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La scomparsa di Armand Gatti, commediografo di fama mondiale - I legami con la Val Cerrina - Da 'Le Monde' - Funerali giovedì a Parigi

Dalla Francia la notizia della scomparsa a 93 anni di Armand Gatti giovedì presso l'ospedale Begin a Saint-Mande (Val-de-Marne). Giornalista (inviato in tutto il mondo dove aveva conosciuto grandi personaggi) e commediografo di livello mondiale, abitava nei pressi di Parigi. Aveva però casa avita a Cerrina (Piancerreto), e a Cerrina al cimitero un po' massacrato dai ripetitori (lo avevamo accompagnato) è sepolta la madre Letizia Lusona (e in suo ricordo Gatti aveva edito una pubblicazione con il Parco di Crea). A lui avevamo dedicato un Viaggio d'Autore poi pubblicato in una raccolta libraria. Questo il testo dell'incontro del 2005 (fine aprile) aggiungendo che avevamo ancora avuto il piacere di un colloquio con Gatti da Villata a Cerrina nel 2011. --- Appuntamento al cimitero di Cerrina con un monumento vivente del teatro: Armand Gatti. Ottantun anni ben portati (scende agilmente dall’auto), giubbone nero (in ricordo degli anarchici?) parlata fluente, accompagnata dal mulinare delle mani tipicamente italiano. E’ accompagnato dal figlio Stephane e da un signore che filma tutto quello che suc- cede (ecco che cosa capita ad essere monumenti...). Visita la tomba della mamma Letizia Lusona (vedova Gatti 6-3-1986, 13-6-1978), donna semplice, nella morte è onorata con la foto di un professionista francese famoso: Marc Cravez. Nella fila sottostante le lapidi ricordano la 'magna Madlinin' e il 'barba Salvin', vale a dire (Gatti si esprime in un monferrino un po’ arcaico) Maria Maddalena Ulla vedova Porta e Salvino Porta, gli zii. Uscendo dopo una maledizione al ripetito- re che uccide non poco il paesaggio, Armand ci porta alla casa avita di Piancerreto. Prima sorpresa nel piccolo giardino una raccolta di statue di autori famosi “Manca quelal di Leoanardo da Vinci, un emigrante famoso...”. Finisce con un prato un tempo delle mucche al pascolo oggi ombreggiato dagli alberi, tra questi il pri- mo messo a dimora da Letizia, salvato all’ultimo momento (doveva al suo posto sorgere un terrazzo). Sul muro la meridiana è nobilitata da una frase di Plotino, in francese: “Io lavoro per liberare la divinità”. Suonano le campane di mezzogionro quando entriamo in casa. Una vecchia cascina svuotata e adattata potremmo dire a libreria e museo, spiccano i manifesti delle tante edizioni teatrali mondiali (tra cui quello di Grassi del Piccolo di Milano: “era un mio grande amico”, il manifesto ricorda la vita immaginaria di Augusto G. il padre). Altri manifesti dall’Armenia, Haiti, Giappone, Russia, oltre che dalla Francia, poi quello de suo primo film (L’encllos, 1960) superpremiato. Saliamo al primo piano, nel suo ufficio (“Qui si conservavano le patate”) sta lavorando alla “traversèe du langage”, il percorso comune del linguaggio. Siamo nel sottotetto circondati da libri, il capomastro ha ricavato una piccola (e scomoda) finestra che da sui tetti di Piancerreto e sulla Valle. Per una scaletta segreta scendiamo ina altri ambienti, ci intriga una statua di donna con gli occhi bendati un curioso orologio dove ogni ora è sostituita da un volatile. E’ a fianco del 'Trofeo Alfieri' del 1989, un altro legame con il Piemonte. GRANDE ECO SUI GIORNALI FRANCESI La sua arma era la parola, l’orizzonte la sua utopia. Armand Gatti ha trascorso la sua vita a combattere con le parole, prima come giornalista, poi nel teatro, impegnato a favore delle persone comuni, senza nome o al margine, senza voce o emarginati. Lavoratore instancabile e insaziabile scrittore Armand Gatti ha arricchito il teatro francese del XX secolo con un percorso unico e originale. Così scrive Brigitte Salino, storica critica di “Le Monde”, nell’articolo “Armand Gatti, lo specchio rotto delle utopie” pubblicato sul prestigioso giornale francese (ma su tutta la stampa transalpina l'eco è molto vasta). Per lui, che ha tanto amato la natura e gli alberi (nella sua bella casa di Piancerreto), l’immagine di una maestosa quercia, grande e forte, con la testa arruffata nel cielo e una vocina che contrastava con il suo ritmo frenetico. Ma nessuno è tagliato in un unico tessuto, aggiunge la giornalista francese, e lui aveva tante verità e molte vite. Ha sposato il secolo scorso in tutti i suoi paradossi, ha viaggiato in Algeria e in Cina, ha vissuto le lotte dei lavoratori in Francia e il massacro degli indiani in Guatemala. I suoi rapporti gli valsero il premio Albert Londres nel 1954. Poi, lasciato il giornalismo, ha scelto il cinema ed è stato premiato a Cannes, per tornare come drammaturgo ad un teatro “politico e militante, mai didattico ma piuttosto lirico, sdegnato e incandescente” sui principali eventi del “secolo breve”. DALLA VAL CERRINA (ch. c.) - Anche la Valcerrina saluta il commediografo francese, oltre che scrittore, regista e giornalista Armand Gatti, figlio di umili immigrati piemontesi, Augusto Ranieri spazzino di professione e Letizia Lusona donna di servizio a Castel San Pietro di Camino, morto lo scorso 6 aprile in seguito ad un intervento presso l’ospedale Begin de Vincennes in Francia. Artista di fama internazionale e uomo di particolare estro, cultura e intelligenza con visioni fuori dal comune, tanto da portarlo a maturare contatti ed esperienze tra le più disparate nel corso della sua vita e professione, Armand rimase sempre molto legato al Monferrato e, in particolare, alla sua Piancerreto (Comune di Cerrina), dove periodicamente tornava nella sua casa di famiglia. Una sorta di vittoriale, ma in versione storico—artistico-culturale, per l’opulenza dei contenuti tra libri, scritti e i numerosi ricordi e cadeaux di viaggio; tra questi statue, cimeli, dipinti e un grande ideogramma, che richiama la teoria dei quanta, stampato su carta regalatogli dal “Quattro volte grande” rivoluzionario, pensatore e portavoce del Partito Comunista Cinese Mao Tse-Tung. Nel 2008 andammo a trovarlo nel suo “rifugio” di Piancerreto. Era alle prese con la scrittura di un libro che racchiudeva le sue massime esperienze di vita degli ultimi 68 anni. Un libro che narra la sua esperienza in Guatemala, negli anni n cui la guerra rese macabro ogni istante anche quando Armand vide morire un suo amico e, costretto al silenzio, dovette abbassare lo sguardo e tacere e, poi ancora, quando si innamorò della giovane Nicole, il suo primo grande amore che, per la sua natura ebrea, non potè sfuggire al destino di Mauthausen. Nel libro-racconto anche gli incontri segreti con Ulrike Meinhof, la giornalista borghese e progressista militante nella sinistra radicale tedesca ai tempi della Germania Federale che si unì al gruppo armato guidato da Andreas Baader passato alla clandestinità. Così come il suo personale arresto e la condanna a morte, pena commutata in deportazione al campo di Linderman nei pressi di Amburgo nel 1943. In quegli anni, sua mamma Letizia, devota alla Madonna di Crea, camminò fino alla Cappella del Paradiso soffermandosi e pregando in ginocchio ad ogni stazione affinché il figlio tornasse vivo. Tanti raccontati costantemente contraddistinti dalla sua di sempre ferma volontà a spaccare i sistemi perversi e nefasti del mondo. Dai personaggi alla natura, per Armand gli alberi furono sempre un grande punto di riferimento e di ispirazione oltre che fonte di energia. Alberi che per lui furono espressione di vita, di prezza e di salvezza, alberi che vivono del sole, che salvano l’uomo costretto alla fuga (nel 1942 lui fu partigiano nella foresta di Bebeyrolle), che nutrono il corpo e lo spirito, alberi testimoni del tempo. Ad Armand, nel 2006, era stata conferita la cittadinanza onoraria nel Comune di Cerrina con a seguente motivazione: “Per il legame che mantiene con la sua terra d’origine nobilitandola con la sua presenza e le sue opere”, ed erano stata consegnate le “chiavi del Comune”. La dipartita di Armand Gatti non verrà dimenticata, le sue opere, i suoi scritti e il suo modo di vivere continueranno a parlare di lui nei secoli a venire. Le esequie verranno celebrate giovedì e si concluderanno al cimitero monumentale di Parigi Père Lachaise FOTO. Intervista nella casa di Piancerreto

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Monica Quirino

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