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La commemorazione

Il 77° anniversario dell'Eccidio di Villadeati

La strage nazi-fascista avvenne il 9 ottobre 1944

Un momento della commemorazione di domenica scorsa

Si è parlato di Costituzione e di Comunità, rinnovando i concetti di Libertà, di Democrazia e di Solidarietà, domenica scorsa, in occasione del 77° anniversario dell’Eccidio di Villadeati, a memoria dei drammatici fatti occorsi il 9 ottobre del 1944, quando vennero fucilati don Ernesto Camurati e 10 capifamiglia. Tutti sostantivi da maiuscola per rimarcarne con forza, ancora e nuovamente, oggi più che mai, il valore, il significato e, soprattutto, il rispetto. Maiuscole espresse a gran voce per richiamare, altresì, con improrogabile impellenza e a tutti i livelli, l’attenzione e la preoccupazione su quei focolai, numericamente crescenti e dalle sembianze neppure mal celate, pronti a ridivampare nel secco bosco delle difficoltà, dell’indifferenza e della sottovalutazione.     

«Dimenticare significa rischiare di inciampare negli errori del passato, nell’intolleranza e nella folle idea di supremazia», ha detto il sindaco Angelo Ferro.

«Inciampiamo ogni volta che diventiamo ostili a un pensiero differente dal nostro e quando alla solidarietà e al senso di reciprocità contrapponiamo indifferenza ed egoismo; ricordare e rendere omaggio alle vittime del 9 ottobre significa continuare a farli vivere grazie alle nostre migliori azioni».

A richiamare l’attenzione sull’aspetto umano del movimento resistenziale è poi stato il consigliere regionale Domenico Ravetti: «Dietro alla storia ufficiale della resistenza e della seconda guerra mondiale c’erano quelle delle persone: vicende umane di uomini e donne che, con le loro paure e le loro speranze, hanno combattuto per la libertà. Inoltre, dietro una morte mai c’è una buona ragione». Ricordando, poi, la Medaglia d’Oro al Valore della Resistenza conferita, nel 2016, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Regione Piemonte, motivata dalla solidarietà umana, Ravetti ha aggiunto: «Il Piemonte si è distino nella lotta alla liberazione con la solidarietà della sua gente su tutti i fronti e in tutte le circostanze: nelle case, nelle fabbriche, in campagna e in città, tra i religiosi e nelle piccole comunità. Libertà non significa fare cosa si vuole; libertà è decidere insieme le regole e rispettarle».

Ad aprire la commemorazione, una raccolta e sentita Santa Messa officiata in piazza “9 ottobre 1944” da don Silvano e allietata dalla corale Val Rilate. 

Accanto all’altare, le immagini di don Camurati e dei 10 capifamiglia; su un tavolo: berretta, mozzetta, stola e breviario (perforato dalle pallottole) del sacerdote; lo stesso che don Camurati strinse tra le mani prima della fucilazione.

Tra i presenti, Francesco Camurati (nipote del sacerdote), il vice prefetto Francesco Farina, i sindaci di Murisengo, Ponzano Monferrato, Odalengo Piccolo, Moncestino e Villamiroglio, il vicesindaco di San Salvatore, il presidente Anpi Gabriele Farello, numerosi gruppi alpini con i loro gagliardetti, i carabinieri di Murisengo e lo storico Sergio Favretto.


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Marco Imarisio

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