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La lettera

«Questo è il tempo delle responsabilità e della riflessione»

Interviene Leonardo Deambrogio, studente dell’Istituto Superiore Leardi

«L’Italia si è fermata. Nell’epoca dominata dai social network, scopriamo che ci manca il contatto vero, faccia a faccia…». Parte da queste considerazioni la riflessione di Leonardo Deambrogio, studente della 3A AFM dell’Istituto Leardi e già vincitore delle Olimpiadi di Italiano 2019.

Nel giro di qualche settimana, tutto è cambiato. «Noi tutti, abituati a non fermarci mai, ad andare sempre ai mille all’ora, con un impegno dietro l’altro, all’improvviso ci ritroviamo chiusi nelle nostre abitazioni per colpa di un virus che, fino a un mese fa, ci sembrava spaventoso, ma allo stesso tempo molto lontano e che, invece, è arrivato anche nel nostro Monferrato».

A casa da scuola ma...

Restare a casa da scuola, talvolta, è stato un desiderio per molti studenti, ma ora che è diventata una condizione perentoria, le cose sono cambiate. «Ci accorgiamo come diventi difficile far passare intere giornate senza uscire da casa. Personalmente, vivendo in campagna, mi ritengo fortunato: quantomeno ho l’opportunità di poter trascorrere qualche ora all’aria aperta in cortile». 

Affacciandosi alle finestre e seguendo le immagini in tv, tutto pare surreale. «Nessuno davanti alle scuole e nelle palestre, vie deserte in città, negozi con le serrande abbassate,  strade insolitamente silenziose. La tecnologia ci offre la possibilità di tenerci in contatto, ma non è la stessa cosa». 

Lo stop imposto, tuttavia, aprirebbe nuove opportunità: quelle della riflessione. «Questo è il tempo di riflettere, per chiederci se davvero ha senso correre tutto il giorno, tutti i giorni, senza mai un momento di pausa per pensare se la direzione della nostra corsa è quella giusta; andando sempre così veloci rischiamo di perderci qualcosa di bello lungo la strada. Forse ci accorgeremo che ciò che ritenevamo fondamentale non è poi così importante, e che, invece, quelle cose a cui davamo poco valore sono in realtà indispensabili».

È anche il tempo delle «responsabilità verso se stessi e, soprattutto, verso gli altri e verso le categorie a rischio. C’è una cosa che non riesco a capire e a sopportare: che qualcuno si senta libero di fare ugualmente tutto ciò che vuole, libero di non osservare le precauzioni, di andare a fare la spesa tre volte al giorno per potersi fare un giro in città. E, ancora peggio, non sopporto sentir dire che intanto muoiono solo gli anziani e quelli già malati, come se quelle vite valessero meno delle altre, come se le persone malate e anziane non avessero diritto a vivere anche solo un anno, un mese o un giorno in più».

Il dovere di resistere

Incoraggiante e lodevole, invece, quella parte sana e responsabile dell’Italia: «Unirsi nel canto dell’Inno di Mameli appendendo bandiere ai balconi, simboleggia la solidarietà di cui il nostro popolo è capace, per sostenere e ringraziare tutti coloro che combattono in prima linea contro il nemico comune e per essere pronti a far ripartire l’Italia quando l’emergenza sarà finita. Le regole sono difficili da rispettare, ogni giorno che passa ci viene sempre più voglia di uscire, di incontrare gli altri, ma dobbiamo resistere. Ce la faremo, ne sono sicuro, riusciremo tutti insieme a vincere questa battaglia, se ci impegniamo andrà tutto bene. Come ha detto il presidente Giuseppe Conte, facciamo lo sforzo di rimanere distanti oggi per abbracciarci più forte domani».


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