Galleria »

Viaggio d'autore

A… Monteu da Po, tre chiese e una storia romana

Ai limiti della Dioces di Casale, in provincia di Torino, ecco Monteu da Po, una parrocchia in sofferenza economica al punto che era stata chiusa l’erogazione del metano proprio nel giorno di Natale

La chiesa venne ricostruita poco dopo la distruzione di quella precedente nel 1625 da parte degli spagnoli che assediavano la Rocca di Verrua. Ammiriamo all’interno il bell’altare marmoreo con la pala della “Madonna col Bambino” nel coro. Seconda tappa alla chiesa a tre navate di San Grato, sorta nel 1577 all’ingresso del paese come antica parrocchiale

Ai limiti della Dioces di Casale, in provincia di Torino, ecco Monteu da Po, una parrocchia in sofferenza economica al punto che era stata chiusa l’erogazione del metano proprio nel giorno di Natale; da aggiungere una casa parrocchiale inagibile e un impianto elettrico da rifare. Chiunque volesse contribuire a far si che non venga chiusa una chiesa bella e importante (vedi l’articolo della studiosa Sara Inzerra) può effettuare una donazione intestata a: “Parrocchia San Giovanni Battista, Monteu da Po”, Iban IT 90 P 05034 47400000000020250.


Appuntamento martedì (7 gennaio ndr) con don Piero Massaglia, parroco di Monteu da Po, l’antica Montacuto dal 1474 appartenente alla diocesi di Casale. Partenza con la nebbia che ci accompagna fino alle porte di Crescentino e arrivo in paese con il sole (freddo).
Ripida salita al “Cantone della villa” e stop alla chiesa parrocchiale di San Giovani Battista, che domina l’abitato. Poco visibili per il parcheggio della scuolabus i reperti degli scavi archeologici murati sul fianco della chiesa. Ci ricordano che siamo nel territorio del municipio romano di “Industria”. Dopo un minuto arriva il parroco dall’aver portato una comunione con la gradita sorpresa della convocazione dell’arch. Sara Inzerra Bracco, già attiva presso la Soprintendenza di Torino, apprezzata studiosa, tra l’altro, delle chiese romaniche delle campagne astigiane (che vorremmo unire in itinerari a quelle del Monferrato).
La chiesa venne ricostruita poco dopo la distruzione di quella precedente nel 1625 da parte degli spagnoli che assediavano la Rocca di Verrua. Ammiriamo all’interno il bell’altare marmoreo con la pala della “Madonna col Bambino” nel coro, in una cappella laterale al centro dell’altare ligneo con colonne tortili la tela delle “Anime purganti”, sotto il paliotto attribuito ai Solari. Le decorazioni di fine Ottocento sono opera del pittore Giovani Silvestro di Montanaro, allievo di Rodolfo Morgari. Sotto la tribuna decorata che regge l’organo Vegezzi Bossi sono poco visibili le due antiche pitture in controfacciata. Pregevole il Battistero ligneo.
Cogliamo l’occasione per ricordare con don Piero i due parroci ottigliesi: don Giuseppe Natta e don Felice Celoria. Seconda tappa alla chiesa a tre navate di San Grato, sorta nel 1577 all’ingresso del paese come antica parrocchiale, prima della costruzione di quella seicentesca. Osserviamo da vicino i saggi effettuati per il recupero degli affreschi di alta epoca e la particolarità dell’altare ligneo con porte laterali che separano il coro dalle navate laterali con volte a crociera. Breve sosta davanti all’area archeologica di Industria, colonia romana celebre come centro commerciale in posizione strategica sulla riva destra del Po, vicino alla confluenza con la Dora Baltea. Gli scavi hanno portato alla luce una parte dell’abitato e l’area sacra con i templi dedicati a Iside e Serapide abbandonata tra il IV e il V secolo quando viene fondata, poco distante, l’antica pieve di San Giovanni di Dustria (o Lustria) che conclude il nostro itinerario nello spazio e nel tempo. Ricordata in una lettera di Eusebio è considerata la prima pieve rurale della diocesi di Vercelli. Durante gli scavi eseguiti nell’area circostante sono venute alla luce tombe, frammenti di ceramica e iscrizioni.
Sono visibili i resti del muro a cuspide dell’antica pieve di San Giovanni con l’elegante finestrella che ricorda gli edifici religiosi romanici, in particolare la chiesa di San Pietro al cimitero di Brusasco, che visitammo con la guida del compianto prof. Carlo Caramellino.
Luigi Angelino-Dionigi Roggero

La lettura di un territorio passa attraverso componenti naturali, ambientali, costruttive, storiche artistiche e tanto altro e si possono conoscere, attraverso l’azione non solo di fattori atmosferici ed eventi straordinari e soprattutto degli uomini, le vari fasi evolutive e di trasformazione che caratterizzano i luoghi che tuttora usiamo e viviamo. L’abitato di Monteu da Po non si slega da questo concetto e, malgrado le ricostruzioni e i rimaneggiamenti subiti nel corso dei secoli, conserva una fisionomia particolare, sviluppandosi lungo un asse centrale, con la strada principale costeggiata dal rio e vie secondarie trasversali che terminano contro le pendici della collina. In posizione elevata rispetto al centro, si erge la chiesa parrocchiale, con il Municipio e le scuole; nella parte piana, nei pressi della strada Torino- Casale, si estende la città romana di Industria, antico mercato sul Po, importante centro religioso. Dall’altro lato della provinciale, sullo stesso bivio che porta all’abitato, percorrendo un piccolo tratto di una delle tante stradine di campagna che portano al Po, si può intravedere un muro diroccato: è ciò che resta della Pieve di San Giovanni. Una targa a cura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in parte detta: “...Nel X secolo la pieve di Dustria dipendeva dalla diocesi di Vercelli; durante il basso Medioevo l’abitato si concentrò sul colle vicino, diede origine ad una nuova parrocchiale e diede origine a Monteu da Po. Gli scavi ottocenteschi, eseguiti nell’area circostante la struttura, portarono alla luce tombe, frammenti di ceramica e iscrizioni; un’altra tomba altomedioevale, priva di corredo, venne rinvenuta nel 1960. I resti murari attualmente visibili, sono ascrivibili a due fasi, la più recente delle quali è del XII secolo, e si inseriscono in un complesso di edifici religiosi, del Romanico...”.
Continuando lungo Corso Industria, tra filari di olmi, un altro biglietto da visita per il centro storico di Monteu è la chiesa di San Grato. L’edificio diventa la nuova parrocchia e nel 1577 sono documentati i lavori per la sua costruzione. I documenti negli archivi comunali e parrocchiali di Monteu da Po furono distrutti a metà del Seicento, durante l’assedio di Verrua da parte degli Spagnoli: “Nel 1625 avvenne in Monteu un incendio così terribile... Questo villaggio adunque si ridusse a più non avere che una sola chiesa, cioè quella di San Grato, la quale siccome intermedia a tutti gli abitanti assai comoda, divenne parrocchiale...”. La facciata è a doppia capanna, con un bel portale, centinato e bugnato e un campanile massiccio. L’interno, a tre navate con volte a crociera, senza costoloni. Sotto la tinteggiatura delle pareti sono visibili alcune tracce degli antichi affreschi cinquecenteschi, che rappresentano la leggenda di Santa Fede, mentre il caratteristico altare ligneo è l’unico elemento che arricchisce la fabbrica, insieme alle due statue sopra le aperture, separando la navata dal coro. L’opera attualmente è in restauro, in attesa di essere ricollocata.
Tra il 1631 e il 1636 viene costruita l’attuale chiesa parrocchiale, sotto l’antica invocazione di San Giovanni Battista De Lustria, dal Prevosto don Domenico Ellena, utilizzando i materiali recuperati dall’antica casa forte, che sorgeva all’epoca nei pressi dell’attuale casa parrocchiale. L’interno è di stile barocco con tre navate. L’attuale impianto decorativo però è più recente, frutto di un restauro del 1892, opera di Giovanni Silvestro (1860-1958), pittore montanarese, formatasi all’Accademia Albertina di Torino. La sua pittura è immediatamente riconoscibile per la scioltezza delle linee e i toni brillanti; il rispetto delle architetture, la freschezza dei colori, l’armonia del modellato che sono gli elementi che contraddistinguono il suo stile. Particolarmente pregiato l’altare maggiore barocco, realizzato con inserti di marmi di sette colori, sapientemente intagliati. L’altare del Suffragio ha un importante paliotto in tre elementi su fondo nero con decorazione policroma, ancora in discreto stato di conservazione ma bisognoso di urgenti restauri. Nella parete di controfacciata emergono dall’attuale impianto decorativo due dipinti più antichi, rappresentanti l’uno il Battesimo di Gesù Cristo, l’altro la Pentecoste.
Sara Inzerra

Bibliografia:
G. Casalis, ‘Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. Il Re di Sardegna’, Torino, 1843, vol. XI.
C. Sertorio Lombardi, ‘Il Piemonte antico e moderno delineato e descritto da Clemente Rovere’, Torino, 1978
Politecnico di Torino, Facoltà di Architettura, Laboratorio di Restauro architettonico, ‘Chiesa di San Grato, Monteu da Po’, 2001/2002, correlatore Sara Inzerra.

Gocce di storia di Monteu da Po
996: atto di donazione dell’imperatore Ottone III ai Canonici di Vercelli in cui si accenna ad un villaggio con una parrocchia; 1186: bolla di Urbano VIII, si cita una Plebs Monticuli attorno alla quale si svilupperà il nuovo borgo; 1224: il Marchese Guglielmo VI presenta all’imperatore Federico II la descrizione di tutto il Monferrato (Monteu era indicata tra Cavagnolo, Piazzo e Lauriano); 1349: la parrocchia di Industria è soppressa e unita, nelle provvisioni pontificie, a quella di Monteu sotto il nome di Plebs sancti Jonnis Baptistae de Lustria. Nel 1577, il delegato apostolico della diocesi di Casale attestava San Grato, declassando la pieve di San Giovanni e intitolandola a San Grato, Vescovo di Aosta nel V secolo la cui devozione è fondata sull’efficace protezione da lui esercitata sui campi, invocato contro insetti e animali nocivi. Nel 1625 assedio e distruzione borgo Villa; 1630-1631: la popolazione viene colpita dal flagello della peste che spense una gran parte degli abitanti; la pace firmata da Vittorio Amedeo con gli Spagnoli assegna una parte del Monferrato, quindi Monteu, ai Savoia; 1840: disegni di Clemente Rovere.