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Una svastica sulla lapide che ricorda anche Leonardi

Aggressioni, blitz e sfregi. Sono circa una settantina gli episodi che nell’ultimo mese e mezzo il Viminale ha attribuito alle frange dell’estrema destra italiana. Tra questi c’è anche quello di mercoledì - in via Fani, a Roma - dove è stata deturpata con una svastica e una frase («A morte le guardie») la lapide - in fase di ristrutturazione - che ricorda i nomi dei componenti della scorta di Aldo Moro, tutti morti nell’attentato del 16 marzo 1978.

Tra loro c’era anche Oreste Leonardi, carabiniere nato a Torino e cresciuto ad Ozzano. Leonardi - figlio di un Brigadiere di stanza in Monferrato tra gli Anni ‘30 e ’40 e che perse la vita durante la Seconda Guerra Mondiale - aveva passato l’infanzia e parte dell’adolescenza al Lavello prima di trasferirsi altrove e cominciare la carriera nell’Arma. Carriera che lo aveva portato a diventare caposcorta (e, si dice, anche confidente) di Aldo Moro. Il 16 marzo del 1978 il militare era seduto sul sedile anteriore destro della Fiat 130 sulla quale viaggiava anche il presidente del Consiglio. In via Fani, Leonardi, fu il primo ad essere colpito a morte.


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Stefania Zanatta

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