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Gesù è nato tra le persone che sbarcano a Lampedusa, poi la preghiera musulmana: ecco il Natale di don Ciotti

Sopra ad un tavolo divenuto altare c'è una bibbia raccolta sul fondo di un barcone giunto a Lampedusa dopo una delle tante tragedie che costellano i viaggi della speranza. Accanto, una candela marchiata Libera. Ancora una volta, come accade da anni, don Luigi Ciotti nella notte di Natale è salito sulla collina di Murisengo che ospita la comunità di Cascina Abele, per «saldare la terra con il cielo», per rendere omaggio alla «festa dei bambini», per «chiedere perdono». L'indifferenza sul banco degli imputati, l'amore e l'impegno sull'altare. «Questa è Betlemme – ha detto il prete antimafia – Questa sera, nella stanza a fianco, ho incontrato una giovane mamma con un neonato molto malato e lì ho incontrato Dio. In quel bambino c’è Dio». Un salvatore atteso come un grande sovrano ma nato tra gli ultimi, nato tra i poveri: «I primi a vederlo sono stati i pastori, non i potenti dell’epoca. Gesù è nato in un mangiatoia, tra gli umili, tra gli ultimi come quelle persone che sbarcano sulle nostre coste» ha detto don Luigi. «C’è spazio – ha chiesto – nei nostri cuori per ospitare il prossimo? C’è il rischio di non stupirci più, l’indifferenza e la rassegnazione stanno prendendo il sopravvento». Accanto a lui, dietro all’altare, diversi bambini ai quali spesso si è rivolto: «I dubbi sono più sani delle certezze, siamo chiamati a conoscere e a riflettere». Poi prende in mano quel testo sacro testimone di una tragedia: «Lampedusa, quel naufragio è figlio del naufragio delle coscienze». Per «saldare la terra con il cielo ci sono ancora molti passi da fare». Don Ciotti chiude chiamando accanto a sé un ragazzo musulmano al quale chiede di recitare una preghiera islamica: «Il dialogo tra le varie espressioni religiose lo si fa incontrandosi e camminando insieme».

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Marco Imarisio

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