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  • 28 giugno 2020
  • Casale Monferrato

Motori

La storia del “pilota-prof”: «Scelsi l’auto dopo il GP»

Sulla terra battuta di Morano a bordo della 500 gruppo 1

Estate del 1971. Carlo Monichino si appresta ad assistere con gli amici al leggendario Gran Premio di Formula 1 a Montecarlo. Fino a quel momento considerava la velocità come un aspetto lontanissimo dalla sua vita. «Per me la guida era quasi un suicidio», ci confessa. Ma dopo quella corsa le cose cambiarono e la vita del mitico prof di educazione fisica del liceo Balbo, prese una svolta. Incuriositi dalla vicenda gli abbiamo chiesto com’è andata a finire con i motori.

Allora dovette fare una scelta: andare in ferie o coltivare la passione dell’automobilismo. Ovviamente optò per la seconda. L’allora Motor Racing Club era stato fondato da diciotto amici, tra questi Cussino, Rovasio, Re. Si correva nell’area Vendo tra Coniolo e Casale Popolo, mentre il futuro autodromo (prima vera strada sterrata) sarebbe sorto tra Morano e Pontestura. «Vinsi quattro gare quell’estate, poi il prefetto di Alessandria stoppò le corse perché su terra battuta non potevano correre più di cinque auto», dice Monichino. Grazie all’intervento del ragioniere Verardi l’autodromo di Morano divenne finalmente una sede ideale per le corse e i motori. «La scuderia era composta da un pilota lomellino, che aveva un preparatore milanese, poi i locali Lino, Gigante e altri sei contendenti», racconta il prof di educazione fisica. 

Il GP d’italia a Morano?

Era uno spettacolo vedere gli spalti gremiti domenica dopo domenica, quasi tremila persone raggiungevano il paese monferrino. La macchina di Carlo era una 500 gruppo 1 (esistevano le categorie 850 e 1000, ndr). «Mi venne proposta la Formula Monza con Alberto Viale, ma alla fine scelsi di aspettare la costruzione dell’autodromo per continuare in loco», però il matrimonio nel ‘73 cambiò la vita. Una volta costruito,  Morano divenne un circuito sicurissimo. La Svizzera trasferì le sue gare nell’impianto dell’ing. Nosetto e addirittura l’avvocato Gianni Agnelli alzò la voce per trasferire il Gran Premio d’Italia da Monza a Morano. Una sicurezza l’asfalto monferrino. Dopo varie proposte di riapertura si arrivò a nulla di fatto.  

Nella foto, Carlo Monichino durante una premiazione nel 1971


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