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Domenica 12 giugno

Referendum sulla giustizia ed elezioni nei Comuni

Seggi aperti dalle ore 7 alle 23

Domenica 12 giugno, dalle 7 alle 23, gli italiani sono chiamati alle urne per il referendum. In alcuni paesi monferrini si vota anche per il Comune: a Rosignano, Morano, Frassineto, Valmacca, Castelletto Monferrato, Pomaro, Tonco, Castagnole, Cavagnolo. Si vota anche per il Comune di Alessandria.

I quesiti referendari sono cinque, ma si può scegliere di votare anche solo per uno di essi. I cinque referendum popolari abrogativi chiedono di abrogare, cioè di eliminare, alcune leggi. I quesiti riguardano il tema della giustizia: si va dalla legge Severino alle misure cautelari, dalla separazione delle carriere alla valutazione sui magistrati e alle elezioni per il Csm. In estrema sintesi, deve votare “sì” chi è d’accordo a cambiare l’attuale legge e deve votare “no” chi invece vuole mantenere le cose così come sono ora. Ogni quesito, per essere valido, deve raggiungere il quorum: vuol dire che deve votare la metà più uno degli aventi diritto (50%+1). Per esprimere il proprio voto è necessario andare alle urne con un documento d’identità e la tessera elettorale.

Referendum 1 scheda rossa

Riguarda l’abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi. 

Il quesito, in pratica, chiede se si è d’accordo o meno alla cancellazione della Legge Severino: in automatico esclude dalle elezioni e dagli incarichi in politica le persone condannate. In Italia, in caso di condanna definitiva per alcuni reati, è ora prevista l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, rappresentanti di governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali Se vince il “sì”, il decreto vene abrogato e cade l’automatismo: vuol dire che in caso di condanna spetterà al giudice decidere di volta in volta se applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici. Se vince il “no”, rimane l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per i politici condannati.  

Referendum 2 scheda arancio

Il tema è la limitazione delle misure cautelari: il quesito, in pratica, chiede se si è d’accordo o meno - quando non si tratti di reati gravi - all’eliminazione della norma sulla “reiterazione dello stesso reato” dall’insieme delle motivazioni per cui i giudici, durante le indagini e quindi prima del processo, possono decidere la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona. Oggi il gip, se ci sono gravi indizi di colpevolezza, può decidere le misure cautelari in tre casi e cioè se c’è pericolo di fuga, di alterazione di prove o di ripetizione del reato Se vince il “sì”, in alcuni casi e per reati considerati meno gravi, il pericolo della reiterazione del reato viene eliminato dai motivi per cui può essere richiesta una misura cautelare. L’arresto preventivo rimarrebbe – oltre che per i casi di pericolo di fuga e inquinamento delle prove – anche se c’è il rischio di commettere reati di particolare gravità, come quelli commessi con armi o altri mezzi violenti o di criminalità organizzata. Se vince il “no”, il pericolo della reiterazione del reato rimane tra i casi per cui è possibile chiedere una misura cautelare.

Referendum 3 scheda gialla 

Riguarda la separazione delle funzioni dei magistrati e, in particolare, l’abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati. Il quesito, in pratica, chiede se si è d’accordo o meno nell’introdurre nel sistema giudiziario italiano la separazione delle carriere. 

Al momento i magistrati possono passare fino a quattro volte dal ruolo di pubblici ministeri al ruolo di giudici. Se vince il “sì”, viene introdotta la separazione delle carriere e i magistrati dovranno scegliere all’inizio del loro percorso lavorativo se assumere nel processo il ruolo di giudice (funzione giudicante) o quello di pubblico ministero (funzione requirente): poi dovranno mantenere quel ruolo per tutta la loro vita professionale. L’unica possibilità di cambio rimarrebbe per i giudici, che potrebbero passare dai tribunali penali a quelli civili. Se vince il “no”, i magistrati potranno continuare a cambiare ruolo nel corso della loro carriera.

Referendum 4 scheda grigia 

Il tema è l’abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte. Il quesito, in pratica, chiede se si è d’accordo o meno a permettere di partecipare alla valutazione sui magistrati anche ad altre figure di esperti nella materia giuridica. 

Al momento, in Italia i magistrati vengono valutati ogni 4 anni dal Cms, che decide sulla base delle valutazioni fatte anche dai Consigli giudiziari: in questi organi territoriali, oltre che magistrati, ci sono anche avvocati e professori universitari di diritto ma solo i magistrati possono votare nelle valutazioni professionali dei loro colleghi. 

Se vince il “sì”, viene quindi abrogato il divieto di voto dei membri laici nei Consigli giudiziari. Se vince il “no”, le cose restano come sono e le valutazioni rimangono a carico dei magistrati.

Referendum 5 scheda verde 

Il tema è l’abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura. Il quesito, in pratica, chiede se si è d’accordo o meno all’abrogazione della norma che prevede l’obbligo di raccogliere da 25 a 50 firme per potersi candidare come membri dell’Organo di autogoverno della magistratura. 

Oggi per il magistrato che vuole candidarsi al Csm è necessario presentare a proprio sostegno almeno 25 firme di altri magistrati. Se vince il “sì” si potrà presentare la propria candidatura senza l’obbligo di trovare almeno 25 firme. Si tornerebbe, quindi, alla legge originale del 1958: prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del Csm presentando semplicemente la propria candidatura. Se vince il “no”, l’obbligo delle firme rimane


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Salvo Monteleone

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