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Approfondimento

Le conchiglie di Vidua, odissea in terra sabauda

Vidua si spense il giorno di Natale del 1830 ad Ambon

Sara Scapinello. Biologa marina dalle radici monferrine

Carlo Vidua, Conzano e duemila conchiglie “pescate” nell’Asia indo-pacifica. Sui primi due vive da più di trent’anni l’operazione di “revival” storico-culturale lanciata dal sindaco Emanuele Demaria e dal suo team di “viduologi” (in primis Roberto Coaloa) ed esperti del Conte viaggiatore, e culminata nel 2022 con il taglio del nastro della Casa-Museo a Villa Vidua. Decisamente inedito appare il terzo elemento di questo “bizzarro” triangolo. Occorre però fare un passo indietro, prima di un anno, e quindi di altri due secoli.

2024. Pier Maria Stabile, Direttore dell’Archivio di Stato di Imperia, telefona al Museo Regionale di Scienze Naturali (MRSN) di Torino. Autore del volume “Carlo Vidua artefice del Museo Egizio. Storie di un viaggiatore cosmopolita”, presentato poche settimane fa a Villa Vidua, Stabile ha ricostruito le tappe dei tre principali viaggi di Vidua - Egitto e Medio Oriente, Nord America e Messico e Asia indopacifica. Nell’inestimabile lasciti, fra taccuini, lettere disegni e preziosi “esotismi” - senza dimenticare il successo dell’Affare Drovetti che regalò a Torino il Museo Egizio, le fonti attestano anche una cospicua collezione malacologica, duemila conchiglie raccolte dalle spiagge delle attuali Indonesia e Papua Nuova Guinea. Il nobile le avrebbe anch’esse spedite in direzione Torino, ma non ebbe né tempo né modo di vederle studiate, catalogate ed esposte.

Vidua si spense il giorno di Natale del 1830 ad Ambon, nelle isole Molucche: iniziava per le conchiglie, orfane del loro collezionista, una vera e propria odissea in terra sabauda. Atterrate all’Università di Torino, che conservava il suo catalogo zoologico-naturalistico all’Accademia delle Scienze, furono successivamente parcheggiate a Palazzo Carignano, dal 1878 sede del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano. Caddero nell’oblio e se ne persero le tracce fino alla “provvidenziale” telefonata tra Stabile e la dottoressa Sara Scapinello, Tecnico di conservazione museale della sezione di Zoologia al Museo di Scienze Naturali.

Padre trevigiano e madre monferrina, Scapinello si è trasferita con la famiglia a Conzano, trascorrendo in paese gli anni dall’infanzia all’adolescenza. Dopo la maturità classica al Liceo Balbo di Casale, ha conseguito la Laurea Triennale in Scienze Naturali all’Università di Torino, perfezionata da un titolo magistrale in Biologia Marina al Campus di Ravenna dell’Alma Mater di Bologna. Sempre nella sede universitaria della città romagnola, ha ottenuto un assegno di ricerca in biologia marina. Prima di essere assunta, nel giugno 2024, dalla Regione Piemonte come tecnico di conservazione museale per la sezione di zoologia del Museo Regionale di Scienze Naturali, Scapinello ha insegnato per un anno in una scuola secondaria di primo grado.

Come già detto, i direttore dell’Archivio di Stato di Imperia aveva contattato il Museo, interrogandolo sulla reale sorte delle duemila “conchiglie di Vidua”. È qui che Sara Scapinello ha sfoderato tutta la sua expertise. Primo step, recuperare e sfogliare il vasto catalogo storico zoologico dell’Università di Torino: circa 300mila esemplari schedati su un elenco non ancora digitalizzato e, comunque, solo parzialmente revisionato e aggiornato, suddiviso in due colonne che indicano le specie e la provenienza (in caso di un donatore, le sue generalità). Pur senza “scorciatoie” informatiche di consultazione, gli occhi dell’esperta si sono posati sull’abbreviazione “Coll. Vidua” emersa su 40 - 45 pezzi: verosimilmente, quel che rimane dei presunti “souvenir” marini spediti dal Conte di Conzano nelle Indie Orientali.

Va detto però che la catalogazione del Museo è ancora incompleta - e quindi potrebbe ancora celare altri tesori, e gli avvenimenti storici hanno condizionato negli ultimi due secoli la centralissima cittadella culturale-museale torinese, dai “traslochi” agli spostamenti di sede. Con qualche grado di fondatezza storica, Pio Vidua, padre dello scomparso Carlo, avrebbe dirottato il tesoro malacologico all’Accademia delle Scienze. Una collocazione temporanea, prima del passaggio a Palazzo Carignano e, infine, all’edificio dell’ex Ospedale San Giovanni Battista, dove nel 1978 è nato l’attuale MRSN. Un certo peso nell’odissea sabauda delle conchiglie lo hanno pure avuto le due guerre mondiali e, soprattutto, i bombardamenti, le distruzioni e le dispersioni artistico-culturali fra il 1940 e il 1945.

Carte e riferimenti alla mano, Scapinello ha iniziato a “scandagliare” armadi e cassetti. Ad “alleggerirle” questa fase, il fatto di conoscere in partenza il loro contenuto, suddiviso nei vari settori per singole “famiglie” zoologiche. Dalla corrispondenza con i numeri di catalogo sono affiorati, con sicura certezza, almeno sette esemplari. C’è però ancora tanto lavoro da fare. Il materiale che Vidua avrebbe raccolto nell’attuale arcipelago indonesiano naviga in un “mare” di collezioni di altri esploratori, studiosi e donatori. Se si somma l’incompleta indagine sul catalogo storico del Museo, mancano ancora diversi pezzi per chiudere il puzzle malacologico.

Di che specie sono le “conchiglie di Vidua”? Scapinello parla di bivalvi e gasteropodi marini, tutti autoctoni dell’indo-pacifico. Si potranno ammirare nelle teche del Museo? Al momento, appare improbabile un’esposizione nel breve periodo. La struttura ha riaperto i battenti a gennaio 2024, dopo una decennale chiusura, il pubblico può accedere solo a una parte delle sale e i preventivati ampliamenti non lasciano, per adesso, margini di variazioni al percorso espositivo. Ciò non significa che in un futuro, magari non troppo remoto, non si possa ammirare la “new entry” nell’eredità di Vidua. Più facilmente ipotizzabile, un nuovo pomeriggio di divulgazione in quel di Conzano: sul tavolo dei relatori, non più le sabbie del deserto egiziano, ma le spiagge tropicali delle Molucche, ultima approdo dell’instancabile aristocratico globetrotter.


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