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  • 14 luglio 2019
  • San Giorgio Monferrato

Il successo di un’azienda si costruisce se le persone lavorano bene

«In Bobst puntiamo sul territorio»

Intervista a Detlef Merklinger, 58enne, Managing Director che ci “confessa” l’amore per il Monferrato

L’Italia continua ad essere uno dei Paesi più belli al mondo da visitare e trascorrervi le vacanze, dove crescere i propri figli e anche invecchiare, ma poco appetibile per i giovani e le fasce d’età media, ovvero per lavorarci, fare carriera e costruire imprese. Fiscalità, burocrazia e politiche sociali, pesano troppo e negativamente sulle scelte di chi vorrebbe investire, costringendo, spesso, il business a spostarsi o a restare oltre i confini.

In questo panorama, tuttavia, ci sono sparute voci fuori dal coro: non fanno tendenza, dovrebbero. Sono le aziende che sanno coniugare il plus delle risorse italiane, al performante sistema dell’economia e del welfare dei Paesi nordici. Una di queste è la Bobst di San Giorgio Monferrato, azienda leader nella nel settore packaging and label solution industriali a livello internazionale, presente sui mercati mondiali da 129 anni, la cui casa madre è stata fondata a Losanna, in Svizzera, nel 1890. Oggi Bobst, con circa 5.400 dipendenti impiegati nel mondo, di cui 530 circa in Italia e 360 nel Monferrato, ha tre sedi produttive in Svizzera, due in Italia e Germania, una in Francia, nel Regno Unito, in India, in Cina e in Brasile, ed è presente con uffici e agenzie in 50 Paesi nel mondo.

Il fatturato è di 169 milioni di euro l’anno, registrando un trend di crescita superiore al 12%. A San Giorgio, nell’ultimo anno, Bobst ha scelto di investire e fortemente sul building (10 milioni di euro)oltre che sulla Pilot Line Coating (5 milioni di euro), denotando un interesse che, se da un lato compiace, dall’altro sorprende.

Abbiamo così incontrato Detlef Merklinger (nella foto), 58enne Managing Director and Head of Product Line Coating, originario di Krefeld in Germania e residente a Marsens in Svizzera, da cinque anni alla guida del Coating e, da uno, della sede monferrina della multinazionale Bobst.

Detlef, alla luce di tanti elementi, parliamo di fiscalità e burocrazia tra gli altri, che pesano negativamente su chi fa impresa in Italia, perché la casa madre ha scelto di investire così fortemente nel Bel Paese?

«In Italia, e nella fattispecie in Bobst a San Giorgio, le persone sono molto qualificate, hanno acquisito notevole professionalità e competenze. Inoltre, sono molto legate al loro lavoro».

Lei è entrato in azienda cinque anni fa, indubbiamente con obiettivi precisi e un piano di lavoro ben definito?

«In realtà sono ritornato in azienda cinque anni fa. Ero già stato per 3 anni Manager del reparto Coating in Rotomec a partire dal 1996. L’esperienza era stata assolutamente positiva. Quando vi giunsi la prima volta, l’azienda era molto italiana».

Cosa intende per “molto italiana”?

«Diciamo che si lavorava sull’urgenza, poca programmazione e, forse, troppa flessibilità. Il metodo svizzero invece, è particolarmente strutturato e organizzato. Delle due identità, ne abbiamo fatto un mix, che è risultato vincente».

Quali gli obiettivi dunque?

«Inizialmente, il primo obiettivo è stato lo sviluppo del business. A seguire, ho scelto di puntare molto sul benessere psicologico dei lavoratori. Il mio sogno è quello di creare una fabbrica dove i lavoratori stiano bene nell’azienda e, in tal modo, contribuiscano al miglior successo personale e dell’azienda stessa».

Su cosa sta, dunque, lavorando?

«Siamo partiti dal miglioramento e dall’efficientamento degli spazi, creando confortevoli aree di lavoro, altamente innovative e a impatto zero sull’ambiente. Ci abbiamo aggiunto gradevoli aree relax, tra cui la mensa e la sala tv; in futuro, inseriremo l’area pic-nic. I lavoratori possono contare su un orario flessibile. Infine, stiamo lavorando con le scuole per reclutare giovani, che abbiano competenze maggiormente rispondenti alle esigenze aziendali».

Qual è lo status ad oggi?

«Credo che in questo ambito ci sia ancora da lavorare. In Germania, per esempio, la formazione degli studenti, negli ultimi due anni, viene completata nelle aziende. In Italia, il tempo di stage, è ancora troppo breve per professionalizzare adeguatamente. Altro aspetto, è il gap tra le professionalità venutosi a creare negli ultimi anni: gli anziani, in genere, ma succede dovunque, sono particolarmente restii a passare le proprie competenze ai giovani. Temono di restarne fuori».

Quali gli altri limiti?

«Alcuni degli ingegneri qualificati arrivano ancora da troppo lontano (Piacenza e Torino); per motivarli a restare, occorrono dei benefit. Su questo aspetto ci stiamo lavorando: stiamo anche sottoscrivendo convenzioni per attività e servizi per i lavoratori».

Quali sono i requisiti per entrare nel team di Bobst?

«Tra i requisiti base ci sono: la conoscenza della lingua inglese e la motivazione».

Se potesse alzare il telefono e parlare con i ministri Di Maio e Salvini, cosa direbbe loro?

«Di comprendere che lo Stato deve essere al servizio dei cittadini, così come le imprese, a quello dei lavoratori».

Quanto conosce il Monferrato?

«Abbastanza, mi piace molto».

Come vive il Monferrato, dopo le ore in azienda?

«In sella alla mia mountain bike».

Cos’è per lei il Monferrato?

«Paesaggio, profumi, colori e frutti della terra».

Un vino e un piatto tra tutti?

«Barbera e agnolotti».

Ha mai pensato di prendere casa nel Monferrato? 

«Lo sto facendo».

Ottimo, cosa sta cercando?

«Un cascinale in collina, tra il verde».

Insomma, motivi per crederci ce ne sono, esempi positivi anche, occorrono solamente le persone che abbiano la forza di fare la differenza.


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