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Commemorazione

Vignale Monferrato ha ricordato l'Alpino Italo Gianolio

Lo scoprimento della lapide domenica scorsa al Parco della Rimembranza

Un momento della cerimonia di domenica scorsa

Solenne scoprimento, questa domenica, al Parco della Rimembranza, della lapide in ricordo dell’Alpino e Benefattore Italo Gianolio di Borgosesia, scomparso il 3 aprile 2022, all’età di ottant’anni. La cerimonia, promossa dalle Penne Nere vignalesi, ha chiamato all’appello, fra le autorità convenute, il Sindaco Tina Corona il Presidente del Gruppo Alpini di Casale Gianni Ravera, ed è stata accompagnata dalla Banda Musicale Castelrossese che ha condotto i partecipanti in corteo verso Piazza Mezzadra e quindi alla Parrocchiale di San Bartolomeo, dove è stata celebrata da Don Andrea Tancini la Santa Messa. Nato nel 1942 a Guardabosone, Italo Gianolio si trasferì nella vicina Borgosesia nei primi anni Cinquanta, risiedendo in frazione Calco Inferiore. Lavorò nell’impresa edile di famiglia. Dall’unione con la moglie Rosangela Balzarini aveva avuto i figli Gian Luca e Michaela. A Borgosesia si distinse come Consigliere Comunale e presidente del centro incontro Fratelli Allegra, con il quale aveva coordinato i progetti “Nonni volontari per la città” e “Mensa amica” in sinergia con la Caritas. Iscritto e operante negli Alpini di Casale, che nel 2016 lo hanno onorato con il distintivo d’oro, Gianolio adottò, grazie all’intermediazione della Casa vercellese delle Suore di Loreto, due bambini ad Isiolo, in Kenya: un’esperienza che lo avrebbe condotto a fondare la Onlus “Un villaggio per amico” e a recarsi di persona nel villaggio del paese subsahariano per verificare, e anche contribuire in prima persona, alla realizzazione dei progetti. Infine, a sublimare e premiare il suo attivismo, l’operosità e la benemerenza in campo sociale, il conferimento, nel 2015, del titolo di Cavaliere della Repubblica.

Nella fattispecie vignalese, Italo Gianolio aderì alla completa rigenerazione del monumentale Parco della Rimembranza, conclusasi nel 2007 a seguito di un cantiere di interventi che aveva racchiuso, fra l’altro, il rifacimento dell’altare, la sistemazione dei muri a secco e il recupero delle lapidi in memoria dei militi caduti e dispersi in entrambi i conflitti mondiali. Legò, peraltro, la sua notorietà e il volto gioviale alla barba bianca e agli abiti di Babbo Natale che lo avevano reso celebre e amato da grandi e piccini fra le due sponde della Valsesia e del Monferrato.

«Italo Gianolio è stato un grande interprete di quella che noi chiamiamo “Alpinità”, uno stile di vita che non conosce confini – ha ricordato, nella sua orazione commemorativa, Gianni Ravera - Lo ha fatto in ogni dove e con ogni persona con cui si è relazionato. Non era un uomo banale: era di poche parole, ma di molti fatti. E quelle poche parole le sapeva usare molto bene. Ha lasciato un segno, una testimonianza ad ogni suo passaggio: quelli di Italo erano segni di concretezza verso il prossimo, sia in Africa che nella sua natia Valsesia».


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Augusto Olearo

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