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Ottant’anni dalla Liberazione a Grazzano

I sacerdoti del Monferrato: argine contro le rapprrsaglie naziste. L'esempio a Moleto di Ottiglio

 

Sabato 14 giugno, alle ore 17.00, presso i locali della Scuola Comunale (Via IV Novembre, 15) di Grazzano Badoglio si è svolto l’incontro «Ottant’anni dalla Liberazione: storia, letteratura e cinema negli ultimi vent’anni» con Alessandro Allemano e Roberto Coaloa, a margine della mostra itinerante per l’80° anniversario della Liberazione «Con le armi, senza armi». Erano presenti i sindaci di Grazzano Badoglio, Sala, Ottiglio e Camagna (foto con gli oratori). La mostra è aperta il sabato e la domenica dalle 15.00 alle 19.00 fino al 29 giugno 2025.

Ospitiamo parte dell’intervento del nostro apprezzato collaboratore Roberto Coaloa.

 

A Moleto, la Pasqua del 1945 fu memorabile. Era il 1° aprile. Mancavano ancora ventiquattro giorni all’ineluttabile mercoledì 25 aprile, quando la notizia della sollevazione contro l’oppressore nazi-fascista scoppiò incontenibile in tutta l’Italia del Nord.

Casale Monferrato fu liberata quel mercoledì 25 aprile dagli uomini di Tek Tek. Con loro c’era lo scrittore Beppe Fenoglio. Quest’ultimo fu mandato da Pietro Balbo, “Poli”, in Monferrato dal mitico Tek Tek, il capo della banda di Grana. Fenoglio partecipò agli attacchi contro i tedeschi e poi, dopo la liberazione di Asti, il 25 aprile si trovò a Casale con gli uomini della brigata Grana. I tedeschi non si arresero se non dopo ore di attesa. È Dea Rota ad arrestare, nella scuola media Costanzo Ciano, il maggiore Mayer, che a Villadeati ha fatto fucilare dieci civili e a Villadeati sarà poi fucilato. L’eccidio di Villadeati si era svolto il 9 ottobre 1944, quando i tedeschi sterminarono con brutalità nove persone e il parroco, don Ernesto Camurati (poi medaglia d’oro al valor civile). Mayer aveva optato per una furia omicida che contrassegnò l’occupazione tedesca dopo l’8 settembre 1943. Gli altri episodi che sconvolsero il Monferrato furono il barbaro massacro della Banda Lenti il 12 settembre 1944 e quello della Banda Tom, la brigata comandata da Antonio Olearo (medaglia d’oro al valor militare), i cui membri furono catturati a Casorzo nel gennaio 1945 e fucilati poi a Casale.

Questa è una pagina di storia dolorosissima, ma che si deve ancora attentamente studiare: si tratta di un capitolo tragico e a lungo trascurato della Seconda guerra mondiale: i crimini perpetrati dagli uomini della Wehrmacht, delle SS e dei vari corpi di polizia nazisti contro militari e civili italiani tra l’8 settembre 1943 e i primi giorni di maggio del 1945.

In quei mesi centinaia di piccoli paesi furono dati alle fiamme e migliaia di persone vennero barbaramente trucidate dai tedeschi per stroncare ogni forma di resistenza da parte della popolazione e dell’esercito regolare italiani. Non solo partigiani e prigionieri di guerra, ma anche gente comune, vecchi, donne e bambini diventarono oggetto di una furia omicida alimentata dal razzismo e dallo spirito di vendetta, di una violenza sommaria priva di ogni fondamento giuridico e quasi sempre basata su una ricostruzione distorta degli avvenimenti e su capi d’accusa fasulli.

Solo il processo per la strage delle Fosse Ardeatine contro il capitano delle SS Erich Priebke, svoltosi nella seconda metà degli anni Novanta dinanzi al Tribunale Militare di Roma, ha richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema delle rappresaglie naziste in Italia. Si dovrebbe, in Monferrato, fare qualcosa di analogo sulle responsabilità tedesche di rappresaglie atroci, come quelle compiute dal maggiore Mayer a Villadeati. Aggiungiamo che se in Monferrato non ci fu un caso come quello delle Fosse Ardeatine (e poteva esserlo il famoso rastrellamento della popolazione di Ozzano) lo si deve agli sforzi del vescovo di Casale, Giuseppe Angrisani, e di un clero molto vicino alle popolazioni delle colline, ai più poveri e ai più deboli, come donne, vecchi e bambini.

In Monferrato fu una sorpresa la Liberazione del 25 aprile. Si combatteva ancora nei giorni di Pasqua. E si combatté ancora dopo il 25 aprile.

Il terrore nazista, infatti, si manifestò ancora con la sua più brutale ferocia nell’aprile 1945, quando crollò il regime di occupazione tedesco. In Piemonte, i tedeschi, uccisero senza pietà a Monesiglio (Cuneo) per tutto il mese di aprile ben quattordici persone, arrestate durante i rastrellamenti. Risale poi al 26 aprile 1945 la barbara strage di Narzole (Cuneo), dove i soldati di fanteria tedeschi spararono alla cieca attraverso le finestre delle case. A Narzole, il generale Theobald Lieb fece duecento ostaggi e ne vennero fucilati subito dieci, due dei quali riuscirono miracolosamente a sopravvivere; poi trucidarono seduta stante due contadini che incontrarono sul loro cammino. Troppi gli episodi da ricordare, tra cui Boves, Genola e Grugliasco.

Nel Monferrato, il mondo cattolico, capeggiato dal coraggioso vescovo di Casale, Giuseppe Angrisani, garantiva con grandi sforzi il controllo di intere zone, sorvegliando “senza armi” le città e i paesi della collina.

Un esempio è Moleto. Il piccolo paese era stato il rifugio di diversi partigiani, tra cui quelli della Banda Tom. A Pasqua, nella parrocchia si tennero le “Quarantore” durante le solennità pasquali. Padre Curti dei Missionari della Consolata, «con parola dotta e pratica seppe cattivarsi le simpatie e la massima attenzione. Furono giornate di paradiso! I buoni Moletesi lasciando a parte ogni premura materiale cooperarono alla bella riuscita dando prova della loro fede gremendo la chiesa».

Dopo la Liberazione è il giornale della Diocesi di Casale, La vita casalese, la fonte primaria degli eventi che precedettero e seguirono il 25 aprile. Le cronache di prima pagina del settimanale cattolico della diocesi ricordano i giorni di Pasqua a Moleto: «Domenica di Pasqua, tutti si accostarono alla Sacra Mensa soddisfacendo il precetto pasquale, assistendo alle due SS. Messe rendendo col loro canto solenni le funzioni». Lunedì, si chiusero le belle giornate Eucaristiche in modo solenne con l’intervento di una quarantina di chierici Teologi e Superiori al Castello di Uviglie. I cari chierici hanno cantato il S. Vespro in musica a più voci, così onorarono Dio e la simpatica popolazione con la loro presenza. Sempre a Moleto fu celebrata la prima comunione a cinque bambini: Sergio Celoria, Angelo Angelino, Mario Intervigne, Ercolina Raiteri e Lina Medesani.

Se la pace, in quei giorni di continua barbarie, fu garantita in molte zone del Monferrato, lo si deve al coraggio dei partigiani. Occorre, però, ricordare ad alta voce la figura di don Ernesto Camurati, che, condon Edoardo Coggiola a Grazzano, insieme a molti sacerdoti monferrini, furono con il vescovo di Casale, Giuseppe Angrisani, non solo coraggiosi protagonisti della Resistenza, ma un argine contro le rappresaglie naziste. Difatti, la storia resistenziale nel Monferrato non può ignorare il grande contributo fattivo ed organizzato del mondo cattolico, dal clero ai laici impegnati nel volontariato, dalla scuola all’Azione Cattolica, dagli oratori alle formazioni partigiane cattoliche. L’ampio territorio della Diocesi, includente vaste zone della provincia di Alessandria, Asti e Torino, fu contesto favorevole perché venisse allestita una rete di contatti e sinergie fra la città di Casale Monferrato, i paesi collinari e i centri della pianura.

r.c