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Una centrale a gas da 870 MWe

Il progetto di Enel Produzione a Leri Cavour: servono verifiche

Interviene Legambiente del Vercellese e Valsesia - Gruppo di Trino

Su Leri-Cavour, dalla presentazione della C.N.A.P.I. ad oggi, si sono sentite tante stupidaggini che ci siamo dimenticati che, nel frattempo, ENEL Produzione, alla fine di novembre del 2020, aveva presentato un progetto per una centrale a gas da 870 MWe Nominali (1420 MWt Termici); ebbene, come avevamo promesso in una precedente lettera, Legambiente e Pro Natura hanno presentato le proprie osservazioni, ovviamente avverse, nell'ambito del Procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto di installazione di una Nuova Unità a gas Centrale Termoelettrica "Leri Cavour" di Trino.

Qui di seguito un sunto delle osservazioni presentate.

Innanzitutto si osserva che la decarbonizzazione non deve passare per impianti a gas. Ciò comporterebbe un “compromesso” che non farebbe bene né all’ambiente né alla salute del Pianeta. Occorre adottare soluzioni credibili e radicali per ridurre le emissioni di CO2, garantendo un ruolo sempre maggiore alle fonti rinnovabili e ai sistemi di accumulo. In secondo luogo il Piemonte produce già più energia elettrica di quanta ne consuma. Nel territorio della regione Piemonte non serve oggi produrre nuova energia elettrica. Inoltre il Piemonte trasferisce ad altre regioni italiane anche l’energia elettrica importata dall’estero. C'è poi un'ulteriore controindicazione: realizzando una centrale in quel sito non sarà possibile utilizzare il calore cogenerato. Stante la collocazione dell’impianto proposto, che è lontana decine di chilometri da centri abitati di dimensioni significative, ne deriverà che il calore inevitabilmente cogenerato non potrà essere utilizzato e dovrà essere smaltito inutilmente nell’aria.

Viene poi fatto rilevare che l’attuale qualità dell’aria nella zona non è buona. Dai dati contenuti nella recente DGR 30-12-19, n. 24-903, si deduce che il territorio del Comune di Trino è già oggi caratterizzato da emissioni considerevoli, in particolare di NOx e NH3. Quanto alle emissioni in atmosfera, la portata dei fumi che la nuova centrale emanerebbe al camino è di ben 4.400.000 m3 ogni ora. Questo comporterà un notevole aumento degli inquinanti emessi in zona. Si consideri ad esempio l’emissione di NOx: attualmente quella annua, nel comune di Trino, è di 603 tonnellate. L’incremento di emissioni dovuto all’impianto in oggetto, pari ad una quantità annua di NOx stimata dal proponente stesso, per la fase 1, di 1.156 t/anno, comporterà un aumento di ben il 192%, e quindi un peggioramento molto rilevante e pertanto insostenibile.

Analogamente si può verificare che le emissioni di NH3 della centrale in progetto, nella fase 2, determinerebbero un aumento del 230%. Le associazioni chiedono inoltre di accertare quali siano le emissioni di metano incombusto, e di valutarne gli effetti climalteranti alla luce del corrispondete GWP considerato per una durata pari al tempo di vita dell’impianto. Inoltre il clima della zona non è favorevole alla dispersione delle emissioni.

Le associazioni chiedono quindi una rigorosa verifica dell'attendibilità delle simulazioni effettuate da Enel sulle ricadute egli inquinanti emessi nelle aree circostanti in sito della futura centrale; segnalano comunque che l’area della pianura vercellese è caratterizzata da un'elevata percentuale di calme di vento e di inversione termica stagionale che comporterà verosimilmente una difficoltà nella dispersione degli inquinanti emessi nei fumi, soprattutto se gli stessi saranno emessi a bassa temperatura (80°C) nella fase 2. La centrale sorgerebbe a 1500 metri da una preesistente centrale di analoga potenza. A circa 1500 metri di distanza dalla centrale in oggetto sorge infatti la centrale termoelettrica ex E.On., oggi EPP-BKW, con potenza di 805 MWe, il che comporta una sommatoria di emissioni localizzate e anche mette in evidenza l’assurdità di realizzare in questo sito un'ulteriore centrale. Inoltre la centrale sorgerebbe in adiacenza a numerose aree protette, al centro di una notevole e rara serie di aree particolarmente pregiate per la conservazione delle specie protette di avifauna, che verosimilmente sarebbero danneggiate dalle emissioni e dal rumore prodotto dalla centrale stessa. La centrale sorgerebbe al centro delle importanti coltivazioni risicole di qualità.

La coltivazione del riso rappresenta la vocazione storica più consolidata dell’area in esame, con produzioni di sicura qualità a livello mondiale, sempre più orientata all’utilizzo del metodo biologico. Alcune produzioni di pregio sono state conosciute e riconosciute anche nell’ambito delle manifestazioni collaterali all’Expo 2015 di Milano. La nuova centrale appare pertanto, in tale contesto, completamente fuori luogo. C'è poi da rilevare che non è stato completato lo smantellamento e la bonifica della vecchia centrale Enel. In ogni caso, prima di eventualmente autorizzare la costruzione della nuova centrale, deve essere imposto ad Enel il completo smantellamento della preesistente centrale “Galileo Ferraris” e la completa bonifica del relativo sito.

È stato presentato un progetto di campo fotovoltaico da 90 MWp in adiacenza. Il 13 gennaio 2021 Agatos Greenpower srl ha presentato, per la procedura di Verifica di Via presso la Provincia di Vercelli, un progetto di impianto fotovoltaico a terra da ben 90 MWp, nell’area in completa adiacenza al sito della centrale in oggetto. Dato che la stessa Enel o un sua consociata potrebbero essere tra i proponenti di tale impianto fotovoltaico, ed essendo lo stesso, a prima vista, molto più coerente con la situazione dell’area, si chiede ad Enel, proponente della centrale in oggetto, di riconsiderare questa proposta, e di valutare la fattibilità di un impianto fotovoltaico esteso a tutta l’area, ritirando il progetto della centrale. Le associazioni hanno inoltre inserito nelle osservazioni alcune considerazioni sulle scarse ricadute socio-economiche, ritenendo che tali aspetti siano, per un territorio come il nostro, fondamentali. Le aspettative di lavoro sono altissime, non vorremmo che un impianto come quello preso in considerazione generasse attese superiori alla realtà.

Ben poche sono le realtà artigianali-industriali che potrebbero entrare in eventuali appalti nell'eventuale cantiere, per due ordini di motivi: il primo - per presenza nel territorio, per capacità e caratteristiche intrinseche alle aziende stesse, probabilmente le sole aziende che potrebbero avere un ruolo all'interno del cantiere potrebbero essere quelle del ciclo del cemento, alle costruzioni edili, alle opere elettriche, sempre ammesso che queste posseggano i requisiti tecnico-autorizzativi (iscrizione all'Albo nazionale dei costruttori) per operare in appalti di grossa entità; il secondo - per questa mancanza di requisiti, tale iscrizione ha dei costi che non tutte le aziende artigianali presenti nel territorio possono permettersi.

La mancanza di questa certificazione costringerebbe le aziende locali, come fu per il precedente cantiere legato alla centrale Enel “Galileo Ferraris”, a legarsi in associazioni temporanee d'impresa con grandi gruppi appaltanti, partecipando cosi a contratti marginali su opere secondarie. Anche dal punto di vista di assunzioni dirette presso la futura centrale, è facile immaginare che, il grado di controllo della centrale stessa sia talmente elevato da contenere il numero degli addetti diretti in poche decine e gli stessi potrebbero derivare da altri impianti che Enel sta chiudendo o ha in programma di dismettere. In ultima analisi, quindi, l'apporto economico-finanziario che la centrale potrebbe dare si limiterebbe al cantiere, agli oneri che ne deriverebbero per l'Amministrazione comunale ed altre amministrazioni pubbliche, ma non avrebbe un impatto economico duraturo per questo territorio. Sulla base di queste osservazioni, Legambiente e Pro Natura hanno chiesto che “l’Autorità procedente voglia verificare quanto sopra esposto e, di conseguenza, pronunciarsi negativamente sulla compatibilità ambientale della centrale proposta”.


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Silvio Morando

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