucchese dei La Rappresentante di Lista. Elisa, perché il suo make-up bianco con graffiti è stato un qualcosa di molto originale e di tendenza, capace di valorizzare zigomi, colore degli occhi e sopracciglia. Mahmood e Blanco perché hanno uno stile elegante e moda molto raffinato, che vestono a pennello, forti anche della loro fisico asciutto e della giovane età. Emma l’ho trovata molto femminile sabato sera coi capelli raccolti e un tocco grafic nella parte extra cigliare; bella anche la direttrice d’orchestra Michielin. Veronica, infine, mi è piaciuta perché ha saputo indossare un abito importante con semplicità, bellezza, dinamismo e freschezza.
Al contrario, chi giudichi da pollice verso?
Al di là dei gusti personali, dietro ogni artista ci sono molta ricerca e tanto lavoro. Mi risulta, dunque, difficile fare qualche appunto. Forse, l’unica pecca è stato l’abito della Rettore indossato sabato sera: meglio un pantalone a zampa e maggior “dialogo”, almeno in termini di epoche, con l’abito di Margherita (DitonellaPiaga). Per Yuman, invece, meglio un abito meno effetto “pigiama”. Tuttavia, nella credo nella ricchezza delle diverse identità. Quindi, tutti sono stati rispettabilissimi. Il look comunica oltre la parola e, spesso, deriva da tradizioni culturali, oltre che ideologiche e di tendenza. Meglio la libertà del proprio stile, piuttosto che subire forzature che comprometterebbero presenza scenica, disinvoltura e performance.
Parlando di eleganza e glamour tra le co-conduttrici se la sono giocata la Ferilli e Drusilla Foer?
Impeccabili entrambe. Tanto diverse quanto magnifiche. La Ferilli è stata l’espressione della bellezza italiana. Una venere intelligente e ironica sempre sul pezzo. La Foer è stata da 10 e lode per abiti, eleganza, garbo e portamento. Anche lei, brava, disinvolta e ironica al punto giusto. Belle entrambe le acconciature che, nella loro studiata e precisa sobrietà, hanno esaltato abiti e personalità. Un vero capolavoro fatto dal team di stilisti, make-up stylist e make-up artisti. Mi è piaciuta anche molto Lorena Cesarini per la delicatezza e la dolcezza in continuità tra look e anima.
Quali i volti dell’Ariston firmati dal tuo team?
Abbiamo curato trucco e parrucco del Coro Gospel di Achille Lauro. Con loro, abbiamo davvero potuto sbizzarrirci. Poi, Aka 7even (trucco leggero/leggerissimo), Fabrizio Moro (molto street), Le vibrazioni, Yuman (ore e ore per sistemare i capelli), Matteo Romano (bello e classico di suo), Sophie And the Giants, Gianni Morandi (davvero un evergreen)
Chiudendo, quale la tendenza del post festival?
Eyeliner creativi e un ritorno a sopracciglia più folte, ma delineate al naturale. Per il resto, eterogeneità, ma con gusto e ricercatezza.
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