Articolo »

BORSA RISI / C'è cereale e cereale... Alcune considerazioni a listino non quotato

C'è cereale e... cereale: ciò è quanto da sempre affermato dalle istituzioni europee quando riservavano al riso un trattamento di favore rispetto a tutti gli altri cereali all'interno delle politiche agricole comunitarie; principio riaffermato dalla nuova P.A.C. con il contributo «disaccoppiato» che riserva un sostegno aggiuntivo alla risicoltura rispetto alle colture cerealicole «asciutte». Ora anche il mercato sembra far propria l'affermazione riservando un trattamento diverso e di favore al riso di imminente mietitura rispetto ad orzo e frumento, la cui mietitura è in pieno svolgimento. Orzo e frumento hanno mostrato un andamento dei prezzi, per così dire, classico: in concomitanza con la mietitura i prezzi si sono notevolmente ridimensionati mantenendo sì una quotazione superiore del 20% a quella iniziale dello scorso anno, ma cadendo liberamente del 30% rispetto al massimo raggiunto nel corso della scorsa campagna di commercializzazione; va comunque detto che le bocce non sono affatto ferme a causa soprattutto delle carenze sia quantitative che qualitative dei raccolti pesantemente pregiudicati dall'andamento climatico eccessivamente piovoso del maggio- giugno scorsi. Per quanto riguarda il riso che, ricordiamo, ha terminato la commercializzazione 2007/2008 con il raddoppio dei prezzi iniziali dell'autunno scorso vi è invece il tentativo da parte delle industrie di trasformazione della chiusura di contratti «a termine» che prevedono la consegna a tempo debito delle partite di risone che saranno raccolte, essiccate e stoccate nel corso dei prossimi mesi di settembre-ottobre; i prezzi offerti, a grandi linee, risulterebbero inferiori solamente del 10-20% rispetto ai massimi raggiunti nel corso delle ultime settimane, mentre farebbero ritenere acquisiti incrementi pari all'80-90% nei confronti dei prezzi offerti per lo stesso tipo di contratto nel mese di luglio della scorsa estate. Se è vero che «c'è cereale e cereale», nel senso che da sempre le Istituzioni Europee e sovente anche il mercato hanno riservato al riso un trattamento di favore, rispetto agli altri cereali, è altrettanto vero che ne esistono motivazioni piuttosto convincenti. Esse partono da molto lontano nel tempo e nello spazio. Temporalmente va ricordata la data della introduzione della risicoltura nel corso del cinquecento, da parte dei Cistercensi alla Badìa di Lucedio nella Grangia vercellese ed ancor più la razionalizzazione cavouriana di 150 anni fa che gradualmente, ma inesorabilmente hanno dato vita a ciò che negli ultimi anni risponde al concetto di «distretto agro-industriale»; una vera e propria regione risicola estesa per almeno 200.000 ettari a cavallo di Piemonte e Lombardia. Essa costituisce più o meno il 90% della risicoltura italiana ed il 50-60% di quella europea. Oltre tutto solamente i produttori italiani sono in grado di garantire costanza di produzione, mentre l'emergente risicoltura spagnola è soggetta a scompensi produttivi notevoli legati tuttora all'andamento climatico primaverile. Per il fattore «spazio» va invece ricordato che alle latitudini «padane», raramente nel mondo s'incontrano regioni risicole di tale ampiezza, fatta eccezione per le realtà giapponesi e cinesi che, comunque, sono finalizzate alla soddisfazione dei fabbisogni interni. Per il resto la risicoltura è sostanzialmente tropicale o sub-tropicale, legata quindi a condizioni eccezionalmente positive (almeno due raccolti all'anno) ma anche catastrofiche come recenti avvenimenti hanno ampiamente dimostrato. La costanza di produzione non è affatto garantita, negli ultimi anni si sono ridotte al lumicino le scorte strategiche e di conseguenza ritorna ad essere strategica la produzione e la raffinazione italiana per l'intera Europa. Si potrebbe obiettare che anche gli altri cereali, nel mondo, soffrono di ridotte produzioni e scorte, forse queste sono meno temute poiché orzo, frumento, mais, avena... sono produzioni tipiche delle aree temperate, nelle quali ogni strategia d'incremento produttivo ha buone possibilità di successo; inoltre gli attuali fruitori di pane e pasta difficilmente provocheranno nel futuro immediato un incremento dei consumi paragonabile anche lontanamente a quello in atto da parte delle popolazioni di quel terzo mondo (Cina ed India in testa) che ha avuto la forza, più che la fortuna di imporsi come «opificio» al servizio dei Paesi più sviluppati. Andrea Cisnetti (agente della Borsa Risi di Vercelli)

Profili monferrini

Questa settimana su "Il Monferrato"

Lorena Balbo

Lorena Balbo
Cerca nell’archivio dei profili dal 1871!