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Sulla collina di Sant’Anna
Un pomeriggio alla Serniola per il Beato Novarese
La relazione di padre Carmine Arice
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La memoria liturgica del beato della nostra città, monsignor Luigi Novarese, è stata celebrata con un pomeriggio di riflessione e festa.
Domenica scorsa, 20 luglio, presso la Cascina Serniola, collina Sant’Anna, casa natale in cui il beato nacque il 29 luglio 1914, il vescovo Gianni Sacchi ha presieduto la celebrazione eucaristica preceduta dalla relazione di padre Carmine Arice, superiore generale del Cottolengo di Torino sul tema “La centralità di Cristo nel pensiero del beato Novarese”.
Nel salone delle conferenze, gremito di pubblico, tra cui l’assessore alla Sanità regionale ed ex sindaco di Casale Federico Riboldi, il responsabile diocesano della Pastorale della Salute, don Silvano Lo Presti, ha introdotto il discorso dell’oratore e moderato il dibattito successivo. Il discorso di don Arice ha preso le mosse dalla lettera apostolica Salvifici Doloris di papa san Giovanni Paolo II, pubblicata l’11 febbraio 1984, festa della Madonna di Lourdes.
Un testo di grande impegno dottrinale che spiega come “L’amore di Cristo e la riflessione sulla salvezza eterna conferiscano un significato profondo alla sofferenza”. I cristiani, ha sottolineato più volte don Arice “non esaltano la sofferenza, ma esaltano l’amore anche nella sofferenza. E’ l’amore che salva e il beato Novarese, san Giovanni Paolo II, il Vangelo, ci dicono che anche in una situazione di sofferenza è possibile continuare ad amare. E’ questo amore che diventa partecipe della salvezza di Cristo che oggi salva il mondo”.
Nell’omelia il vescovo di Casale ha commentato il brano evangelico di Gesù che viene accolto nella casa di Betania dalle due sorelle, Marta e Maria. “Marta è operosa, affaccendata in molti servizi. Maria è in ascolto ai piedi del Maestro. Non si tratta di opporre un'attitudine all'altra, come se dovessimo scegliere tra attivismo e contemplazione”, ha spiegato monsignor Sacchi.
“Il Beato Luigi Novarese ha saputo unire nella sua vita questi due poli. Come Marta, si è speso con generosità per servire gli ammalati: organizzando, costruendo, animando. Non si è risparmiato. Ma come Maria, ha messo al centro l'ascolto della Parola e la preghiera silenziosa. Da qui traeva la forza per non smarrirsi nelle mille urgenze, ma per mantenere lo sguardo fisso su Cristo. L'apostolato senza preghiera diventa attivismo, e la preghiera senza apostolato diventa isolamento. Occorrono entrambi, uniti nella carità”. La giornata si è conclusa con un momento di convivialità offerto dai Silenziosi Operai della Croce. La memoria liturgica del beato Novarese è stata celebrata con solennità in tutte le comunità, da lui fondate, presenti in Italia e all’estero, domenica 20 luglio, giorno in cui nel 1984 morì a Roma
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