Falso poliziotto arrestato dopo la rapina dai “colleghi” veri
di b.c.
“Il colpevole torna sempre sul luogo del delitto”. Mai affermazione fu più appropriata per un giovane rumeno resosi responsabile di una rapina ai danni di un coetaneo casalese. Infatti, dopo l’agguato, l’autore del fatto criminoso è tornato sui suoi passi, con l’intenzione di mettere a segno un altro colpo analogo.
Ma gli è andata male perchè sulle sue tracce si erano già messi gli agenti di Polizia - quelli veri - che lo hanno arrestato con le accuse di rapina, violenza privata, sostituzione di persona e lesioni personali.
L’episodio risale al 26 settembre scorso quando, nel primo pomeriggio, un giovane casalese di 23 anni, si era presentato in Commissariato, denunciando che, poco prima, era stato avvicinato da un uomo in abiti civili, piuttosto giovane. Questi, mostrando frettolosamente un porta tessera con all’interno un documento con la sua fotografia, si era qualificato come “agente di polizia in borghese” e gli aveva richiesto di esibire i documenti.
Il giovane non aveva esitato a mostrare la sua carta d’identità che tuttavia, essendo particolarmente consunta, aveva sollevato le proteste del falso poliziotto che gli aveva ordinato di seguirlo in Commissariato per effettuare dei controlli sul documento.
Nell’occasione il sedicente agente aveva chiesto al giovane se avesse un’auto e, alla risposta affermativa, gli aveva ordinato di caricarlo a bordo per raggiungere piazza Statuto. Ma giunti nei pressi del presidio di Polizia, il giovane si era sentito minacciare dal "poliziotto” di proseguire la corsa fino a raggiungere un piazzale poco frequentato, fuori dal centro cittadino. Giunti sul posto indicato dal finto agente, una volta fermata l’auto, il giovane casalese veniva minacciato di morte dal suo “sequestratore” che gli imponeva di consegnare tutto il danaro in suo possesso.
La vittima, cercando una via d’uscita, raccontava di essere disoccupato e di non possedere nulla, tentando, nel frattempo, di scendere dall’autovettura per scappare. Ma il rapinatore lo bloccava energicamente, trattenendolo con forza per un braccio, tanto da strappargli la maglietta e procurargli vistosi ematomi. A questo punto la giovane vittima era costretta a consegnare quanto aveva nel portafoglio, complessivamente 90 euro.
Ottenuto il denaro, il falso agente si dileguava rapidamente, mentre il ragazzo rapinato si recava in Commissariato per sporgere denuncia.
Ai poliziotti - quelli “veri” - forniva una dettagliata descrizione dei tratti somatici del suo aggressore che venivano immediatamente diramati alle pattuglie presenti sul territorio.
Poco dopo una volante intercettava, davanti alla stazione, un giovane le cui caratteristiche corrispondevano perfettamente alla descrizione del rapinatore.
Il giovane veniva identificato in Marius Guta, 21 anni, rumeno di Craiova, residente a Camino, già noto alle forze dell’ordine. Guta veniva trovato in possesso della somma appena rapinata - peraltro negli stessi identici tagli dichiarati dalla vittima - e di un tesserino simile a quello descritto in sede di denuncia dal giovane rapinato. Accompagnato in Commissariato, Guta veniva riconosciuto dalla vittima.
A seguito degli accertamenti compiuti dagli agenti della squadra investigativa, Marius Guta risultava essere autore di almeno un altro episodio analogo compiuto due anni prima. Dichiarato in arresto, il rumeno veniva trasferito in carcere a Vercelli.
Dopo la convalida dell’arresto da parte del giudice, al giovane rumeno sono stati concessi gli arresti domiciliari, ai quali si trova ancora attualmente.