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In Inghilterra

Spiava attivisti antiamianto: “agenzia d’informazione” britannica dovrà risarcirli

Attraverso il cosiddetto Project Spring

Sembra una regola non scritta, ma ogni volta che qualche imprenditore con pochi (o totalmente privo di) scrupoli fa qualcosa di ambientalmente devastante gli dà un nome assolutamente green, beffardamente... ecologico!

E così è successo anche per il cosiddetto Project Spring, “Progetto primavera”, messo in piedi dalla K2, una “agenzia di informazione” britannica che ha attivato una vera e propria attività di spionaggio in Inghilterra ai danni di cinque importanti esponenti della rete internazionale che lotta contra l’amianto.

Nei giorni scorsi il «Leigh Day», un importante studio legale britannico che difende le vittime della violazione dei diritti umani ha dato notizia che la K2 ha accettato di pagare i danni a cinque importanti esponenti della rete internazionale per la lotta contro l’amianto: Laurie Kazan-Allen, Rory O’Neill, Krishnendu Mukherjee, Sugio Furuya e Harminder Bains.

È l’esito della causa intentata nell’ottobre 2016 contro la K2, con sedi a Londra, New York, Madrid, Ginevra e Los Angeles, il suo amministratore delegato Matteo Bigazzi e Robert Moore, la spia di questa brutta storia.

Nel successivo mese di novembre, il giudice aveva ingiunto agli imputati di produrre la documentazione in loro possesso: sono stati così consegnati più di 35mila documenti, di cui 650 sarebbero stati inviati da Moore alla K2, annota Diego Alhaique, autore di un dettagliato servizio sulla testata online “Rassegna Sindacale”. 

Attività - quella della “K2” che aveva in ultima analisi l’effetto di “aiutare” chi con l’amianto vuole continuare a fare affari fregandosene (criminalmente) del fatto che al primo effetto immediato - creazione di posti di lavoro ma soprattutto montagne di soldi per i “padroni della baracca” -  ne segue un secondo a lungo termine, tanto noto quanto terribile: una interminabile catena di lutti causati dalla “polvere killer”.

Il Project Spring entra quindi  a pieno titolo nella lotta del movimento internazionale antiamianto, che chiede la messa al bando globale dell’asbesto.

Una lotta che ha assunto una dimensione internazionale ispirandosi alla vicenda casalese, da un lato drammatica e dall’altro esemplare, per la lunga battaglia che ha portato alla quasi totale bonifica, ormai, del territorio monferrino e innescato il grande processo di Torino che non ha scritto la parola di giustizia che le vittime si attendevano, ma ha però fatto conoscere a tutto il mondo la dimensione della strage.

 

La spia di Casale

E sempre Casale - anche in fatto di spie - ha insegnato parecchio: tutti ricordano, infatti, che proprio nella «città martire dell’amianto» veniva pagata una persona (di Casale!) per raccogliere informazioni su attivisti e attività di lotta. La spia, spacciandosi per giornalista, si era anche infiltrata nell’AFEVA allo scopo di vendere informazioni a una società di Milano pagata da Stephan Schmidheiny, che voleva evitare di arrivare a ciò che temeva di più, un processo penale che lo mettesse di fronte alle responsabilità per l’inquinamento e le morti causate dall’Eternit, che aveva guidato a partire dal 1976.

Bob Moore, invece, in Inghilterra lavorava per la K2, che a sua volta - è emerso - vendeva informazioni alla Wetherby Select Ltd, una holding situata nelle Isole Vergini britanniche, a Nurlan Omarov, lobbista kazako dell’industria amiantifera, e Daniel Kunin, un cittadino americano con importanti agganci politici e con interessi diretti nell’industria dell’amianto in Kazakistan.

Moore, spacciandosi per documentarista era riuscito ad avvicinare tra il 2012 e il 2016, attivisti importanti partecipando a discussioni e riunioni private con i militanti e i firmatari delle petizioni. 

E Moore, però, è andato oltre riuscendo a farsi pagare non solo dalla k2, ma vuoi - per essere più credibile, vuoi perché sui soldi non si sputa mai - anche dalle stesse organizzazioni antiamianto.

Per ora non sono noti i dati relativi alle donazioni da parte delle associazioni; si sa invece che «le fatture prodotte da Moore mostrano che la K2 gli pagò un totale di 336 mila sterline in onorari e 130.400 per rimborso spese», aggiunge Diego Alhaique, su “Rassegna Sindacale”.

 

E la fidanzata del presidente dell'Eternit si spacciò per figlia di un esposto: spiata anche Fernanda Giannasi, la pasionaria della lotta antiamianto in Brasile

Il sospetto che l’attività di spionaggio sugli attivisti antiamianto continuasse, in un modo o nell’altro, era emerso più volte durante il processo amianto di Torino suscitando attenzione nei confronti di alcuni personaggi che frequentavano l’aula.

E Fernanda Giannasi, pasionaria brasiliana della lotta all’amianto, da decenni in stretto contatto con il movimento italiano, aveva però negato a Moore qualunque tipo di sostegno «perché - dice - qualcosa in lui non mi convinceva. 

«Comunque anche noi abbiamo avuto una spia della Eternit Brasile, una donna che si era presentata come figlia di un ex lavoratore. Era molto carina, aiutava molto, sempre molto disponibile, faceva lavoro di segreteria, fotografie alle riunioni... È stata con noi un paio di mesi.

«Tempo dopo abbiamo scoperto essere in realtà la fidanzata del presidente della Eternit. Il modus operandi è lo stesso in tutto il mondo». 


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Veronica Spinoglio

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