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Al processo Eternit lunedì un ingegnere e il contabile dell'azienda

Un’altra puntata dedicata a Rubiera, con l’intervento del sindaco del Comune emiliano e il presidente della Regione Emilia Romagna. Continua lunedì con la tredicesima udienza il processo Eternit di Torino, che vede imputati lo svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de la Marchienne accusati dalla dalla Procura di Torino di disastro doloso continuato e inosservanza delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro. L’udienza di lunedì potrebbe presentare qualche interessante sviluppo relativamente al rilievo e al ruolo degli svizzeri nell’Eternit. La Procura chiamerà infatti a deporre Silvano Benitti, ingegnere, che lavorò per la Eternit da metà degli Anni Settanta. Il suo ruolo di dirigente potrebbe averlo portato a contatto con dirigenti e azionisti e dalle sue dichiarazioni potrebbe emergere dunque in modo più chiaro quale fosse l’organizzazione della società, così come potrebbero emergere maggiori informazioni relativamente agli investimenti sugli aspetti produttivi e sulle fibre alternative all’amianto. Altro teste che verrà chiamato a deporre dalla Procura della Repubblica Fabrizio Longone ex responsabile amministrativo di Eternit a Genova, dal 1979 al 1986. Anche in questo caso sarà interessante capire chi erano i suoi interlocutori, se e con chi aveva rapporti di subordinazione, se aveva il compito di relazionare solo a responsabili italiani o anche in qualche caso agli svizzeri. Testimoni senza voce E per quanto riguarda le testimonianze raccolte dalla Procura non sono stati - almeno per il momento - ammessi i verbali di persone sentite dalla pubblica accusa in fase di istruzione del processo e che nel frattempo sono purtroppo decedute. La Procura all’ultima udienza aveva chiesto che fossero acquisiti agli atti, ma da parte della difesa del barone de Cartier c’è stata opposizione, accolta dal presidente del tribunale Giuseppe Casalbore. Una scelta coerente con le regole del processo stabilite dal Tribunale: due testimoni per ogni capitolo di prova. Se poi il tribunale lo riterrà necessario, integrerà le liste dei testimoni. Una indicazione che la Procura aveva inteso limitatamente alle deposizioni in aula durante il dibattimento e che invece il presidente ha spiegato essere da interpretare in senso più estensivo. Testimoni che dunque - purtroppo - resteranno senza voce. Una mossa, quella della difesa, solo apparentemente in contraddizione con la richiesta iniziale di convocare tutte le parti lese assumendo così al processo 3-4000 testi da sentire a uno a uno e dilatando in maniera imprevedibile i tempi. In questo caso dai verbali avrebbe invece potuto venire ulteriore conferma del quadro accusatorio delineato dalla Procura. L’informazione e internet Intanto al processo da parte delle parti lese si coglie una certa preoccupazione per la modesta copertura giornalistica da parte delle testate nazionali. Sempre la difesa de Cartier aveva chiesto e ottenuto in una precedente udienza che venisse sospeso il collegamento in streaming su internet, e sempre in base a ragioni procedurali, visto che il collegamento poteva potenziali testimoni nella condizione di seguire il dibattimento prima di essere sentiti. Ma che ha anche l’effetto di restringere l’informazione su quello che è uno dei più grandi processo a livello europeo per morti sul lavoro e forse - anche - per inquinamento territoriale.

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Monica Quirino

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