Complice nel sequestro Monti: chiesti 18 anni di reclusione per l’imprenditore arrestato
Diciotto anni di reclusione. È la richiesta avanzata nell’udienza preliminare dal pubblico ministero Paolo Cappelli nei confronti di Mauro Bernardinello, il 45enne impresario casalese arrestato nell’ottobre scorso nell’ambito delle indagini relative al sequestro di Edoardo Monti, avvenuto in Russia nell’inverno 2012 ad opera di una banda locale. Nel processo, che si svolge con rito abbreviato davanti al gup Giuseppe Marra del Tribunale di Torino, Bernardinello è accusato di concorso in sequestrodi persona a scopo di estorsione.
La vicenda avvenne nel febbraio dello scorso anno e si concluse nel volgere di qualche giorno con il rilascio del giovane casalese senza che la famiglia pagasse alcun riscatto. Ma ci fu un risvolto sconvolgente che costò la vita al padre del rapito, l’avv. Paolo Monti, stroncato da un infarto durante le fasi concitate delle trattative per il rilascio di Edoardo: lo stress e l’ansia per la sorte del suo unico figlio gli furono fatali. L’impresario casalese ha consegnato al giudice una memoria nella quale chiede scusa alla famiglia Monti. Bernardinello ammette di aver partecipato all’organizzazione del rapimento ma di averlo fatto sotto minaccia.
Fu proprio lui che si presentò nella casa di via Lanza del noto avvocato casalese annunciando che suo figlio - con il quale aveva coltivato un’amicizia – si trovava nella mani dei banditi che lo tenevano in ostaggio in un alloggio a San Pietroburgo, la seconda città della Russia, dove Edoardo Monti soggiornava da qualche tempo per motivi di lavoro e dove lo stesso impresario casalese viveva da alcuni anni.
Mauro Bernardinello aveva spiegato di essere stato appositamente liberato dai sequestratori che lo avevano inviato a Casale per chiedere il riscatto alla famiglia, obbligandolo al ruolo di intermediario nella trattativa: 300mila euro era la richiesta di riscatto. Paolo
Monti prese tempo e avvertì le forze dell’ordine. I primi ad accorrere erano stati il dirigente del Commissariato di Casale, Athos Vecchi, con gli agenti della sezione investigativa, e il collega della squadra mobile della Questura di Alessandria, Domenico Lo Pane, raggiunti a breve dagli agenti dello SCO (Sezione Criminalizzata Organizzata) della Questura di Torino. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Torino, si avvalevano della collaborazione dell’Interpol e del coinvolgimento dei servizi di polizia russi. Dopo una serie di trattative - avvenute costantemente sotto il controllo degli investigatori - non veniva consegnata alcuna somma di denaro. Alle prime luci dell’alba, nel giorno in cui Bernardinello rientrava in Russia, Paolo Monti moriva per infarto. Atterrato a San Pietroburgo, Bernardinello veniva fermato: poche ore più tardi Edoardo Monti veniva liberato e si presentava al Consolato d’Italia.
Dalle risultanze investigative Bernardinello, a ottobre, veniva fermato alla Malpensa, durante un suo rientro in Italia e dopo l’interrogatorio dei magistrati, arrestato e trasferito nel carcere “Lorusso – Cutugno” di Torino.