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Mancata per mesotelioma

Una sorte spietata ha spento la vita di una mamma

Gabriella Carsano, 68 anni, di Mirabello

Gabriella Carsano con il marito Luigi Deambrosis nella nostra redazione

È mancata nei giorni scorsi per mesotelioma Gabriella Carsano, 68 anni, di Mirabello. Gabriella e il marito, Luigi Deambrosis, oggi 80enne, raggiunsero la notorietà, loro malgrado, quando, nel 2010, venne loro tolta la figlia neonata (aveva appena 20 giorni), data prima in affidamento e poi in adozione ad un’altra famiglia. Gabriella e Luigi erano stati considerati anziani e inadatti dopo essere stati accusati di avere abbandonato la bambina in macchina per pochi minuti. Accusa dalla quale erano stati successivamente assolti.

«Non voglio emettere giudizi di merito sulla sentenza, perché non è questa la sede per farlo e non ho strumenti per giudicare, anche se, va detto, con sentenze successive Gabriella ed il marito, “I coniugi di Mirabello”, sono stati assolti dall’accusa di abbandono di minore e di inadeguatezza genitoriale - commenta Luigi Ferrando, sindacalista della Uil di Casale che con il sindaco di Mirabello si era fatto promotore di una raccolta di firme a favore della coppia - Voglio invece sottolineare la prepotenza subita da questa sventurata donna che si è vista sottrarre il bene più prezioso per una mamma, la propria creatura. Gabriella non si è mai arresa, ha tentato le possibili e le impossibili revisioni del processo, non si è mai fatta una ragione di questa violenza subita. È morta di mesotelioma pleurico, ennesima beffa di una sorte ingrata e spietata. Se ne è andata portandosi nella tomba il suo dolore, non sappiamo se potrà mai incontrare, in un’altra esistenza, la sua bambina. Sappiamo solo che la sofferenza di questa vita è finita per sempre. Lascia a noi, alle nostre coscienze, la domanda di quanto abbiamo saputo fare per alleviare il suo dolore, di quanto abbiamo saputo esserle vicini con la nostra solidarietà, con quella che per i laici si chiama umana pietà e per i credenti si chiama cristiana carità. Questo esame di coscienza non richiede né pubblicizzazioni né pubbliche scusanti: è un fatto solo nostro, per questo più vero, al quale non possiamo sottrarci».


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