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Framar riapre la trattativa? Incontro fra lavoratori e proprietà per evitare le vertenze

Potrebbe esserci una svolta positiva per la Framar dopo la forte situazione di tensione che si era creata prima delle ferie estive, con 36 dipendenti pronti ad avviare una vertenza nei confronti del patron Renzo Bruni da un lato, e la proprietà che prospettava dall’altro come unica via d’uscita rispetto di mettere l’azienda in liquidazione. Una situazione frutto anche della assenza di comunicazione. Già l’intervista rilasciata da Bruni prima della chiusura aveva lasciato molti sconcertati e, si attendeva pertanto un incontro chiarificatore, avvenuto proprio in questi giorni. Bruni sembrerebbe aver fatto marcia indietro rispetto alla posizione iniziale, e sebbene non in maniera diretta, questo sarebbe emerso dall’incontro con l’RSU ed alcuni lavoratori, oltre che dai commenti rilasciatici da lui stesso ieri pomeriggio. «Il rilancio dell’azienda continuerebbe a passare anche attraverso al taglio provvisorio di alcuni costi come 14° mensilità e “istituti” - ha ribadito Bruni - che, per un 4° livello, preso a campione, corrisponderebbe a circa 150 euro al mese in meno», ma, a differenza di quanto si era inizialmente compreso, ai lavoratori l’azienda riconoscerà il 60% e non il 30%. Ovvero, ha proseguito Bruni, sempre prendendo come riferimento un 4° livello, su 150 euro dovrebbe effettivamente rinunciare all’incirca a 40 euro al mese, recuperando la differenza di 110 euro attraverso bonus di 5 euro al giorno erogati in base alla presenza (con deroga a favore di quei lavoratori lungamente assenti per cause di forza maggiore come la salute). Insomma una situazione ben diversa rispetto a quella che aveva indotto i lavoratori a pensare alla vertenza come unica via d’uscita, anche a causa dell’impossibilità di comprendere i disegni della proprietà sul futuro aziendale. «L’azienda può riprendersi - ritiene Bruni, che si attende segnali positivi già entro l’anno - se ci sarà la collaborazione di tutti. Credo fermamente nel rilancio e c’è l’intenzione di fare investimenti sui macchinari e sui terreni qui vicini di proprietà». Sorpreso anche il sindacato, che si è visto tagliare fuori dalle “trattative”. «Come abbiamo sempre detto», ha rimarcato Mirko Oliaro della Cgil «siamo tuttora disponibili ed aperti a trovare un accordo ma, ufficialmente, a noi non è pervenuto nulla. Per ora Bruni ha comunicato solamente con i lavoratori». Intanto la prima udienza davanti al giudice di pace riferita alle 36 vertenze aperte è stata fissata per il 23 settembre. Se durante l’assemblea nei prossimi giorni i lavoratori decideranno di dare fiducia a Bruni (riconsiderando la proposta fatta che, andrà comunque ufficializzata con i sindacati, e ritireranno la vertenza) il pericolo della messa in liquidazione potrebbe essere sventato e, per l’azienda dell’elefantino alato, potrebbe aprirsi un nuovo capitolo .

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Lorena Balbo

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