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Laura Curino e la “Malapolvere" della coraggiosa Casale

Voce alta e potente quella di Laura Curino, l'attrice monferrina che narra e rinarra per l'Italia e per il mondo della “Malapolvere" della coraggiosa Casale, della storia maledetta dell'amianto e dell'Eternit, dei signori della polvere killer che se ne stanno uno (il barone Jean Louis de Cartier de la Marchienne) rintanato nei suoi castelli in Belgio fregandosene se la gente crepa per causa sua e l'altro (il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny) nei suoi vastissimi possedimenti sparsi in America Latina e in tutto il resto del mondo a vestire i panni del filantropo, magari stizzito che tutta quella anonima gente muoia un po' ovunque per il mondo rovinandogli quell'immagine da ecologista e filantropo che si è faticosamente costruito, dopo - beninteso - che si è sporcato le mani facendo affari con la polvere killer. Ma come fanno - domanda l'attrice citando Shakespeare - a godere oggi di fortune frutto dei loro crimini del passato? Be', sembra proprio che quei versi dell'immortale poeta inglese i due ex padroni dell'Eternit non li abbiano letti... E che tale quesito sia loro del tutto estraneo. Anche se a dire il vero questa semplice domanda non aveva neppure bisogno del bardo dell'Avon per essere enunciata, da decenni gridata dagli eventi, dai manifesti funebri costantemente appesi ai cancelli dell'Eternit, da ogni pacata rivendicazione di questa e di tutte le altre città dannate dall'avidità di una industria criminale - quella dell'amianto - che ha prosperato in tutto il mondo e che ancora oggi continua a fare macabri affari nei Paesi giuridicamente e civilmente più arretrati, dove la tutela dell'ambiente e dei lavoratori è meno avanzata. Laura, a scanso di equivoci quella semplice domanda la ripete a sua volta, la legge addirittura negli alberi, nel grande fiume che attraversa la città, anch'esso martoriato dagli scarichi dello stabilimento di via Oggero. È una domanda che si affaccia alla coscienza di un immaginario Leonardo Bistolfi, incredulo che la bellezza (il progresso e il benessere della fabbrica) possa essere tanto sporca (a polvere), una domanda che pesa persino sulla "groppa" del cavallo di piazza Mazzini che dialoga col suo regale e altero fardello cercando di farlo riflettere su questa equivoca ricchezza, una domanda che posa su un granello di polvere che percorre, fa ed è al tempo stesso la storia di questa città, sommersa da una coltre bianca che vela tetti, strade, orti... respiro, per l'inganno crudele ordito dai signori dell'amianto. La Curino nel suo spettacolo, ricorda anche le date: a partire da quel remoto 1938 in cui in Germania fu decretata la nocività dell'amianto (tanto che i prodotti asbestus-free cominciarono a circolare già durante la guerra) a quel 1964 in cui si scioglie ogni dubbio, quando Selikoff dal "palcoscenico" di New York - mica da una remota cittadina del Monferrato - dice al mondo tutto quel che fa l'amianto agli uomini... E i "signori l'amianto"? Lo minacciano, cercano di intimidirlo, gli fanno la guerra in tutti i modi e con tutti i mezzi. Una storia che si dipana sotto gli occhi degli spettatori (1500, tre spettacoli, due riservati agli studenti) in un lungo e virtuosistico monologo in cui Laura Curino parla attraverso le cose: polvere, fiume, scultore, aspirapolvere, monumento equestre... appunto. Fino a quello che appare come un vero e proprio Dies irae: invettiva, maledizione di quel singolo granello di amianto, lunga e liberatoria litania, un rosario di maledizioni e apostrofi e accidenti - in piemontese e italiano - che sono, ma solo simbolicamente, indirizzati alla puvri in un crescendo, un climax intenso, poderoso. Profondamente partecipi i ragazzi delle scuole che hanno assistito allo spettacolo con attenzione: generosi, solidali, grati i tanti e lunghi applausi.

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Stefania Lingua

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