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VIDEO - Gli errori possono ripetersi. Si narra un tempo eroico...

A Villadeati successo di pubblico per la presentazione dei libri sulla Resistenza con Gad Lerner e Alba Parietti

“Il tempo tragico ed eroico che ha messo fine allo Stato fascista ha per protagonisti uomini e donne capaci della decisione estrema di conquistare, anche con le armi, una libertà per molti sconosciuta. Ma, la memoria svanisce e gli errori della storia possono ripetersi…”.

“Il tempo tragico ed eroico che ha messo fine allo Stato fascista ha per protagonisti uomini e donne capaci della decisione estrema di conquistare, anche con le armi, una libertà per molti sconosciuta. Ma, la memoria svanisce e gli errori della storia possono ripetersi…”.

Parte così, la terza di copertina, di Noi Partigiani, Memoriale della Resistenza Italiana di Gad Lerner e Laura Gnocchi, il grande racconto, in prima persona, della Resistenza, edito da Feltrinelli, presentato sabato scorso a Villadeati, “luogo pieno di significato e di avvenimenti”. Ospiti del pomeriggio, Alba Parietti, con la presentazione Da qui non se ne va nessuno, e il partigiano Gustavo Ottolenghi. Tra il numeroso pubblico, anche Bruno Segre (102 anni) con la monferrina Enrica Morbello Core, entrambi partigiani, e alcuni rappresentanti dell’Anpi di Casale Monferrato.

Toccante la storia di Gustavo che, il 10 ottobre 1943, all’età di 11 e mezzo, dovette separarsi dalla famiglia rifugiatasi a Murisengo, e fare da staffetta e vedetta partigiana in Valcerrina. Il padre gli aveva detto: “alla fine della guerra, se tutto andrà bene, ci ritroveremo sotto la statua del Duca d’Aosta a Torino”. Con in tasca una Beretta 635 e nei piedi degli zoccoli “portalettere”, nei 20 mesi che lo separarono dalla famiglia e dalla Liberazione, Gustavo (nome di battaglia Robin) assistette alle scene più raccapriccianti, come quella dell’eccidio di Villadeati, dove la madre era vivandiera presso una brigata partigiana. “Gli 11 anni di allora, non erano come quelli di oggi. Io capivo molto poco: capivo solo che dovevo ascoltare, nascondermi e scappare”. Ritornare in Valcerrina dopo decenni è stato riconoscerne, con commozione, i luoghi, rievocando il passato. “La notte, dormivo nelle stalle con i partigiani e i contadini; nel rischio, venivo nascosto anche nelle mangiatoie, dove vi restavo immobile per lungo tempo, fintanto che sentivo “pia’ al cit e prtlu via” (prendi il bambino e portalo via)”. Finita la guerra, Gustavo raggiunse Torino: aveva un appuntamento importante. Dopo tre giorni di attesa sotto la statua, poté riabbracciare i suoi genitori…

Davanti allo svanire della memoria e alla ritrovata accettazione dell’esibizione di simboli fascisti, così si è espresso il partigiano Ottolenghi: “oggi, una parte di giovani viene attratto da camicie nere, inni, cortei e capi che portano avanti ideologie, di cui non sanno nulla perché non le hanno vissute e soprattutto studiate. Il problema è che non abbiamo nulla da opporre a questa onda di neofascismo e a queste manifestazioni, quasi folkloristiche, che si ripetono. Non c’è coscienza e conoscenza. Il Duce viene ricordato come uomo della provvidenza, scordando che è stato un traditore e molto peggio”.

“Durante la raccolta di testimonianze, ci siamo resi conto che stavamo parlando di una generazione straordinaria che ha ricostruito l’Italia” ha proseguito Lerner. “Il confronto con loro è necessario. Tutti, quando sono arrivati a parlare dell’oggi, hanno sottolineato con forza di stare attenti, perché la libertà non è data una volta per tutte. Nel 2020 non siamo così sciocchi da pensare che il movimento fascista possa ripetersi come nel 1922 ma, oggi, si enumerano i sintomi di un fascismo che si ripropone in forme nuove. Non è l’ossessione del passato, ma una sorta di istinto a dircelo, quello del sesto senso partigiano, capace di cogliere in anticipo certi segnali. Una vocazione rabdomantica che fa percepire la metafisica del fascismo, le sue energie velenose in circolazione: razzismo, maschilismo, militarismo, antipolitica e retorica nazionalista. Tutt’altro che una marcia indietro nel tempo, ma la malapianta infestante del fascismo è ancora tra noi”.

Ad arricchire di onore e valore i testimoni della storia, anche la Parietti, con la grande convinzione e determinazione che muovono chi è figlia di un partigiano. Apprezzabili il suo impegno e la sua capacità di portare avanti i valori della Resistenza, anche in situazioni anomale e in trasmissioni di pettegolezzo. Plausi al sindaco Angelo Ferro per aver ospitato il pomeriggio letterario in una cornice di memoria e, anche, di bellezza.