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  • 11 dicembre 2023
  • Casale Monferrato

Lectio Magistralis

Il Certamen "Giovanni Reale" all'istituto Balbo

Con il filosofo Fabio Gabrielli

Lectio Magistralis, sabato 2 dicembre all’istituto Balbo, con il filosofo, antropologo, saggista e ricercatore Fabio Gabrielli, in occasione della premiazione dell’VIII Edizione del Certamen Giovanni Reale dal titolo “L’animale inquieto. Esercizi di pirateria sull’esperienza umana”. 

Partendo dalla citazione del collega Massimo Cacciari che recita “molte potenze sono tremende, ma nessuna è più tremenda dell’uomo”, il modesto artigiano della filosofia, come lui stesso si è autodefinito nel compito/aspirazione di intercettare l’umano laddove si manifesta nella sua pienezza, ha sottoposto alla riflessione dei liceali la sua riformulazione così declinata: “molte cose sono strane, ma nessuna è più strana dell’uomo… a partire dalla sue innumerevoli contraddizioni”.

“Siamo quelli delle marce della pace, dell’invito al dialogo e del politicamente corretto, ma poi ci inalberiamo se l’inquilino del piano di sopra bagna i fiori e scende un po’ d’acqua sul nostro balcone…  Ebbene, la filosofia, tra le altre, cerca di dare un nome a queste stranezze. Le parole della filosofia vanno disseminate…”.

Poi, nella zizzagante prolusione filosofica, andando a risvegliare il pensiero di Hegel, Nietzsche, Spinoza, Derrida, Kafka, Montale, Boezio, Petrosino e Merini, Gabrielli è approdato ai temi dell’ascolto, della relazione e del contatto riassunti, con potenza e sintesi in pochi versi come i poeti sanno fare:  “E’ bastata un’inutile carezza capovolgere il mondo” scriveva Alda Merini; “Sii dolce con me. Sii gentile. E’ breve il tempo che resta. Poi, saremo scie luminosissime. E quanta nostalgia avremo dell’umano… non avremo le mani. Non potremo fare carezze con le mani. E nemmeno guance da sfiorare leggere…” poetizzava Mariangela Gualtieri. “I filosofi, come i poeti, non dovrebbero avere palpebre, ma restare sempre con gli occhi spalancati sul mondo; vivere nei sottoscala per coglierne le dinamiche in modo più distaccate”. 

Poi, i temi della vita e dell’esperienza. “Credo che l’umano possa ubbidire a due logiche strutturali: vita ed esperienza” ha proseguito il filosofo; “vivere in funzione del proprio ciclo vitale e vivere l’esperienza, sporcandosi le mani col mondo e permettendo che le parole si contaminino ed entrino in relazione tra di loro: le parole che ci costituiscono nell’essere... Ed è soprattutto attraverso la grande letteratura che la parola si manifesta ed esprime le esperienze fondamentali dell’essere umano”. 

E, ancora: il male e il peccato, la paralisi e la creatività. “Il male non può essere estirpato dalla vicenda umana. Occorre riconoscere che esiste, ma non indugiarvi. Il peccato è non dire o fare qualcosa di buono per gli altri”. Infine, l’inquietudine figlia della logica del desiderio. “Il bisogno è legittimo, così come lo è il godimento connesso al bisogno stesso, mentre non sapere di cosa manchiamo e mancare di cosa non sappiamo genera inquietudine, cioè, quel vuoto permanente che caratterizza l’umano: il desiderio è desiderio del niente innominato”. Che fare di fronte a tale inquietudine? “Due le vie: restare nella paralisi, oppure, reagire e aprirsi alla creatività”.

 


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