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Il capitano Orlando Orlandi

“Comandante di alta moralità, trascinatore di giovani, stimatissimo dal popolo della sua giurisdizione. [...] Il comandante Ronco fu sempre soldato con i soldati, consigliere con gli ufficiali, instancabile nel lavoro, intrepido in combattimento. La sua la sua attività partigiana rifulge in tutto il Monferrato perchè l'Orlandi non si limitò alla lotta contro i nazifascisti, ma aiutò in tutti i modi le popolazioni della sua giurisdizione”. Così si legge nel “Verbale della X Divisione sull’attività partigiana del comandante Rinaldo Ronco”, redatto a Casale il 2 luglio 1945, uno dei tanti documenti contenuti nel libro “Il Capitano Orlandi (la vera storia del Distaccamento Fox)”, pubblicato dalla casa editrice Montedit (Melegnano, 2011). La biografia, scritta da Ermanno Ronco sul filo conduttore delle memorie del padre cui è dedicata l’opera nel centenario della nascita, ricostruisce con ricchezza di documentazione grafica (Archivio della famiglia Ronco) e fotografico (Archivio Pierangelo Torielli di Casale Monferrato) la storia della prima formazione partigiana della Val Cerrina, “costituita la mattina di sabato 22 aprile 1944” dopo i due incontri preparatori di Solonghello nella casa di Leandro Barioglio, detto “Leandrin” e nei pressi del ristorante di Mario Brusasca, familiarmente noto col nomignolo di “Mariulun”. «Anagrammando il mio nome, - si legge nel diario - presi quello di “Orlando Orlandi”; ed alla mia banda diedi per insegna un drappo rosso, a forma di triangolo, con in mezzo la parola “Fox”: era mia intenzione di agire accortamente, con astuzia, evitando scontri in campo aperto; di colpire il nemico con attacchi di sorpresa; e di continuare così finché non fossimo stati più forti». Formata da una decina di uomini, tra cui lo studente Vittorio Barioglio e il tipografo Enzo Coppo che diedero vita al foglio ciclostilato “Scintilla”, la banda era accampata alla cascina Giampè nella casa di Celestino Gabiano, poi abbandonata per evitare rischi a colui che li aveva accolti. Nel frattempo, accresciuti di numero, i garibaldini raggiunsero la minuscola frazione di Monte Sion, accampati nel bosco poco distante da una casetta di tufo disabitata, ma la necessità di trovare un riparo al gelo invernale impose un nuovo trasferimento, a metà agosto, nella casa disabitata di proprietà dei genitori, alle cascine Maroli, così descritte nelle memorie di Rinaldo Ronco. “Maroli è in alto, in mezzo ai boschi, fra Casalino e Castelletto Merli. Vi abitavano tre famiglie, brava gente, le cui case sono attaccate l’una all’altra. La mia era l’ultima: aveva tre stanze, il fienile ed un portico. In fondo al cortile c’era un pollaio seminterrato con finestra, e con tetto di coppi: vi mettemmo un tavolino e due sedie, ed in un angolo la nostra bandiera. Era l’ufficio del Comando. Ora avevamo le maglie rosse, di lana, fatte confezionare da una magliaia di Casalino, la signorina Albina Secco; e ciò fu possibile perché i Sinaccio di Casale, proprietari di una segheria, mi avevano fatto avere centomila lire per mezzo di un loro dipendente, Dario Balbi di Mombello, mio amico”. Nella minuscola sede del comando, Orlandi incontrò diversi capi della Resistenza, tra cui l’avv. Juliani del CLN di Torino, il comandante Antonio Olearo, detto Tom, la staffetta partigiana Dea Rota di Sala Monferrato e il prof. Edoardo Martini, comandante delle formazioni Patria, oltre ad un maggiore tedesco in borghese, accompagnato da un prete, per eventuali scambi di prigionieri. Il gruppo stanziato nel territorio di Mombello era formato da una ottantina di uomini agli ordini di Orlandi, divisi in due battaglioni: quello che aveva sede a Maroli, dove c’era il comando, e l’altro alla cascina Bertola, poco distante, comandato da Angelo Zava, detto “Nino”. Ma, nel mese di ottobre, le cascine Maroli furono attaccate da una colonna motorizzata nazifascista, distrutto tutto il materiale, le case incendiate, anche se grazie alla posizione strategica e al posto di blocco di Pierino Scalvenzo, gravemente ferito nella sparatoria, i partigiani riuscirono a fuggire nei boschi, mettendosi in salvo per partecipare ad ulteriori iniziative tra cui l'11 novembre 1944 sulla salita di Ozzano, un deciso attacco contro una colonna motorizzata fascista forte di circa ottanta uomini alla testa di una sessantina di garibaldini della Brigata Fox. Itinerario partigiano e testimonianze In un luminoso sabato d’inverno appuntamento a Mombello con Ermanno Ronco autore del libro su Orlando Orlandi, suo padre (vedi altro articolo del prof. Roggero). La nostra è un’anteprima e ne siamo grati all’autore che incontriamo sulla scalinata del Municipio, dietro il campanile della parrocchiale; primo flash back storico; qui avvenne il rastrellamento del 19 novembre 1944 e il ricordo va al segretario comunale scambiato per il suo fisico esile per Orlando Orlandi e, messo al muro con gli altri compaesani, se l’era vista brutta. Sugli spalti c’era una mitragliatrice che controllava la popolazione ammassata nella piazza, quella che allora era di fronte al monumento ai Caduti. La scalinata porta anche a destra alla chiesa parrocchiale dove Rinaldo Ronco il massimo capo partigiano della zona a volte si trovava alla messa domenicale avendo magari come vicino uno dei Tornielli, nota famiglia casalese con residenza anche al palazzo di Mombello. I Tornielli erano tre fratelli Giovanni l’avvocato, Vittorio l’ingegnere e un terzo detto il cavaliere. Ermanno da una cartellina estrae un dattiloscritto battuto con una Olivetti lettera 32, i diari, con firma autografa del padre. Poi prima tappa al cimitero posto panoramico dove si vedono la chiesa di S. Anna di Ilengo, Pozzengo e il Monte Sion, seconda base dei partigiani di Ronco. Alla tomba di famiglia è sepolto Rinaldo, nastro azzurro della Resistenza a fianco della mamma Vittoria. Scendiamo a valle per raccogliere la testimonianza di Eugenio Garoppo. Da aggiungere che un suo zio Giuseppe Garoppo di Tonengo era un prete partigiano e ha partecipato alla sfilata della Liberazione di Torino Ricorda un episodio del 15 ottobre 1944. Lui era piccolo e quel mattino giocava nel cortile: ‘‘Arrivano un autoblindo e un camion di repubblichini e tedeschi, scendono tre uomini con una mitragliatrice, che piazzano di fronte a casa dove c’era il peso pubblico, c’era anche un forno da cui hanno preso del pane fresco. Nelle stalle era seminascosto un carro di armi, uno dei repubblichini lo vede e non dice niente’’. Nel frattempo arriva Ronco (‘‘sarebbe poi diventato il mio maestro di scuola e dopo andavamo assieme a caccia’’), con l’intenzione di catturare i tre militi e soprattutto la mitragliatrice, ma si ferma di fronte al pericolo di una rappresaglia nei confronti della popolazione civile. ‘‘Lasciato il posto di blocco i repubblichini si dirigono in alto verso Maroli dove si sente una prima scarica di mitra , è quella che ferisce Scalvenzo....’’. E rivediamo quei luoghi. Partiamo per Casalino di Mombello dove in una casa del centro ci aspetta Arturo Verrua classe 1929. Con lui saliamo verso Maroli, strada asfaltata, poi sterrata, breve tappa alla curva dove “Pierin dla Mula” (soprannome di Scalvenzo) ha bloccato i tedeschi rimanendo ferito. E siamo a Maroli. La cascina dove c’era il comando è stata demolita. Rimane ancora un vecchio casale (ne esce e ci saluta il signor Pietro) e una dimora di campagna abitata saltuariamente da milanesi. La vista è a 360 gradi, il ''solito'' valore aggiunto del Monferrato. Arturo conosce bene il posto perché era il panettiere dei partigiani: ‘‘Quando ho sentito sparare e ho visto camion e autoblindo sono scappato protetto dalla nebbia (qui una volta c’erano boschi vigneti, l'idea è che in un attimo riuscivi a nasconderti, ndr). I nazifascisti giunti a Maroli hanno preso i buoi e incendiato tutto. Al ritorno si sono fermati a casa mia, dove c’era solo la mamma, hanno chiesto sigarette che non aveva, ma miracolosamente si sono accontentati di caramelle’’. Per saperne di più. Rinaldo Ronco (‘Orlando Orlandi’, Mombello 1910-1991) è stato comandante della X Divisione Garibaldi. Croce al valor militare per l’attacco di Ozzano (11 novembre 1944). Sposato nel 1946 con Chiarina Berrone di Mombello (classe 1920), figli: Ermenegildo (1947-2010), Paola (1948), Ermanno (1956), Marialuisa (1963). -Il libro di E. Ronco è disponibile alla Coppo di via Roma a Casale e alla Italia di Trino

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