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Viaggio d'autore

Alla... chiesa di Sant'Antonio Abate

Percorriamo la rettilinea via Mellana accompagnati dal sole che illumina la facciata a capanna della chiesa di Sant’Antonio Abate rinnovata completamente nel 1907 su disegno del geom. Montaldi di Casale. Il portale è sovrastato da una lunetta con i quattro Evangelisti e l’affresco del santo che distribuisce i suoi averi ai poveri, opera di Rodolfo Morgari. All’interno un  piccolo manifesto segna la chiusura della chiesa e del convento. Vediamo un folto gruppo “Orizzonte Casale” presieduto da Gianni Calvi che segue una visita guidata da padre Angelo Manzini, l’ultimo “guardiano”, giunto qui sei anni fa da Orta proprio con l’intento di mantenere in vita il complesso.

La sala a navata unica, ampia e luminosa, è delimitata da dieci simmetriche cappelle laterali con sovrastante finto loggiato. Degna di nota a destra dell’ingresso la cappella semicircolare di Sant’Antonio da Padova, con la statua del santo e le copie delle tele moncalvesche raffiguranti episodi della sua vita. Accanto alla cappella c’era l’antica sacrestia delle clarisse del vicino monastero di clausura, detto della Maddalena. 
Poco più avanti merita una breve sosta la cappella con la tela di Guglielmo Caccia raffigurante “San Francesco che riceve le stimmate”. A sinistra dell’ingresso, superata la prima cappella decorata da Giovanni Bonardi, nella cappella di Sant’Anna ammiriamo i colori brillanti del polittico della “Genealogia della Vergine” (nella foto un particolare) di Gandolfino da Roreto, splendida opera d’arte proveniente dal distrutto convento francescano di Santa Maria degli Angeli. È stato restaurato dallo studio Nicola di Aramengo e presentato il 22 aprile 2017 da Anna Rosa Nicola. Il soggetto iconografico, assai diffuso in Europa ma molto raro nel nostro paese, trae ispirazione dalla “Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine che aveva narrato il triplice matrimonio di Sant’Anna in parte tratto dal Vangelo apocrifo dello Pseudo-Matteo. Alla morte di Gioacchino, Anna avrebbe preso in sposo prima il fratello del defunto consorte Cleofa e dal matrimonio della figlia Maria (di Cleofa) con Alfeo sarebbero nati Giacomo Minore, Giuseppe il Giusto, Simone e Giuda Taddeo. Poi avrebbe sposato Salome e dalle nozze della figlia Maria (di Salome) con Zebedeo sarebbero venuti alla luce i futuri apostoli Giacomo Maggiore e Giovanni Evangelista, oltre a Giuseppe il Giusto. Nello scomparto centrale la Madonna con il Bambino ha alle spalle Sant’Anna, San Gioachino e San Giuseppe, sotto Cleofa e Salome con tutta la sacra parentela. 
Meritano una visita il coro e la sacrestia realizzati entrambi nel secondo decennio del Settecento. Vi accediamo dall’ampio presbiterio affrescato negli anni Sessanta dal vogherese Cesare Secchi, erede indiretto dei Morgari. Gli stalli a due ordini sono arricchiti in quello superiore dalle figure di Gesù con i 12 apostoli da un lato, dall’altro dall’Immacolata e con 12 francescani intarsiati sugli schienali. Imponenti gli armadi della sacrestia. 
Le stazioni della Via Crucis sono state sbalzate in rame dal casalese Spartaco Martini e l’organo, costruito dalla ditta Giovanni Tamburini nel 1966, restaurato e ampliato nel giugno 2009. 
La nostra visita si conclude nel chiostro interno del convento francescano, ombreggiato dai centenari glicini intorno alla bella vera da pozzo attribuita a Matteo Sammicheli per un caro saluto e una parola di ringraziamento a padre Angelo Manzini.

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Veronica Spinoglio

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