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  • 03 febbraio 2022
  • Casale Monferrato

Intervista

«Le scuole siano veri e propri college»

Parla Riccardo Calvo, dirigente scolastico dell'Istituto Balbo

A riportare la scuola al centro dell’attenzione è il dirigente scolastico dell’Istituto Balbo Riccardo Calvo il quale, al futuro, anticipa l’urgenza di un rinnovato e riqualificato presente, per una scuola parte integrante e imprescindibile della vita dei giovani. Una scuola che non tolga ma aggiunga. Una scuola impostata sul modello totalizzante del College. 

Com’è cambiata la scuola nel tempo della pandemia rispetto alla dimensione studente e quali le iniziative per recuperare le fragilità psicologiche?

La consistente perdita di un pezzo dell’esperienza scolastica è innegabile. La chiusura delle scuole è stata anche e soprattutto l’impossibilità di andare verso gli altri, con il conseguente impoverimento di linguaggi, non solo scolastici e culturali. Una deprivazione emozionale, causata anche scomparsa progressiva di altre agenzie formative. Eppure, il forte disagio vissuto dai giovani pare essere stato dimenticato, così come la necessità di porvi rimedio attraverso scelte strategiche ed economicamente consistenti. Di contro, c’è anche un dato positivo su cui riflettere. La penuria di scuola, la forzata virtualità degli apprendimenti e l’obbligato isolamento hanno comportato una presa di coscienza della grandezza e dell’importanza della scuola. Famiglie e società ne hanno potuto soppesare il valore specifico, quasi esclusivo. Quest’anno, al Balbo abbiamo messo a punto tanti progetti, soprattutto per i ragazzi in entrata e del biennio. Parlo, tra gli altri, dei “Laboratori per la gestione dell’ansia e per imparare un metodo di studio” e dei corsi di recupero individualizzati in affiancamento agli sportelli d’ascolto psicologico.

Come dovrebbe essere la scuola in una dimensione sempre più europea?

L’Italia non ha bisogno di imitare l’Europa per quanto attiene il percorso formativo dell’istruzione superiore (i nostri giovani all’estero si fanno onore), ma di riflettere sul processo di socializzazione dei giovani per la costruzione del cambiamento e sugli investimenti sostanziali degli spazi scolastici. Penso a scuole in presenza e sempre aperte. Veri e propri College, con impianti sportivi, strutture per la socializzazione, il teatro, la musica, le arti e la mensa. Solo allora potremo ragionare, con lungimiranza, sugli orari e sull’eliminazione del sabato; solo così potremmo intersecare in modo coerente i processi di apprendimento con i bioritmi dei ragazzi, con la promozione della socializzazione e con gli appuntamenti educativi della città.  

Perché il liceo?

Il liceo è la strada più lunga che si trasforma nella via più breve ed efficace per arrivare prima al successo formativo. E’ un modello per portare bene a termine i processi della conoscenza e per una formazione culturale che unisca, senza dicotomie, il sapere scientifico e quello umanistico. Una formazione che non sia settoriale, ma con l’ambizione di forgiare la vita emozionale degli studenti e l’apprendimento di un linguaggio complesso, oggi sempre più raro. Al Balbo il metodo non è la meritocrazia, ma l’impegno per la costruzione autentica delle pari opportunità, senza le quali vincono sempre gli stessi, mortificando gli altri. Una scuola che diventi ascensore sociale aiutando tutte, indistintamente, a colmare le proprie possibilità. Senza nulla togliere agli altri percorsi formativi, un liceo che apre all’Università favorendo autonomia e libertà anche in un contesto mondiale. I vantaggi professionali sono elevatissimi, ma ciò che conta di più è la voglia di dare senso all’esistenza individuale e collettiva. Per noi, i veri “campioni” sono gli studenti sostenuti da una grande forza di volontà e dalla voglia di fare qualcosa di buono per il mondo.


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