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Giubileo del Duomo

L'apertura della Porta Santa a Valenza

In occasione del quattrocento anni di Santa Maria Maggiore, Papa Francesco ha disposto l’indizione di un anno giubilare speciale per la città di Valenza

Tutto secondo copione a Valenza per la festa di San Massimo che ha contemplato il tradizionale rito della benedizione dei ceri fioriti nella sala consiliare del Municipio e, a seguire, prima della Santa messa pontificale presieduta dal vescovo di Alessandria Guido Gallese, il rito di apertura della Porta Santa.

Papa Francesco, per il tramite della Penitenzieria Apostolica, in occasione del quattrocento anni di Santa Maria Maggiore (Duomo), ha disposto l’indizione di un anno giubilare speciale per la città di Valenza, con la concessione di una speciale indulgenza per chi parteciperà devotamente alle celebrazioni, da chiedere per se o per i cari defunti.

Di seguito il discorso integrale pronunciato per l’occasione dal sindaco Maurizio Oddone. “Quest’anno la ricorrenza di San Massimo, in tutta la sua solennità, coincide con un altro momento significativo per tutta la Città di Valenza. Non è, infatti, soltanto il giorno in cui ricordiamo il nostro Santo Patrono e fondatore, ma anche il giorno in cui iniziano i festeggiamenti per i 400 anni del nostro Duomo, vero e proprio gioiello nel cuore di Valenza, con il rito di apertura della Porta Santa cui fa seguito la Messa Pontificale con Sua Eccellenza il Vescovo. Si rinnova oggi, con la benedizione dei Ceri, che nonostante il passare degli anni e il mutare delle situazioni è sempre molto sentita da tutta la Città, dalle Confraternite, dalle Associazioni, dal Volontariato, dagli Artigiani e dalle Imprese, rimane uno dei momenti più toccanti e qualificanti della vita e della cultura cittadina. Della vita e della cultura di una città che pur guardando avanti ha sempre con orgoglio saputo accogliere e includere tutti, come ha recentemente fatto per coloro che sono fuggiti dagli orrori della guerra, dando aiuto e lavoro a chi ne aveva necessità e la possibilità di crescere, senza nessuna preclusione nei confronti di alcuno. E tutto questo è stato reso possibile, anche e soprattutto, al patrimonio di conoscenza e di tradizioni che ci è pervenuto dai nostri progenitori, dai valenzani che nel corso dei secoli l’hanno tramandato facendone un basamento solido. E dall’insegnamento del passato, che sia storia o leggenda, dobbiamo anche trarre un altro messaggio. Valenza, che si è dimostrata e si dimostra sensibile agli altri, deve essere e continuare ad essere una città, una comunità, sensibile anche verso l’ambiente e coloro che abitano il creato assieme all’uomo. Fu infatti il volo di una colomba a delimitare i nostri confini e un aratro tirato da un bue a segnarli, il tutto a significare come l’armonia e l’inclusione non debba limitarsi a noi umani ma a tutte le creature che popolano e vivono il creato essendo la vita un dono di Dio, come pure l’ambiente in cui viviamo”.