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"Ventitreenne sulla Adamello"
Domenica 16 novembre alle 16,30 a palazzo Cuttica di Alessandria Gian Luigi Ferraris presenta il volume "Ventitreenne sulla Adamello", introduzione di Nadia Ghizzi, interviene Carlo Scotti, autore e nipote omonimo del protagonista
SINOSSI - La prima guerra mondiale, conclusasi più di un secolo fa, fu un bagno di sangue senza precedenti, che all’Italia costò seicentomilamorti e oltre un milione di feriti. Eppure, nonostante l’orrenda carneficina, la grande guerra fu anche una straordinaria fucina di canti popolari. Durante il conflitto si cantò molto come non era mai avvenuto in passato, e come non avverrà più in futuro, ma mentre i canzonieri ufficiali risuonarono di inni patriottici colmi di retorica, la guerra realmente cantata dalle classi popolari ci raccontò Il dolore della partenza, l’orrore della trincea, la morte negli assalti alla baionetta, lo strazio delle famiglie, il lutto infinito di un’intera popolazione che vedeva decimata la sua gioventù.
CARLO SCOTTI è un giovane contadino che già dal primo anno di guerra si trova a far l’artigliere prima in Carnia e poi sull’Adamello, a combattere la sua “guerra bianca” con la cinquantaduesima batteria del primo reggimento di artiglieria da montagna. La famiglia è benestante e vive di agricoltura grazie alle braccia di uomini validi, ma la guerra chiama lui e in successione altri tre suoi fratelli.
Per il giovane la guerra non ha alcun fascino ammantato di eroismo: è solo una “carneficina” dove i giovani “muoiono come cani”, o peggio come “selvaggina lasciata agonizzante, sul nudo gelido suolo”. Carlo è perfettamente conscio del suo dovere: denuncia, ma non recrimina, cura come meglio può la sua salute fisica e mentale, fraternizza coi colleghi e inoltre ha compassione per il nemico ucciso. L’antidoto migliore per la sua salute mentale è la corrispondenza con la famiglia, in particolare con la sorella Clarina, giovane donna coraggiosa, perno della famiglia in gravi difficoltà economiche, rimasta senza uomini. Un corpus di più di 200 missive rappresenta con veridicità e drammaticità l’evolversi della guerra, vista attraverso gli affetti familiari oltraggiati dalla violenza bellica ma ogni giorno più saldi.
La vita di Carlo si chiude pochi mesi prima di Vittorio Veneto. Ha appena partecipato alla ripresa del Corno di Cavento, ha meritato un premio, è il mese di agosto e confida In una meritata licenza a settembre, in tempo per festeggiare la vendemmia coi suoi vecchi genitori e i fratelli.
La sorte avversa non glielo consentirà: una spoletta da 105 di provenienza austriaca rimasta inesplosa, deflagrerà accidentalmente Il 28 di agosto del 1918, colpendolo al cuore, forando le lettere che custodiva gelosamente nel taschino della giubba.
l.a.






