Selikoff? Se ne parlò all’Eternit! Il direttore del personale Opezzo sapeva del mesotelioma, ma...
di Massimiliano Francia
Lavorazione a umido, ciclo chiuso, proibizione delle regalìe per quanto riguarda gli scarti di lavorazione, polverini, lastre rotte, feltri...
La deposizione di Carlo Opezzo, classe 1942, ex direttore del personale di Eternit dal 1971 al 1985, originario di Olivola, oggi residente a San Giorgio, ha ricalcato in larga parte il copione di quella di Cesare Coppo con qualche spunto in più relativamente alla conoscenza da parte di Eternit delle problematiche relative al mesotelioma e del ruolo ricoperto da Stephan Schmidheiny.
Un nome - quello dello svizzero - che Opezzo aveva già fatto quando era stato sentito dalla Procura nel 2006 ma sul quale martedì sembrava voler glissare parlando invece genericamente di «azionista».
Un nome - quello dello svizzero - tirato fuori con le pinze dai pm Sara Panelli e Gianfranco Colace, che lo hanno controinterrogato chiedendogli conto del ruolo dell’ingegner Mayer il quale - stando a una dichiarazione dello stesso Opezzo - fin dal 1972, ancor prima di avere un qualunque ruolo ufficiale ma come «emissario» dell’«azionista» (ma quanto pesava questo «azionista» che comandava per interposta persona e senza neanche attribuire ai propri «emissari» un vero e proprio ruolo?) avrebbe bloccato la distribuzione degli scarti di lavorazione dicendo che «non era una cosa civile».
«Che significa civile?», ha chiesto a Opezzo il Tribunale.
«Posso pensare che era nocivo per la salute...».
«Quello lo ha pensato lei, non glielo ha detto...», ha precisato il presidente Casalbore.
Secondo Opezzo persino il mulino Hazemag - del resto - fu realizzato per «chiudere la commercializzazione dei prodotti di scarto».
Non quindi per recuperare della materia di lavorazione contenendo i costi, visto che secondo altre testimonianze gli scarti arrivavano da tutti gli stabilimenti Eternit d’Italia? E l’amianto - aveva detto ai magistrati l’ex direttore di Eternit Luigi Giannitrapani - «costava sempre di più?»
I tumori e l’amianto
Di tumore e amianto Opezzo aveva comunque sentito parlare - è emerso - nei primi Anni Settanta a proposito del cosiddetto «rapporto Selikoff», il medico statunitense che già a metà Anni Sessanta aveva messo in evidenza i gravi rischi causati dall’amianto alla salute umana, evidenziando che incrementava tutta una serie di tumori, alla pleura, ai polmoni, alle ovaie, alla gola, allo stomaco, all’intestino...
Anche fra chi era esposto in modo accidentale.
Eternit ne venne certamente a conoscenza sicuramente nel 1973 attraverso un lungo servizio pubblicato sul New York Times che aveva allarmato non poco i dirigenti per le conseguenze (economiche) che poteva avere sull’attività.
«Ma i lavoratori furono informati?», ha chiesto l’avvocato Sergio Bonetto, uno dei difensori delle vittime dell’Eternit.
«A un certo punto fu predisposto un opuscolo... un foglio... dalla direzione di Genova in cui si parlava dei rischi della lavorazione dell’amianto, verso gli anni Ottanta. È stato distribuito a tutti i dipendenti insieme alla busta paga».
«E cosa c’era scritto?», ha chiesto il presidente del tribunale Casalbore.
«Non ricordo...»
Il magistrato insiste e Opezzo parla di «asbestosi, penso anche mesotelioma...».
«Lo pensa o lo ricorda?», chiede retoricamente il magistrato.
Non si parlò invece del rapporto amianto-tumore nelle riunioni della «Commissione salute» di cui faceva parte lo stesso Opezzo: «Perché?», gli ha chiesto ancora Bonetto.
Risposta: «Trattavamo altri problemi...».
Di cosa si parlava allora nella «Commissione salute»? Della «bronchite cronica» causata dal fumo di sigaretta?
1973, la grana della salute
E pensare proprio nel 1973 i comunicati sindacali pubblicati dal nostro giornale relativamente alle trattative Eternit esprimevano preoccupazione per le troppe morti «per tumore e malattia professionale tra i lavoratori dell’Eternit» e rammarico perché le richieste avanzate dai sindacati negli anni precedenti in materia di ambiente di lavoro e salute erano state disattese da Eternit.
E lo stesso frate Bernardino Zanella, che era a capo del consiglio di fabbrica aveva addirittura fatto un rapporto sull’esposizione alla polvere reparto per reparto, postazione per postazione, e proprio a metà anni Settanta - documentano le notizie pubblicate all’epoca - Zanella parlava esplicitamente (e pubblicamente!) di tumore.
Perplesso il presidente del tribunale Casalbore: «Il rapporto Selikoff in cui si mette in relazione amianto e mesotelioma, non lo legge, però le rimane una preoccupazione e chiede informazioni ai medici. Uno ha detto sì, l’altro no... E lei che ha fatto? Più niente?».
«All’epoca la conclusione cui sono arrivato è che non avevo ottenuto una risposta attendibile».
Nel 1976 il nostro stesso giornale sottolineava proprio il rapporto tra amianto e tumore alla pleura (ma anche allo stomaco e alla laringe), e un medico del lavoro evidenziava come l’amianto fosse altamente cancerogeno, dato assunto dallo IARC e dall’OMS.
1976: un morto al mese
E giornali locali e quotidiani evidenziavano nel maggio del 1976 che fra i lavoratori Eternit si registrava «un morto al mese» per asbestosi e altre patologie, evidenziando la grande polverosità che si creava nella frantumazione dei materiali con la ruspa all’ex Piemontese.
Evidentemente l’allora direttore Opezzo non solo non aveva letto il rapporto Selikoff ma non leggeva neanche gli articoli su Eterni pubblicati sui giornali della sua città.
Oppure riteneva che lo IARC (International Agency for Research on Cancer) e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) non fossero in grado di dare risposte attendibili?