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Il PdL: «Se lo Stato ci aiuta noi non accettiamo l'offerta». Il PD: «Intervenga il ministro per scongiurare errori»

Sulla questione Eternit e la transazione Schmidheiny che coinvolge il Comune di Casale intervengono, attraverso un comunicato, il coordinamento comunale (Nicola Sirchia e Paolo Cardettini) e il coordinamento provinciale (Massimo Berutti e Marco Botta) del Pdl. Il Coordinamento cittadino dichiara: «Chiunque abbia assistito alla trasmissione “L’Infedele” lunedì sera si sarà reso conto che non c’è stato alcuno scontro, in chiusura di trasmissione Gad Lerner ha invitato il ministro Balduzzi e il sindaco Giorgio Demezzi a confrontarsi ancora sul tema dell’offerta di transizione da parte dell’imputato svizzero nel processo Eternit. Il Ministro era intervenuto nei giorni scorsi invitando il sindaco a riconsiderare l’offerta, cosa che ci ha portati ad interpretare tale intervento come un concreto (finalmente!) interessamento dello Stato per risolvere l’emergenza sanitaria e ambientale della nostra città. Naturalmente il sindaco ha colto l’occasione della trasmissione per sollecitare il Ministro a farsi parte attiva per garantire alla nostra comunità quelle risorse indispensabili a far partire seriamente la ricerca sul mesotelioma e a completare la bonifica. Cosa che renderebbe meno arduo dover rinunciare ora ad una somma di denaro, immediata e certa, che potrebbe risollevare le sorti di Casale Monferrato, portandola finalmente ad uscire dalla spirale di rischio e di malattia in cui è rimasta intrappolata per troppo tempo. Questo senza scontri e senza ricatti, ma in un clima di civile confronto istituzionale». I rappresentanti del PdL si chiedono «dove sarebbe il ricatto? È piuttosto evidente che qualunque sia l’atteggiamento di questa amministrazione, di orientamento alla transazione o di spinta e sollecito verso le istituzioni statali, si sprecano insulti gratuiti, a puri fini di attacco politico, mentre noi abbiamo sempre cercato, in tutta questa vicenda, di tenere la politica fuori da ogni considerazione di merito». «Nessun accordo è ancora stato firmato – prosegue il coordinamento PdL - né in un senso e né in un altro. Il “gioco delle tre carte” forse lo fa chi strumentalizza il dolore dei famigliari delle vittime per portare avanti una battaglia meramente politica, dimenticando, a proposito di “numeri che non tornano” che quasi ottocento famiglie hanno già firmato individualmente la transazione con Schmidheiny, assistiti in queste pratiche proprio dall’Afeva, l’associazione che li rappresenta, e che si è posta come interlocutore unico dell’imputato per queste transazioni». «Abbiamo detto e ribadito che la giustizia farebbe comunque il suo corso, che per l’imputato non vi sarebbe alcuno sconto di pena in caso il Comune, così come hanno fatto i famigliari delle vittime, si ritirasse da parte civile nel processo, e che questo risarcimento consentirebbe di disporre di risorse certe e immediate, cosa non ipotizzabile in caso si procedesse con il processo civile (istituito appunto per ottenere un risarcimento) nei diversi gradi di giudizio che seguiranno la sentenza del prossimo 13 febbraio. È semplicemente ridicolo, oltre che palesemente falso e strumentale, continuare a ribadire che la costituzione di parte civile ha un ruolo nel giudizio penale verso gli imputati. Per quanto riguarda la congruità della cifra ipotizzata, non è l’Amministrazione Comunale a doverne dare conto. La cifra stabilita come richiesta, sulla base delle valutazioni di danno economico per la città, era di 30 milioni di euro per entrambi gli imputati. Offrire una transazione di 18,3 milioni da parte di uno solo degli imputati significa semplicemente attenersi a quanto stabilito». «La congruità “morale” della cifra evidentemente non potrebbe esistere nemmeno se a questo numero aggiungessimo qualche zero. Utilizzare questo argomento, ancora una volta, significa sfruttare il dolore di chi soffre, dimenticando completamente il problema vero, che è quello di dare una risposta concreta e tempestiva alle speranze di chi dipende dalla ricerca per aumentare la propria aspettativa di vita». I consiglieri che hanno votato a favore del documento «di indirizzo che prevedeva l’accettazione dell’offerta sono persone stimabili di questa città, che hanno vissuto sulla propria pelle il dramma Eternit, e che hanno deciso con coraggio e senza false ipocrisie di scegliere la strada della concretezza per uscire dall’emergenza, ed è avvilente, questo sì, assistere al massacro mediatico nei confronti loro e di tutta l’Amministrazione Comunale, strumentalizzando l’emotività e il dolore di persone che hanno sofferto e continuano a soffrire per questo dramma. Ora, se anche grazie alle sollecitazioni che questa amministrazione riuscirà a portare nei confronti dei Ministri della Salute, dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico riusciremo ad avere garanzie di un intervento concreto e programmabile da parte dello Stato per aiutarci ad uscire dalla crisi e per ridare speranza a chi si è ammalato e a chi purtroppo potrebbe ammalarsi in futuro, l’amministrazione stessa sarà pronta, come più volte detto dal sindaco, a riconsiderare l’offerta dell’imputato svizzero e a rinunciare al risarcimento che viene offerto alla nostra città e che comunque è stato negoziato al fine di non riconoscere mai, in nessuna forma, un gesto filantropico a chi si è macchiato di una colpa tanto grave». La replica dell'AFEVA Egregio Direttore, in relazione al comunicato del Coordinamento Provinciale del PDL apparso sulla Stampa locale, ci sentiamo in dovere di puntualizzare la nostra posizione. Finora abbiamo sempre evitato polemiche con le forze politiche, ma ora siamo stati direttamente chiamati in causa. L’AFEVA rappresenta circa 1700 famiglie di ammalati e deceduti tra Casale e Cavagnolo, di questi sono coinvolti nel “periodo svizzero” 1200 cittadini e lavoratori: in quest’ultimo gruppo hanno accettato l’offerta di Schmidheiny in 545, corrispondente al 45%, meno della metà. Sono quindi rimasti nel processo, a vario titolo, tra l’attuale e quello per l’Eternit bis, in 665. Se consideriamo le altre Associazioni e le altre realtà territoriali, coloro che hanno accettato sono complessivamente circa 1080. A fronte di un’offerta unilaterale dell’imputato svizzero rivolta ai singoli, non potevamo certo lasciare tutti allo sbando e alla mercé dei suoi emissari. L’AFEVA ha deciso di assistere tutti, ammalati e famigliari delle vittime, in tutte le fasi della vertenza. Anche questa decisione è stata presa all’unanimità in assemblea aperta, davanti a stampa e TV, sempre in presenza del Sindaco dell’epoca. Questa scelta ha consentito la massima partecipazione allo svolgimento del processo e a tutte le iniziative sugli obiettivi della vertenza amianto Dobbiamo inoltre ricordare che l’offerta ai singoli è stata proposta prima dell’inizio del processo, quando il capo di imputazione recitava: “Disastro ambientale doloso”. Solo successivamente è stato integrato con l’aggravante “permanente”, che ha vanificato il rischio della prescrizione. Pertanto molti, specie tra i lavoratori, erano a rischio o nella certezza della prescrizione, cosa che ha condizionato la loro decisione. Più della metà dei nostri assistiti ha comunque detto di no, nonostante questo rischio. Alcuni, specie le donne, hanno accettato in lacrime perché non sapevano come affrontare il peso di portare avanti una famiglia senza il sostegno economico del marito. Anche tra i semplici cittadini, non l’abbiamo mai negato, ci sono coloro che hanno accettato, pur non essendo in ristrettezze economiche. L’Amministrazione Comunale, se non ci fosse stata una reazione così forte da parte della popolazione, avrebbe già accettato l’offerta di Schmidheiny, passando quindi sopra i principi etici e al valore della giustizia. Si è comportata come se Casale avesse avuto soltanto un danno economico, senza comprendere il significato di una strage immane, ancora in corso, dovuta non a una calamità naturale, ma a delle scelte criminose attuate con cinismo agghiacciante. In considerazione del fatto che il singolo cittadino risponde a se stesso, mentre l’Amministrazione casalese, l’Ente più significativo per la lotta all’amianto nel nostro territorio e a livello internazionale, deve rispondere all’intera comunità, siamo a ribadire di rimanere uniti, cittadini e Istituzioni, anche per affrontare in modo più efficace le fasi successive alla sentenza, compresi i risarcimenti. Romana Blasotti Pavesi , AFEVA Bruno Pesce, Coordinatore Vertenza Amianto La presa di posizione di Morgando, PD E sulla questione arrivano anche le dichiarazioni del segretario del PD del Piemonte, Gianfranco Morgando: «Auspico vivamente che l’incontro previsto a Roma per il 15 gennaio con i Ministri della Salute, dell’Ambiente e dello Sviluppo economico convinca definitivamente la maggioranza di centrodestra del Comune di Casale Monferrato a porre rimedio al grave errore di aver accettato l’offerta di risarcimento di 18,3 milioni di euro avanzata dall’imputato Stephan Schmidheiny, con la conseguente revoca alla costituzione di parte civile. Un grave errore di metodo e di merito. Di metodo, perché la decisione è stata deliberata dal Consiglio comunale prescindendo da un confronto con l’associazione delle vittime dell’amianto e contro la loro volontà. Di merito, perché, la rinuncia a costituirsi parte civile prima ancora che sia stata pronunciate la sentenza di primo grado assume un valore simbolico offensivo per i 1.800 morti a causa dell’amianto, per le loro famiglie e per un’intera comunità che è stata vittima di una vicenda drammatica e che deve restare ‘moralmente unita’ come ha giustamente auspicato il Ministro Balduzzi». Pertanto, conclude Morgando «bisogna evitare di compiere scelte contrarie alla volontà dei familiari delle vittime e che possono venire interpretate come un tentativo di ‘barattare’ l’esigenza di giustizia con un vantaggio di tipo economico». Non è stato commesso alcun "grave errore" Sullle dichiarazioni di Morgando arriva una replica di Flavio D'Andria, portavoce del sindaco Giorgio Demezzi: «Ad onor del vero è doveroso precisare che, al momento, non è stata accettata alcuna offerta e di conseguenza non è stato commesso alcun "grave errore"». Nella foto il ministro Renato Balduzzi alla trasmissione "L'infedele" di Gad Lerner

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Stefania Lingua

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