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A Cocconato d'Asti

Un bilancio più che positivo per Cocco Wine 2023

Circa quindicimila degustazioni nello scorso weekend

A Cocconato d'Asti la kermesse organizzata da Go-Wine

Si è conclusa con successo la XXI edizione del Cocco Wine, organizzata da Go-Wine a Cocconato d’Asti, contando su un’alta affluenza di winelovers (con circa 15mila degustazioni) e un largo gradimento dell’offerta. Al taglio del nastro, il sindaco Michele Marchisio, con il Direttore dell’Atl Langhe-Monferrato e Roero Bruno Bertero, il Presidente di Go-Wine Massimo Corrado, Luigi Dezzani del Consorzio Riviera del Monferrato, una rappresentanza dell’Ats TargatoMurisengo&Dintorni e le forze dell’ordine locali con le associazioni di volontariato.

Ad aprire l’evento, la degustazione guidata di 8 etichette di Barbera d’Asti e d’Asti Superiore docg curata dalla sommelier Master Class Adua Villa e caratterizzata da un articolato commento dialogico con i relativi produttori cocconatesi, quale piacevole occasione di condivisione e di confronto qualificato. Prima etichetta dell’enoica carrellata sensoriale è stata la Barbera d’Asti 2021, dell’azienda biologica e biodinamica Maciot, prodotta su un areale a 465 metri s.l.m. e normalmente interessata da un anticipo di vendemmia, seguita da un’altra annata 2021, ma dell’Azienda Agricola Marovè, invece, caratterizzata da vendemia tardiva e prodotta su terreni calcarei.

In successione, poi, quella di Nicola Federico (in conversione bio) derivante da un vigneto di terra bianca molto calcarea; annunciata, in anteprima, anche un veniente Metodo Classico di Barbera/Chardonnay). La prima batteria di Barbere d’Asti 2021 è stata accomunata per “altitudine, freschezza e sapidità”, così come apprezzata dalla Villa. Ad aprire la batteria dei Superiori, invece, una 2021 di Cecilia Zucca del Poggio Ridente (il cui claim è: vini bio per scelta) affinata in tonneaux e curata dal marito enologo Dezzani, che esprime un vino contemporaneo: espressione di un presente contemporaneo senza tramonto.

A seguire, la Superiore “Four Rapet” (gioco di parole tra inglese e dialetto) 2020 di Maciot, mentre per Nicola una 2019 affinata per 18 mesi in barriques di secondo, terzo e quarto passaggio. Proveniente dalla Faglia Termu Furà (pietra di confine bucata) è stata la Cocconito 2019 del Benefizio, ricavata da un terreno caratterizzato da stratificazioni ravvicinate e alterne di marna e sabbia, ove sono presenti viti plurisecolari. Curiosa l’etichetta riproducente l’araldica vescovile del Benefizio (il vigneto fu del Vescovo di Casale Monferrato), col Cristo sostituito da un grappolo d’uva.

A chiudere la seconda batteria, ancora, Poggio Ridente con San Sebastiano 2018 passato in barrique di secondo passaggio. Denominatore comune per tutte le produzioni degustate è stata l’unicità dei vigneti impiantati ad altitudini over 350 metri sul livello del mare, fuori da nebbia autunnale e afa estiva, che ben rendono l’idea del nickname di Cocconato qual è “Riviera del Monferrato”. E in un mercato diviso tra chi predilige produzioni giovani, semplici e freschi, dettati anche dal cambiamento di modalità di stare alla tavola (veloce e con piatti meno importanti), che rappresentano un trend crescente e chi, invece, ricerca vini maggiormente strutturati ideali anche per meditazione e/o chiacchiera, il mondo del vino continua ad essere affascinante, articolato e sconfinato.


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