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Casale, polo per l’autismo: «Per imparare a capire»

Un polo a Casale per l’autismo. È l’ambizioso progetto lanciato dalla rete formata da For.Al. e I Care Family Onlus con il patrocinio del Comune di Casale e del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.

Il progetto si articolerà in 40 ore di formazione gratuita rivolta al personale della scuola, ad operatori del sociale, a genitori di figli con spettro autistico e con disturbi dell’apprendimento: un convegno da 5, vari laboratori da 30 (che si terranno presso la sede casalese del For.Al.) e altre cinque di chiusura.

Prima tappa sarà, dunque, il convegno che si terrà sabato 15, dalle 8,30 alle 13,30 presso la Sala 3 di Cinelandia, dal titolo “Autism Spectrum Disorder e Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Approccio Psico-Pedagogico e Normativo”.

A intervenire saranno Marilena Zacchini, Laura Canevari, Maria Emilia Seira Ozino e Renza Marinone.

Ieri mattina, lunedì, è stato ufficialmente presentato il convegno con qualche anticipazione sull’intero progetto. «È un progetto che mi tocca il cuore – ha esordito Patrizia Melanti, numero 1 del For.Al. di Casale – perché da continuità a un lavoro che viviamo in modo molto sentito».

A seguire, Renza Marinone di I Care Family ha spiegato lo scopo del progetto: «La finalità è sensibilizzare il territorio e formare, insieme ad altri enti quali Asl e Università, professionisti competenti sull’autismo e professionisti che abbiano una “competenza diffusa” che si integri nei vari ambiti (scuola, riabilitazione, vita autonoma e magari anche tempo libero)».

Presente anche il sindaco Titti Palazzetti: «A Casale c’era bisogno di affrontare questo argomento. Ho avuto, come insegnante e come preside, tanti alunni autistici e conosco bene il senso di impotenza degli insegnanti per non riuscire a comunicare. Per questo il Comune approva e sostiene il progetto: è importante formare e supportare».

E su questa necessità di formazione è intervenuta, in conclusione, anche Enrica Bosio, presidente di For.Al.: «Sono orgogliosa di questo progetto come presidente, ma ancor più come portatrice di handicap. A chi mi chiede come faccio a vivere una vita normale rispondo: grazie alla formazione di chi mi ha aiutata e assistita. Il progetto è fondamentale: dobbiamo imparare a capire come “funzionano” i ragazzi autistici».


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