Vincere la flavescenza dorata eliminando gli incolti
Da oltre 10 anni la viticoltura piemontese deve far fronte alla flavescenza dorata, malattia dall’andamento epidemico compromettente la produzione delle viti colpite.
Originata da un fitoplasma, la malattia viene trasmessa da un insetto, lo scafoideo (Scaphoideus titanus Ball), il quale si nutre della linfa delle viti e, effettuando in successione punture di nutrizione su piante malate e viti sane, trasmette la malattia.
La società Hastae, la quale raggruppa alcune aziende vitivinicole piemontesi di rilievo (Michele Chiarlo, Braida, Prunotto, Vietti, Distilleria Berta), ha sentito la necessità di rilanciare la ricerca, cercando di approfondire ulteriormente la conoscenza della malattia attingendo informazioni in Francia, dove storicamente il contrasto alla lavescenza dorata ha raccolto maggiori risultati.
Tale iniziativa ha riscontrato il forte interesse dell’assessorato Agricoltura della Regione: con il supporto tecnico del settore Fitosanitario Regionale e con il coordinamento scientifico dell’Istituto di Virologia Vegetale del CNR di Torino, nella primavera di quest’anno è stata effettuata una visita di tecnici nella Regione Languedoc – Roussillon, presso la quale era anche presente il servizio Fitosanitario Svizzero, con il fine di confrontarsi sulle modalità di lotta e sul controllo della malattia nei tre Paesi.
L’epidemia di flavescenza è esplosa in Piemonte nel 1998 e in breve, a partire dai primi focolai nei colli tortonesi, ha interessato l’areale viticolo della Provincia di Asti e Alessandria; la situazione è divenuta progressivamente più critica: il 2010 ed il 2011 sono stati anni di grave recrudescenza nonostante l’apparente regressione della malattia nel periodo 2006–2009.
Poiché la malattia interessa tutte le varietà (con maggior incidenza su alcune tipologie di vitigni), il rischio è quello di andare incontro a un progressivo degrado e abbandono di alcune aree del patrimonio viticolo piemontese.
Il confronto con i tecnici francesi della FREDON (Federazione Regionale per la Difesa dagli Organismi Nocivi) ha permesso di capire come sia stato possibile convivere con la malattia per oltre 20 anni, senza riuscire a eradicarla completamente, ma evitando di arrivare a un collasso drammatico della viticoltura.
Gli aspetti più significativi emersi dalla visita in Francia sono stati la conferma delle strategie tecniche adottate in Piemonte e la possibilità di conoscere l’organizzazione della lotta sul territorio Transalpino: l’aspetto innovativo della modalità di azione della FREDON consiste nel volontariato dei viticoltori e di comuni cittadini i quali operano in prima persona; nel caso della flavescenza dorata essi monitorano la popolazione dell’insetto vettore, segnano le viti malate e, in alcuni casi, procedono alla loro eliminazione.
In Francia, dunque, a livello locale tutti sono coinvolti con un grande senso di responsabilità comune e i viticoltori usano il monitoraggio del vettore per prendere decisioni.
Conseguentemente alla scarsa presenza di terreni incolti in Francia - attribuibile senza dubbio a un’attenta cura del territorio e a un clima più mite in quella regione - il fenomeno del portainnesto inselvatichito si manifesta in modalità meno vigorosa rispetto alla realtà piemontese.
In ogni caso, i tecnici francesi hanno fortemente condiviso l’opinione della delegazione italiana secondo la quale l’eliminazione degli incolti con vite sia una condizione assolutamente necessaria al contenimento della malattia.
Il problema dei vigneti abbandonati è largamente diffuso nel Monferrato e nel Roero, costituisce tanto un problema tecnico, quanto un problema paesaggistico e di percezione del territorio da parte del mondo viticolo.
Tali appezzamenti possono diventare aree di rifugio e di moltiplicazione per l’insetto vettore della malattia, dal quale lo stesso può poi spostarsi per raggiungere i vigneti coltivati. Inoltre il diffondersi dei vigneti abbandonati crea nei viticoltori professionali un senso di inutilità di ogni contrasto all’epidemia.
Poiché l’abbandono dei vigneti è dovuto a cause demografiche, sociali ed economiche, è fondamentale che si intervenga a livello pubblico/privato per promuovere una nuova modalità di manutenzione del territorio agricolo, rivitalizzando la manutenzione territoriale, rendendola redditizia o comunque conveniente all’operatore.
Altro punto fondamentale è il controllo del materiale utilizzato dai vivaisti e una maggior omogeneità nell’esecuzione dei trattamenti insetticidi.
Sicuramente verrà mantenuto il sostegno alla ricerca scientifica che la Regione Piemonte ha attivato fin dall’inizio dell’emergenza.
«La Regione seguirà con molta attenzione il processo di revisione della Politica Agricola Comunitaria attualmente in atto con il fine di mettere sul tavolo della discussione il problema della manutenzione del territorio viticolo e indirizzare opportune risorse in questa direzione - ha commentato l’assessore Regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto - la Regione inoltre vuole sostenere le iniziative locali di lotta contro la flavescenza dorata. L’esperienza francese dimostra che il problema necessita di essere affrontato con la partecipazione dei viticoltori. Le comunità locali possono e devono valorizzare, con il coordinamento delle amministrazioni comunali, il grande patrimonio di esperienza disponibile sul territorio, costituendo gruppi in grado di individuare le emergenze presenti e di agire in modo capillare anche attraverso la persuasione, il coinvolgimento e la pressione sociale sugli inadempienti. In questi giorni il servizio fitosanitario regionale sta lavorando per ottenere la collaborazione dei Comuni nella realizzazione di progetti pilota che rendano più efficaci le azioni anche alla luce delle modifiche di legge che abbiamo approvato ultimamente».