Notizia »

Le banche a Casale (2)

di Aldo Timossi - La Banca del Popolo

La fondazione nel 1873 della Banca del Monferrato (V. prima parte) trova probabilmente qualche radice nella sorte di altro istituto nato due anni prima, la Banca del Popolo. E’ “Il Monferrato” ad annunciare, nella prima pagina del suo primo numero (15 Luglio 1871), che Casale, “dopo superate infinite difficoltà, può oggi alzare il capo ed andar orgogliosa di possedere una Banca del Popolo che soddisfa ai reclamati bisogni di tutta la popolazione, e che già tanta utilità portò ad Alessandria, Voghera, Asti, AIba, Milano ed in tutte le città ove essa fu istituita”. Chi scrive, è certo che “quest’istituzione sarà in breve in fiorente stato”, e che “i cittadini casalesi faranno loro pro dei vantaggi che la banca arreca a chiunque si rivolga ad essa”.

Tanto entusiasmo può essere compreso scorrendo i nomi dei promotori. Presidente è addirittura il sindaco Aristide Oggero; seguono: Alessandro Oddone, che ne assume la direzione; i banchieri Salvador Fubini e Marco Sacerdote (tra l’altro proprietario a Terruggia del Palazzo Arborio di Gattinara); i negozianti Serafino Cappone, Francesco Clivio, Giuseppe Frascaroli; Maurilio Pugno direttore della ditta Massaza e Pugno; Eugenio Artom; il farmacista Antonio Testa. Serve qualche mese per una sede definitiva, alfine trovata nella centrale Via Magnocavallo 10, “casa Maranzana”.

A dispetto dell’ottimismo giornalistico, peraltro fondato anche sul fatto che nei primi 45 giorni di attività presenta un utile netto di oltre mille lire (oggi, oltre 4.500 euro) c’è tra i Casalesi qualche diffidenza, tanto che i promotori sono indotti a diffondere in città copie dell’atto costitutivo, perché si conoscano meglio natura e scopi del nuovo soggetto. In realtà, la banca non nasce in piena autonomia, essendo di fatto legata all’analogo istituto di Asti, che risulta quale “sede centrale”. Dalle cronache del tempo è difficile comprendere con esattezza la situazione. Più chiaro, il decreto reale di fine ’72 che approva un nuovo Statuto della “Banca del Popolo d’Asti, con filiali in Alba, Casale e Saluzzo, e con uffici succursali in Trino, Nizza Monferrato e Dogliani”. Ad Asti hanno sede il “Consiglio Superiore di Amministrazione” e la Direzione Generale! Al tempo stesso, la banca cambia addirittura nome, diventando Banche Unite. Il cronista scrive che finalmente la Banca del Popolo di Casale “ha acquistato l’autonomia e non è più soggetta a quella d’Asti”! Mah! Di fatto, è immaginabile che, proprio di fronte ad una perdita di autonomia, tra i notabili casalesi emerga nell’immediato – siamo a gennaio del ’73 - la decisione di creare qualcosa di locale, nuovo e indipendente, appunto la citata Banca del Monferrato.

Non serve invece l’immaginazione rispetto alla tribolata fine dell’iniziativa, al traguardo nel 1882 con l’avvenuta fusione nell’Unione Banche Piemontese e Subalpina di Torino. Niente di indolore. Leggiamo, in una pubblicazione 2015 della Fondazione Giovanni Goria, che “la crisi colpì la Banca dei Popolo di Asti, poi Banche Unite, e travolse i risparmi cittadini negli anni 1875-1878”. Altra fonte conferma, per la parte del Cuneese, il “tracollo che causò l’irreparabile rovina di tanti risparmiatori”. Meno sfortunata la sorte degli azionisti casalesi. La ex Banca del Popolo continua ad agire senza particolari problemi, salvo qualche sporadica polemica, come al momento della fusione, allorché gli azionisti pensano di incassare 60 lire ad azione venduta, ma scoprono che il valsente in cassa può al massimo pagarne 52,50!

Per gli azionisti delusi, si apre nell’84 la possibilità di scommettere i propri denari sul successo di un nuovo soggetto.

Nasce la Banca Agricola Industriale, nel cui Consiglio di Amministrazione sono presenti sia politici locali come Enrico Bertana e Aristide Oggero, sia rappresentanti del settore cementiero come Enrico Tavallini presidente della società Fabbrica di calce e cementi (futuro sindaco, della banca sarà presidente dal 1905) e Pietro Sosso proprietario delle più grandi fabbriche del settore. “La costituzione di questa banca - riprendiamo da un dettagliato studio di Pietro Gallo sulla Casale di fine ‘800 - diventa indubbiamente un elemento di accelerazione del processo di industrializzazione poiché garantisce che il denaro raccolto in città trovi, nella sua maggior parte, impiego nell’economia casalese e, in special modo, nell’industria del cemento e nelle attività ad esso collegate come ad esempio l’edilizia”. Addirittura , nel 1907 partecipa alla costituzione della Società Anonima Industria e Commercio dei Legnami, insieme al suo “regista” Riccardo Gualino e altri soci. “Qualche seria difficoltà ad inizio ‘900”, ricorda l’ economista Carlo Beltrame, in una delle sue analisi apparse per tanti anni su questo giornale, frutto della collaborazione al grosso volumeBanche e sviluppo economico nel Piemonte meridionale in epoca contemporanea”, a cura di Claudio Bermond.

Gualino assume il controllo della banca nel 1914, aumenta il capitale da 500.000 a 1.500.000 lire, poi nel 1922 la fa assorbire dalla Banca Agricola Italiana della quale è diventato azionista, e che acquisisce anche altri Istituti, può contare su di una rete di filiali in quasi tutte le regioni italiane, ma inizia a far registrare perdite d'esercizio. La difficile situazione della società, s’interseca con quella altrettanto negativa del finanziere, che chiede aiuto alla Banca d'Italia e al Ministero del Tesoro, ma il tentativo di salvataggio fallisce, Gualino cede progressivamente la propria quota sociale e inizia lo smembramento delle rete delle filiali.

Nel Giugno 1887 ecco apparire, con capitale sociale di 280 mila lire, la Banca Cooperativa Popolare, presidente Filippo Prato, con sede principale a Casale in Piazza Tavallini e alcuni anni dopo succursali a Moncalvo e San Salvatore. Tra i consiglieri, Beltrame cita un nome illustre, Francesco Negri (1841-1924), tanti interessi ma in primis la fotografia, tra l’altro inventore del teleobiettivo a fuoco variabile; ben noti i suoi nitidi scatti sulla Casale tra ‘800 e ‘900 . L’Istituto chiuderà l’esistenza autonoma nel 1908, incorporato nella Banca Popolare di Novara.

Inizia in tanti paesi del Monferrato l’epoca delle piccole iniziative locali, le casse rurali e contadine. Intanto spunta un nome destinato a fare la storia del credito, quello di Camillo Venesio.

aldo timossi (2 - continua)