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Slitta di sei mesi il termine per lo smaltimento dei fanghi contenenti amianto del canale Lanza

Pare ben lungi dal risolversi nel breve periodo la vicenda di fanghi contenenti amianto depositati sulle alzaie del Canale Lanza. 
In quel materiale di scarto derivante dal limo e dalle sponde del canale – occorre ricordare che la prima rilevazione ti tale materiale avvenne nel 2012 in occasione dei lavori per il Parco Eternot – ARPA ha individuato un codice C.E.R. (codici che vengono assegnati a ogni tipo di “Rifiuto Contenente Amianto” per decretarne il livello di pericolosità e stabilirne la destinazione) non presente tra quelli autorizzati per l’impianto di discarica amianto comunale. In sostanza: quel tipo di scarti non può essere allocato nella nostra discarica amianto bensì, probabilmente, in impianti esterni o esteri con un impegno di spesa notevole.
 
Da quel momento è iniziato un rimpallo di responsabilità tra Comune, Coutenza Canali Lanza, Mellana e Roggia Fuga e Regione su chi debba smaltire quei fanghi così inadeguatamente parcheggiati a bordo canale da troppo tempo. L’ultimo speranzoso tassello era giunto nel giugno scorso quando, con una delibera, la Regione aveva operato una variazione di bilancio stanziando 400mila euro al fine di «assicurare la copertura finanziaria» per lo smaltimento di tali scorie di amianto.
 
Ora, nel pieno dell’estate agostana, il Comune casalese scrive un ulteriore capitolo dell’intricata vicenda: con un’ordinanza, infatti, Palazzo San Giorgio ha spostato di ulteriori sei mesi il termine per la rimozione e smaltimento del materiale ad opera della Regione e chiesto alla Coutenza il «periodico monitoraggio» dei teli protettivi fissati a copertura dei cumuli ed eventuale riparazione o risistemazione ond’evitare, con la stagione secca, «fenomeni di aerodispersione di polveri».
«La proroga – commenta l’assessore all’Ambiente Cristina Fava – nasce dalla nota della Regione che chiede una dilazione del termine di 6/8 mesi per espletare la procedura di gara, individuare l'aggiudicatario e provvedere alla rimozione.  Abbiamo pertanto ritenuto di accordare il termine minimo, ossia 6 mesi, per consentire lo svolgersi delle procedure prescritte dalla legge fermo restando il rispetto delle prescrizioni già impartite con le precedenti ordinanze (controllo e manutenzione dei teli, ecc). Abbiamo altresì fatto presente il profondo disappunto nel vedere allontanarsi i tempi di risoluzione del problema (il sindaco ha inviato una nota apposita alla Regione), evidenziando come sia necessario procedere senza indugio e tempestivamente nei tempi stabiliti, non ulteriormente dilazionabili».
 
Più critica, invece, la visione del consigliere di minoranza Giorgio Demezzi (Forza Italia) che va dritto al sodo: «Sta di fatto – commenta – che il problema non è ancora risolto. Intanto, quest’anno, non si è più effettuata la manutenzione e, probabilmente, visto che deve essere effettuata nel periodo di secca (gennaio/febbraio) nemmeno nel 2019 si farà. E poi, elemento importante, non si sono svolte indagini per capire la provenienza di quell’inquinamento da amianto per cui il problema potrebbe tranquillamente ripresentarsi in futuro».

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