Carne: «Niente allarmismi! I problemi solo con l’abuso»
di Chiara Cane
«Stop agli allarmismi sulle carni rosse». «È un atto di terrorismo». Così, rispettivamente, la Coldiretti astigiana e quella alessandrina, in risposta alla notizia di rischio di neoplasie legate al consumo di carne rossa e insaccati lanciata dall’International Agency for Reserarch on Cancer (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Osm). A parlare sono Roberto Cabiale presidente di Coldiretti Asti e Roberto Paravidino di Coldiretti Alessandria con il contributo del nutrizionista Giorgio Calabrese.
«Lo studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul consumo della carne rossa, letto in maniera distorta, sta creando un falso allarmismo deleterio per i nostri allevamenti» cita il comunicato Coldiretti.
«Malgrado la comprensibile preoccupazione per le ripercussioni momentanee sul settore - afferma Cabiale - è una campagna allarmistica del tutto immotivata, soprattutto se si considera che la qualità della carne italiana, dalla stalla allo scaffale, è diversa e migliore e che i cibi sotto accusa, come hot dog e bacon, non fanno parte della tradizione nostrana». In linea anche Calabrese: «L’utilizzo moderato della carne è solo salutista. I problemi insorgono se c’è un abuso, come per ogni altro tipo di alimento, ma gli italiani di certo non abusano nei consumi di carne».
Le statistiche dicono che gli italiani consumano mediamente dai 70 ai 100 grammi di carne (sia rossa sia bianca) due volte a settimana, più 25 grammi di insaccati a settimana. «Siamo sicuramente al di sotto del limite minimo - prosegue Calabrese - il problema è degli americani, dei Paesi anglosassoni in generale, la cui dieta prevede la carne, il bacon e gli hot dog fin dal mattino e poi - aggiunge il noto nutrizionista - Ma di cosa stiamo parlando? Piuttosto occupiamoci di come viene cucinata la carne». «Non dimentichiamo - sottolinea Cabiale - come in Italia, al contrario di altri Paesi, i controlli sugli allevamenti vengono disposti dal Ministero della Sanità e non dal Ministero dell’Agricoltura». Ad ogni buon conto, a rassicurare i consumatori italiani è lo stesso studio dell’Oms quando afferma chiaramente che «è necessario capire quali sono i reali margini di rischio ed entro che dosi e limiti vale la pena di preoccuparsi davvero». Altrettanto importante è capire esattamente di quali tipi di carne e di quali sistemi di lavorazione si sta realmente parlando quando si punta il dito contro la carne.
«È un atto di terrorismo - aggiunge Roberto Parvidino, presidente Coldiretti Alessandria - le carni Made in Italy sono più sane, perché magre, non trattate con ormoni e ottenute nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione “Doc” che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali tanto da garantire agli italiani una longevità da primato con 84,6 anni per le donne e i 79,8 anni per gli uomini».
Bisogna tuttavia tenere presente che il rapporto Oms è stato eseguito su scala globale e su abitudini alimentari molto diverse tra loro: gli statunitensi consumano il 60% di carne in più degli italiani e, i cibi sotto accusa come hot dog, bacon e affumicati, non fanno parte della tradizione italiana.
Dal punto di vista qualitativo la carne italiana è meno grassa e la trasformazione in salumi avviene naturalmente solo con il sale e senza l’uso dell’affumicatura messa sotto accusa dall’Oms.
Questa vicenda conferma la necessità di accelerare nel percorso dell’obbligo di etichettatura d’origine per tutti gli alimenti, a partire dai salumi. «Nessun allarmismo - conclude Piero Ameglio, presidente provinciale Cia Alessandria e allevatore di Razza Piemontese ad Altavilla - ma solamente attenzione alle scelte che effettuiamo a tavola».